Giacomo Gianniotti: “Sono molto legato a Grey’s Anatomy, ma mi piacerebbe tornare a lavorare in Italia”
Di origini italiane e canadesi, Giacomo Gianniotti è Andrew De Luca in Grey's Anatomy, ma all'attore piacerebbe tornare a recitare nel Bel Paese. Ecco cosa ci ha svelato durante il nostro incontro stampa!
È il nome italiano che ha conquistato Grey’s Anatomy, il volto pulito di un ragazzo per bene che è partito da guesto per diventare uno dei medici fissi del Grey Sloan Memorian Hospital, ma a cui piacerebbe tornare a lavorare in Italia, magari anche in un ruolo da vero cattivo. È di Giacomo Gianniotti che si sta parlando, attore classe ’89 e tornato nel Belpaese per raccontare la sua esperienza di vita estera, il mondo del set e quello della tensione americana intorno alla questione Trump. Entrato nel 2015 nel cast della serie ideata da Shonda Rhimes nel ruolo del dottore Andrew De Luca, nella quattordicesima stagione vediamo Gianniotti diventare una delle punte principali del telefilm che ha contribuito a dare una direzione alla sua carriera.
Grey’s Anatomy è una delle serie televisive più longeve degli ultimi anni, come è stato entrare in un cast già collaudato e consolidato da tempo?
“Ero molto nervoso perché il cast è anni che tira avanti insieme. Ci sono tantissime persone, ognuna con un personaggio diverso, e poi attori con una carriera corposa alle spalle. Però, nonostante questo, mi sono sentito subito a mio agio, si sono rivelati tutti gentili fin dal primo giorno. La vera difficoltà è stata imparare il gergo difficile della sala operatoria.”
C’è qualche aneddoto di scena che ricordi con piacere?
“Ricordo che il primo giorno James Pickens Jr., che nel telefilm interpreta il dottor Webber, mi ha messo subito a mio agio. Prima della puntata tutto il cast legge insieme il copione, dopo si pranza e mentre ero seduto da solo lui, che è il più anziano del cast, si è alzato da tavola ed è venuto a presentarsi, dicendomi che era felice che fossi lì. Mi ha fatto sentire molto bene.”
Come è stato il tuo primo giorno di riprese?
“Nella mia prima scena dovevo scendere velocemente dall’ambulanza e urlare di seguito tutte frasi come “Sta perdendo sangue”, “La pressione!” e in caso di errore bisognava ricominciare tutto dall’inizio. Fortunatamente a dirigere la puntata quella volta è stato Kevin McKidd, che nella serie interpreta Owen e che ha diretto anche altri episodi, ed essendo lui stesso un attore ha saputo trovare il modo di aiutarmi.”
Grey’s Anatomy va avanti da ben quattordici stagioni, quale credi che sia il segreto della serie che attrae tanto il pubblico?
“Quando la serie è iniziata Shonda, essendo una donna ed una delle prime showrunner, ha saputo creare da subito dei personaggi femminili forti, che fino a quel momento non si erano visti in televisione. Quindi per tante spettatrici è stato importante. Ci sono delle volte in cui incontro delle dottoresse che mi dicono che sono diventate tali proprio perché erano fan della serie. Shonda e gli altri scrittori di Grey’s Anatomy hanno usato il telefilm come strumento per far luce non solo su diverse malattie, ma su vari discorsi, per raccontare non solo delle persone, ma portare avanti delle idee, anche politiche.”
Nella versione italiana della serie tv non sei doppiato da te stesso, ti sei mai visto quindi mentre qualcun altro ti prestava la sua voce? E non hai pensato che magari potessi doppiarti da solo in italiano?
“In verità avevo chiesto se fosse possibile doppiarmi per la versione italiana, ma mi hanno detto che ci sono delle protezioni sindacali per i doppiatori che proteggono il loro mestiere. Ovviamente se fosse possibile doppiarmi mi piacerebbe farlo. Mia nonna ha detto che non riesce a vedermi con la voce di un altro, per questo guarda le puntate in originale con i sottotitoli. Mi sono anche sentito con un’altra voce e la cosa buffa è stata che, quando il mio personaggio parla con la sorella nella versione italiana, ci hanno fatto siciliani. Mi hanno spiegato che il dialetto aiuta a sottolineare la differenza quando si usa sempre la stessa lingua.”
Pensi che l’America sia più meritocratica nel mondo dello show business rispetto all’Italia? E cosa pensi della questione della disparità dei salari?
