FFF20 – Tehran Taboo: recensione del film d’animazione
Tehran Taboo è un film poetico ed espressivo, scritto e diretto da Ali Soozandeh, girato in live action e animato con il rotoscopio, una tecnica di animazione in cui il disegno viene ricalcato su scene filmate in precedenza.
Tehran Taboo è un film d’animazione scritto e diretto da Ali Soozandeh, presentato durante la 20a edizione del Future Film Festival e precedentemente durante la Settimana Internazionale della Critica del Festival di Cannes 2017.
Teheran. Pari è una donna che vive sola con suo figlio. Pari non può ottenere il divorzio senza il permesso del marito, che vive in carcere, e, pur di lavorare, è costretta a prostituirsi per mantenere suo figlio Elias, di sei anni, affetto da mutismo. Quando si reca da un giudice della Corte Rivoluzionaria Islamica, per chiedere il divorzio e sostegno, nonostante la mancanza dell’approvazione del marito, il giudice le propone un accordo in cambio di ospitalità in un appartamento in suo possesso.
In quello stesso palazzo conosce e stringe amicizia con Sara, una ragazza incinta che cerca in tutti i modi di sfuggire alla routine casalinga sperando di trovare lavoro, nonostante la contrarierà del marito. Sempre nello stesso palazzo un ragazzo, Babak, un giovane musicista, fa sesso con una donna vergine, Donya, a una festa. A causa dei rigidi tabù iraniani si troveranno entrambi nei guai.
Tehran Taboo: il film d’animazione di Ali Soozandeh
Se vuoi vivere a Teheran, devi mentire: a Teheran ci si nasconde per sopravvivere. Teheran è la vera protagonista del film, un personaggio contraddittorio e ostile, che cela spesso il suo volto più peccaminoso, un luogo in cui il sesso, la droga e la prostituzione convivono con i tabù imposti dalla religione islamica. Ed è per questo che assieme a questa metropoli assumono una assoluta centralità le storie di tre donne, Pari, Sara e Donya, che cercano di liberarsi dai dettami patriarcali.
A Teheran se sei una donna, avrai sempre bisogno del consenso di un uomo per prendere decisioni sulla tua vita. La società iraniana ha molte forme; il regista Ali Soozandeh decide di raccontare con Tehran Taboo una storia di donne spezzate, sole, che cercano l’emancipazione e la cercano in una cultura che le respinge. Una società in cui le impiccagioni pubbliche sono legali, ma in cui è illegale tenersi per mano in pubblico con il sesso opposto a meno che non si è sposati.
Tehran Taboo: un film poetico ed espressivo
Una realtà in cui la verginità è anche un valore monetario, l’unico status riconosciuto alle donne è la maternità, la loro autodeterminazione è assolutamente limitata in quasi tutti gli ambiti della vita e fa affidamento unicamente sulla legittimità dell’uomo. Se il lirico Persepolis ha saputo catturare l’atmosfera della rivoluzione iraniana, Tehran Taboo esplora il malcontento di oggi.
Tehran Taboo è un film girato in live action e animato con il rotoscopio, una tecnica di animazione in cui il disegno viene ricalcato su scene filmate in precedenza: l’aspetto finale è un disegno realistico, inteso ed espressivo. Il film mette a nudo tutto ciò che circonda il sesso in Iran, con grande eleganza estetica, e mira ad esporre e indagare l’ipocrisia che pervade il mondo maschile. La vita a Teheran è chiaramente ingiusta per le donne. L’unico sprazzo di luce nasce proprio dalla benevolenza delle donne che si aiutano e si sostengono a vicenda. La loro comune infelicità le lega e le tiene unite, toccando vette di grande poesia drammatica e visiva all’interno di questo racconto così triste, così sconfortante, ma che sa dove guardare, sa dove la ferita fa più male.