13 Peccati: recensione del film horror di Daniel Stamm
13 Peccati sa come gestire i tempi narrativi, è un film che presenta un mistero avvincente che ci traghetta fino ad un climax.
Remake del film tailandese 13: Game of Death, 13 Peccati ci traghetta a New Orleans, dove un venditore, Elliot, viene licenziato in tronco dal suo capo. Con una famiglia da mantenere, tra cui un fratello disabile, la moglie in dolce attesa e il padre in una casa per anziani, Elliot deve trovare al più presto una soluzione per non trovarsi sommerso dai debiti proprio poco prima del suo matrimonio.
Un giorno Elliot riceve una telefonata che sembra proprio fare al caso suo: una voce gli propone di partecipare ad un gioco formato da 13 sfide che, qualora dovesse superare, gli permetterebbe di vincere un’ingente ricompensa in denaro. Ma Elliot è totalmente ignaro delle cose che quella voce lo indurrà a compiere, 13 missioni che nascondono un segreto oscuro e antico.
La trama di 13 peccati traccia la strada per un horror solido
13 Peccati è un horror solido, un film che già dalle prime scene, mostra la sua caratura narrativa. Il protagonista, interpretato da Mark Webber, si trova a dover compiere deliberatamente delle missioni e superare delle sfide, le quali sono affiancate ognuna da una ricompensa, una somma che cresce in maniera esponenziale con l’andare del gioco. La prima sfida prevede che Elliot, per mille dollari, debba ingoiare una mosca.
Per quanto disgustosa e singolare, Elliot riesce a superarla ma, man mano che il gioco procede, le missioni che dovrà compiere diventeranno sempre più violente, dissolute e ingannevoli. Ad ogni sfida richiesta, per quanto depravata e sadica, corrisponde una cifra che la voce gli accredita immediatamente sul suo conto. Sarà proprio la promessa di una lauta ricompensa a spingere Elliot a sconfinare, ad andare oltre ogni limite, pur di donare alla sua famiglia la sicurezza economica che merita.
13 Peccati riprende le tematiche da The Game a Saw
13 Peccati sa come gestire i tempi narrativi, è un film che presenta un mistero avvincente che ci traghetta fino ad un climax (o più propriamente un’anadiplosi, non proprio esaustiva) ma che, come si può ben notare, racchiude dentro di se tematiche già note al cinema horror. Ciò che si palesa durante le scene sono delle provocazioni: la fascinazione del denaro, il gioco, il peccato, l’istinto di sopravvivenza, temi di cui il cinema si è già occupato, si pensi a The Game di David Fincher oppure a Saw di James Wan e perché no anche allo stesso Seven di Fincher.
E poi ci sono le sfide, ognuna un po’ più cattiva e più insidiosa dell’ultima, missioni che in questo one man show dimostrano di essere allo stesso tempo avvincenti e sadicamente divertenti, sfide che portano Elliot a subire una vera e propria trasformazione, da uomo qualunque a uomo alle prese col suo mostro interiore.
La vera attrattiva del film, infatti, non sta nello scoprire ingenuamente cosa prevede la sfida successiva, ma osservare come il protagonista si comporta, come potrà realizzare determinate prove e sfidare se stesso per raggiungere l’obiettivo finale. Il vero scopo del gioco infatti è dimostrare che chiunque può trasformarsi in un mostro.
Mark Webber è un attore capace, intenso e verso il quale si prova subito una simpatia umana, un attore che sa come dare enfasi al ruolo, con una naturale gentilezza che si pone in evidente contrasto con gli ardui compiti che deve affrontare. Mark Webber è determinante per la credibilità del film, è decisamente uno degli elementi più forti, gran parte della trama e della fruizione della pellicola poggia sulle sue spalle.
13 Peccati: la trasformazione di un uomo qualunque in un mostro
13 Peccati è un film che sa come attirare lo spettatore, orbitando in un’orribile circuito di oscurità morale, avidità e morte. Inoltre al suo interno svetta un mistero di fondo, che si innesta ad inizio film, ma che porta ad un acme totalmente insoddisfacente. Ciò che resta è la sensazione che tutto il sotto testo cospirativo sarebbe dovuto essere meglio argomentato, esplicato in modo più esauriente, ma la narrazione esaurisce ogni idea seguendo Elliot nella sua crescente difficoltà nell’attuare le missioni.
L’unica attrattiva della trama è, e resta, la fascinazione nell’osservare lo spettacolo della trasformazione di un uomo qualunque in un mostro. Determinante dettaglio del film è il suono, che ha un ruolo chiave: la suoneria del telefono, a tema circense, di Elliot sarà il disegno sonoro che accompagnerà l’intera pellicola, un suono incessante e snervante che lo spingerà sempre più in fondo al proprio abisso.
13 Peccati, in ultima analisi, raggiunge un livello modesto di tensione e orrore prima di inclinarsi in teorie del complotto senza capo né coda, portando parallelamente le idee centrali (l’avidità, le conseguenze del gioco e la capacità umana di commettere violenza) a perdere in parte la propria attrattiva e la propria forma originale.