Gold – La grande truffa: un film a metà tra storia vera e finzione
Snobbato da critica e pubblico, Gold – La grande truffa è un film trascinante e coinvolgente grazie alle magistrali interpretazioni dei suoi protagonisti e a una storia assurda, quanto vera, che si giostra tra la realtà dei fatti e i cambiamenti stilistici.
Ormai è risaputo: per quanto un film possa essere fedele e trasporre il più accuratamente possibile una storia realmente accaduta, coloro coinvolti nella realizzazione si prenderanno sempre delle libertà stilistiche per adattarl meglio al linguaggio cinematografico. Anche perché molte storie non funzionano sullo schermo se non enfatizzate e romanzate per fare più presa sullo spettatore oppure, alcune volte, ci sono motivi ben più seri che spingono a modificare alcune parti del racconto. Uno di questi casi è proprio quello di Gold – La grande truffa, uscito all’inizio del 2017 e con protagonista Matthew McConaughey, che in questa occasione ricopre anche le vesti di produttore della pellicola.
Liberamente ispirato alla storia vera dello scandalo minerario perpetuato dalla compagnia Bre-X nel 1993, per poter essere trasposto al cinema, il film ha dovuto modificare non solo alcuni dettagli degli avvenimenti accaduti ma persino i nomi delle persone coinvolte, sia per rafforzare l’interesse per la pellicola e renderla più interessante cinematograficamente parlando, sia per non incorrere in problemi di natura legale trattandosi di una truffa multimilionaria realmente avvenuta.
La vera storia di Gold – La grande truffa sembra perfino più assurda della finzione
È così che il reale David Walsh, proprietario dell’azienda mineraria Bre-X con sede nella città di Calgary in Canada, viene trasformato nel fittizio Kenny Wells con le sembianze di Matthew McConaughey, direttore della Woshoe con base a Reno, in Nevada, e sua moglie Jeanette, che lo aiutò a lanciare la compagnia nel 1987 e, in seguito allo scandalo affermò di essere niente di più che una segretaria, diventa la fedele fidanzata Kay, interpretata da una sempre sublime Bryce Dallas Howard.
Gold – La grande truffa mantiene le caratteristiche principali della storia di Walsh: all’inizio della pellicola, Kenny è senza un soldo, tutti i suoi investimenti si sono rivelati sbagliati e non hanno portato ad alcun profitto, bensì a perdite consistenti per la società. La compagnia rischia di andare in bancarotta portandosi con sé un debito di oltre 200.000 dollari, cosicché decide di tentare un ultimo disperato investimento e si mette alla ricerca di un fantomatico filone d’oro in Indonesia, seguendo la dritta di un geologo chiamato Michael Acosta, interpretato da Édgar Ramírez, che già in passato aveva trovato delle once d’oro in quella zona.
Nonostante quest’ultimo personaggio sia basato soprattutto sulla figura del geologo Michael de Guzman, che per primo stimò il valore del sito trovato dal fondatore della Bre-X, egli è in realtà l’unione di quest’uomo e la figura di John Felderhof, ovvero colui che informò per primo Walsh della presenza dell’oro in Indonesia. Nella storia vera, de Guzman aveva bisogno di qualcuno che corroborasse la sua storia e condivise la notizia della sua “scoperta” con John Felderhof, allora un rispettato un geologo. Egli contattò Walsh conoscendo le sue indigenze economiche e, sapendo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovare l’oro, lo convinse facilmente ad aprire un sito minerario in una regione sperduta del Borneo. Nella finzione cinematografica era molto più semplice affidare gli intrighi dei due uomini ad una sola figura ricoperta e si è scelto quindi di creare il personaggio di Acosta.
Il seguito di Gold – La grande truffa scorre più o meno fedelmente rispetto alla storia originale, seppur inserendo alcune creatività narrative per vivacizzare il racconto e renderlo più accattivante e per simpatizzare maggiormente verso il protagonista vedendolo combattere con le unghie e con i denti tra le varie vicissitudini, gli insormontabili ostacoli finanziari, le difficoltà della miniera e dei suoi lavoratori e, non ultimo, il rischio di morire di malaria. Dopo tanti sforzi, sembra che le fatiche siano ripagate e che il Borneo sia in realtà un enorme giacimento d’oro ancora inesplorato. E tra contratti multimilionari, facoltosi investitori e perfino il governo Indonesiano interessato a far parte dell’affare (e nella realtà, il presidente dell’epoca Suharto ha cercato per davvero di reclamare una parte dei profitti della miniera considerandolo come un risarcimento per lo sfruttamento del suolo della sua nazione), Kenny e Michael possono finalmente assaporare cosa significhi raggiungere il successo e realizzare i propri sogni più sfrenati.