“Penso che in tutto il mondo funzioni nello stesso modo, ma ovviamente sempre a livelli diversi. A diciotto anni ho lasciato il liceo dove studiavo, da Toronto sono arrivato a Roma e mentre la sera lavoravo come barman di giorno andavo a fare provini. Dopo due anni in cui non vedevo risultati ho preso un biglietto per il Canada. Come accade poi spesso in questo caso, proprio quando avevo deciso di partire mi è stata offerta una parte. In ogni caso sono poi ripartito e ho capito che bisogna conoscere le persone dell’ambiente, ma vale in qualsiasi lavoro. Però se in America lavori duro e fai vedere che hai talento alla fine vieni premiato. Certo, è anche questione di fortuna. Per quanto riguarda i salari, Hollywood sta cambiando un sacco e spero si vada avanti. Viviamo in un mondo in cui siamo tutti uguali, sono contento che le cose si stanno smuovendo.”
Giacomo Gianniotti: “Ero preoccupato quando mi hanno parlato della sorella del mio personaggio in Grey’s Anatomy, ma Stefania Spampinato è un amore, ci siamo divertiti molto.”
Quale è stata la parola più difficile o il termine medico più arduo che hai dovuto imparare?
“Deciderne uno sul momento è difficile, ogni settimana c’è sempre una nuova parola impossibile ed è sempre la più difficile! Anche perché ogni volta dobbiamo studiare bene le procedure ed essere precisi con i termini.”
Come è stato lavorare al fianco di un’altra attrice italiana, Stefania Spampinato, che nella serie interpreta tua sorella?
“Stefania è un amore. Ero preoccupato quando mi dissero che avrebbero introdotto una sorella nella vita del mio personaggio, non sapevo chi avrebbero potuto scegliere, ma alla fine mi sono divertito un sacco. È bello stare sul set e parlare italiano. Lei era quella nuova, si sentiva insicura, ma anche per lei è stato piacevole poter parlare tra di noi senza che nessuno capisse quello che dicevamo, così è riuscita a sentirsi a suo agio.”
Vai mai a leggere i commenti delle puntate da parte dei fan? Oppure cerchi qualche meme che ti riguarda?
“Non tantissimo, magari c’è qualche mio amico che vede qualche foto che lo ha fatto ridere e me la manda.”
Con tutte queste malattie, le ore passate “in ospedale”, come va il livello di ipocondria?
“No, sto bene! Certo, è vero che più si va avanti e peggio è perché si conoscono sempre cose nuove, ma bisogna saper non intraprendere quella strada altrimenti è la fine.”
Tralasciando per un attimo Grey’s Anatomy, dov’è che ti vedi collocato nel prossimo futuro della tua carriera? Ancora in un programma seriale o al cinema?
“Io ho cominciato con il teatro e non avrei mai pensato di ritrovarmi in tv. Da quando sono capitato in televisione non sono più stato sul palcoscenico e ora avrei tanta voglia di tornare di nuovo. Sono anche un grande fan del cinema, quello italiano sta vivendo a livello mondiale un bel momento da quando Sorrentino ha vinto l’Oscar per La Grande Bellezza. Il mondo si è reso conto che anche qui si sta producendo qualcosa di interessante. Sono felice di questo revival, soprattutto perché il mondo ora ha gli occhi puntati sull’Italia.”
Sei partito dall’Italia che c’era il governo di Berlusconi ed ora sei in America nell’era di Trump, come la vivi questa situazione e qual è l’aspetto più grave?
“È da tanti anni oramai che c’è una forte brutalità perpetrata dalle forze dell’ordine sulle persone di colore. Anche in Grey’s Anatomy abbiamo dedicato una puntata a questo tema. Nell’episodio un ragazzo di colore non trova le chiavi di casa e prova ad introdursi nel suo appartamento attraverso una finestra e un poliziotto in servizio, senza seguire le giuste procedure, spara direttamente al ragazzo. In questa puntata il punto centrale era il pregiudizio razziale, ma ogni settimana gli scrittori della serie vogliono mettere in scena questo tipo di storie. Quando giorno dopo giorno uno apre il giornale pensa che Trump non possa fare di peggio, invece il giorno dopo vede che invece è possibile. Si sente una vera e propria tensione in America, anche nei discorsi che si fanno. Quello che Trump e il suo staff stanno proponendo è ridicolo, ma come per tutte le cose, spero che con il tempo passerà.”
E tu adesso? Dove ti poni in questo momento?
“I ruoli che mi arrivano sono molto diversi dai ruoli che mi piacerebbe fare. Mi danno sempre la parte del bravo ragazzo, ma vorrei farne uno cattivissimo. Magari un ruolo minore, ma più complesso. Mi piacerebbe poi ritornare a lavorare in Italia adesso che ci sono queste storie e questi registi bravissimi.”