Voices (Pitch Perfect): recensione
Voices, pubblicato in Italia solo successivamente con il titolo originale Pitch Perfect, è una commedia musicale americana diretta da Jason Moore e distribuita in Italia dalla Universal Pictures. L’attrice protagonista è Anna Kendrick, conosciuta dal pubblico di teenager per l’acclamata saga di Twilight. Non è la prima commedia musicale per quest’attrice, infatti la sua carriera inizia nel 1998, a soli 12 anni, quando le viene assegnato il primo ruolo da attrice nel musical di Broadway intitolato High Society, continua con Diventeranno Famosi (2003) fino ad arrivare all’ultimo Into the woods (2014).
In Voices Anna Kendrick è Beca, una ragazza dall’abbigliamento alternativo che inizia a frequentare il primo anno della Barden University. Il suo sogno, però, è quello di trasferirsi a Los Angeles e diventare una DJ. Beca fatica a fare amicizia ma riesce a trovare un lavoro nella radio dell’università, dove incontra Jasse, ragazzo con cui condivide gli stessi interessi musicali. Nel frattempo continuano le attività del campus e le ragazze del Barden Bella’s, capitanate da Aubrey (Anna Camp), sono in cerca di nuove voci per poter iniziare ad esercitarsi per la “competizione dell’anno” ovvero il campionato nazionale dei cori a cappella. Caso vuole che la voce di Beca venga notata da Aubrey mentre la ragazza canticchia tra sé sotto la doccia: è l’inizio di una nuova collaborazione. Beca viene presa nel gruppo e inizia a conoscere, tra alti e bassi, le ragazze del Barden Bella’s con cui lavora duramente per poter presentarsi al massimo della forma per i nuovi campionati di canto a cappella. Anche i ragazzi non sono da meno, infatti Jasse viene preso nel coro maschile “I Ritmonelli”: l’obiettivo finale è il Lincoln Center di New York dove i gruppi si sfideranno per diventare campioni nazionali.
Questa è la semplice trama di Voices, il cui punto di forza non è rappresentato tanto dalla narrazione quanto dalle prove vocali dei protagonisti. In questo si può comprendere quanto sia stata importante la serie televisiva Glee di Ryan Murphy, che ha creato sicuramente un nuovo modo di intendere la commedia musicale e ha riscosso sempre maggiori consensi tra il pubblico di teenager. Anche l’accostamento con Step up è lecito e spontaneo, però non dimentichiamoci che, se nel film del 2006 il ballo di strada e le condizioni familiari e sociali dei protagonisti erano al centro della vicenda, in Voices (Pitch Perfect) viene eliminata la cornice sociale per consentire allo spettatore di godersi una commedia che ha il canto come protagonista e si nutre unicamente di situazioni che strappano un sorriso. L’intento è quello di creare musiche orecchiabili, numeri spettacolari e gag divertenti (a volte volgari) per un film senza grandi pretese, rivolto ad un pubblico della stessa età dei protagonisti.