“Gli elementi più fantasiosi della storia sono i più veritieri. Sono le parti reali del film!” – Lo sceneggiatore di Gold Patrick Masset al Financial Times in un’intervista rilasciata a Gennaio del 2017
L’unico problema è che il ritrovamento non è reale e ciò che sembrava essere la più grande scoperta del secolo si rivela solamente un imbroglio da miliardi di dollari. Nel film Kenny scopre amaramente che la sua miniera non è altro che una delle più elaborate truffe mai concepite. Ricalcando lo stesso metodo utilizzato dai geologi de Guzman e Felderhof, si viene a sapere che il suo amico e socio Acosta aveva utilizzato una tecnica piuttosto comune chiamata “salatura”. Letteralmente significa che qualcuno sparge polvere d’oro su un campione di roccia, come quando si sala un alimento e questo ricopre la superficie attaccandosi ad essa. Un dettaglio lasciato fuori dal film è che il reale de Guzman faceva in modo di trovarsi da solo con i campioni e, prima che fossero analizzati, li cospargeva di polvere d’oro che teneva nel suo anello nuziale. Il trucco era molto facile da scoprire ma, stando alle apparenze, i protocolli di sicurezza della società erano così incrollabili che nessuno ha pensato fosse possibile che l’oro non fosse reale.
In seguito, nella realtà Walsh viene indagato per frode ma egli si dichiarò innocente e, a suo modo, truffato come tutti gli altri, affermando che gestiva solamente la parte economica ma non sapeva cosa stesse succedendo davvero nella miniera. Per questo motivo, egli non viene condannato. Walsh e i suoi due soci de Guzman e Felderhof avevano venduto una quota della società e ricavato oltre 100 milioni di dollari così da poter vivere di rendita per il resto della vita anche in caso di chiusura della miniera. Poco dopo la scoperta della frode, de Guzman viene coinvolto in un incidente in elicottero mentre si trova nel Borneo e, in seguito allo schianto, di lui si ritrova solamente un cadavere senza mani, senza piedi e senza faccia. Secondo alcuni è stato ucciso dal governo indonesiano per vendicarsi dei soldi persi con la sua truffa, altri pensano che si sia suicidato, altri ancora sono convinti che abbia solo finto la sua morte e che il cadavere ritrovato non sia il suo. In poche parole, nessuno sa cosa sia realmente successo con certezza.
Il finale di Gold – La grande truffa mantiene intatti gli aspetti originali della storia ma la ricama, traendo spunto da una delle tante teorie elencate, soprattutto per rafforzare lo stretto legame tra i due personaggi Kenny e Michael. Kenny non vende una parte della società e, per questo motivo, dopo il tracollo si ritrova senza un soldo e costretto a tornare dalla fidanzata, con cui si era lasciato nel corso del film, che generosamente lo riprende con sé. In seguito, egli riceve una lettera, con il fazzoletto che lui e Michael si avevano segnato in veste di contratto e, sotto di esso, trova un assegno di 82 milioni di dollari, simboleggiando come l’amico abbia solamente finto il disastro aereo e che, nonostante tutto quello che ha fatto, voleva dimostrare la sua lealtà nei confronti del socio che aveva creduto in lui e nelle sua capacità di trovare l’oro.
In Gold – La grande truffa il regista Stephen Gaghan trasforma uno dei più grandi scandali mai avvenuti in una favola moderna di amicizia
Ovviamente, sappiamo come Hollywood ami le storie di amore, amicizia e riconoscenza, perciò non poteva esserci un finale diverso da questo, per quanto completamente finto. La storia dei personaggi coinvolti è stata completamente esposta sotto una nuova luce: Kenny ha fiducia nel suo amico e la fidanzata di Wells è sicura che prima o poi riuscirà a sfondare. Nonostante tutte le inesattezze, la creazione di nuove storyline e la modifica dei personaggi coinvolti, non solo a livello di nomi, bensì nella loro stessa caratterizzazione, Gold – La grande truffa è un film che scorre velocemente e riesce a trascinarti grazie a un’ottima alchimia tra i vari attori protagonisti. Matthew McConaughey si rivela per l’ennesima volta come l’istrionico attore quale è, capace di coinvolgerti con i suoi accattivanti dialoghi ben recitati e con una tale enfasi che ti convince più delle parole che utilizza. Una storia così assurda, per quanto abbia subito dei cambiamenti di rilievo, è comunque degna di essere conosciuta anche se grazie a un film non perfetta ma di certo apprezzabile.
E per finire, volete conoscere un interessante aneddoto su come la finzione cinematografica si trasformi in realtà? Per concludere l’accordo con il governo Indonesiano, Kenny Wells viene sfidato dal figlio del presidente a toccare una tigre. Nella realtà, questo non è mai successo e le trattative si tennero in maniera convenzionale. Ma per accentuare la stranezza di Kenny e a quanto lui fosse disposto a tutto per il guadagno, si decise di inserire questa scena nel film e, per assurdo, Matthew McConaughey dovette per davvero avvicinarsi a una tigre e toccarla. Durante un’intervista, l’attore ha affermato come non stesse recitando in quella scena e che era assolutamente terrorizzato! E non gli si può dare proprio torto. Quando dimostra come gli espedienti filmici a volte vadano un po’ troppo oltre il necessario e la storia vera si trasforma in finzione per mutare di nuovo in realtà.