Il movente: recensione del film Netflix

La recensione de Il movente, un film diretto da Manuel Martín Cuenca, disponibile su Netflix dal 17 agosto, con Javier Gutiérrez, María León e Adelfa Calvo

Il movente (The Motive) è un film diretto da Manuel Martín Cuenca, disponibile su Netflix dal 17 agosto, con Javier Gutiérrez, María León e Adelfa Calvo.

La storia, ispirata all’omonimo romanzo di Javier Cercas, orbita attorno ad Alvaro, un aspirante scrittore che cerca in tutti i modi di realizzare un romanzo epocale, un’opera di alta letteratura pur mancandogli ogni sorta di ispirazione e talento nella scrittura.

Alvaro (Javier Gutiérrez) lavora in uno studio notarile, le sue giornate sono divise tra l’ufficio e il corso di scrittura creativa, che frequenta con dedizione e passione assoluta ma la sua totale mancanza di miglioramento e di crescita fa sistematicamente infuriare il suo insegnante. La sua vita coniugale è altrettanto complessa, considerato che è sposato con una scrittrice di successo. Alvaro desidera ardentemente essere uno scrittore ma non ha niente da scrivere e non è in grado di creare qualcosa con un minimo di qualità. Così si trasferisce in un condominio e comincia ad osservare e a trarre ispirazione per la sua storia dalle vite degli inquilini del palazzo, mentendo, origliando e manipolando i suoi soggetti per ravvivare la sua prosa.

Il movente

Il movente: il film Netflix disponibile dal 17 agosto

Il movente è un film che ruota intorno a un uomo mediocre e insignificante, Alvaro, che colma la sua mancanza di immaginazione ispirandosi totalmente alla vita dei suoi vicini, al fine di tingere il suo capolavoro di un vero dramma mascherato da finzione. Alvaro nel momento esatto in cui si trasferisce in quel condominio di Siviglia conosce per prima la portiera, Lola (Adelfa Calvo), adescandola ed estorcendo da lei le informazioni sulla vita degli inquilini, che includono un ex soldato anziano (Rafael Tellez) e una coppia di immigrati messicani, Irene ed Enrique.

Alvaro, diversamente dall’opera di Pirandello (Sei personaggi in cerca d’autore), è un autore in cerca di personaggi; lui stesso entrerà in contatto con ognuno di essi, provocandoli e giocando letteralmente con le loro vite, creando dal nulla situazioni che andranno a dare forma al romanzo. Da quel momento Alvaro avrà per le mani una vera trama, creerà qualcosa con un’anima vera, dove la realtà e la finzione sono confuse, i cui effetti drammatici arriveranno a riempire la vita stessa dello scrittore, che diventerà un demiurgo, pilotando e manipolando le azioni dei suoi personaggi.

Ciò che si può asserire osservando la storia inspessirsi e cambiare volto con gli inganni e i colpi di scena, dettati dal suo volere, è che ciò che Alvaro compie è il sogno di superare se stesso; lui è un evidentemente un disperato, un sognatore che conosce perfettamente i suoi limiti. Javier Gutierrez interpreta un personaggio, ma in definitiva ne interpreta due, ingrigito e stordito dalla vita, un uomo con un ego eccessivo e sogni di grandezza letteraria.

Il movente

Il movente: una riflessione sulla creazione letteraria e sul rapporto tra finzione e realtà

Il movente è un film costellato da diversi generi narrativi, una pellicola che sa trasformarsi e diventare ora commedia, ora thriller, sempre ben calibrata e colma di un certo cinismo e di una buona dose di satira. Il film di Manuel Martín Cuenca è certamente ben recitato, la premessa che si impone è davvero affascinante, le esibizioni sono solide, la fotografia è attenta e capace di evocare anche solo con le ombre i caratteri dei suoi personaggi.

Una commedia dark che non si limita a ritrarre solo il personaggio di Alvaro ma diventa molto altro, è una pura riflessione sulla creazione, in cui si gioca con grande intelligenza con il rapporto tra protagonista e creatore di una storia, tra finzione e realtà, letteratura ed esistenza, un film che parte da un dramma reale che si biforca e interagisce con l’autore che a sua volta crea una versione altra di se stesso inserita nella propria storia, che offusca la realtà della finzione. Purtroppo, o per fortuna, il suo fallimento si esprime proprio nel voler rappresentare una realtà verosimile con eventi reali, i cui conflitti e il cui realismo non sono gestibili come in un’opera narrativa.

Il Movente ci racconta e ci porta nella costruzione della trama, nelle sue complessità, nelle sue pieghe, nello sviluppo drammatico dell’azione e nelle relazioni tra i personaggi. Apre uno squarcio nella battaglia interiore di Alvaro con il blocco dello scrittore, con le sue nevrosi e la sua ispirazione forzata, come una lenta discesa nella follia. Il regista finisce per riflettere quella schizofrenia creativa che porta Alvaro all’alienazione, un uomo che prende una decisione molto rischiosa: si avvicina talmente tanto ai suoi personaggi da provocare un ribaltamento tra realtà e finzione, non misura bene la distanza tra le due cose e ciò lo porta a doversi divincolare da una realtà incontrollabile di cui, inevitabilmente, resta prigioniero.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4

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