5 personaggi per conoscere il cinema di Tim Burton
Cinque personaggi della filmografia di Tim Burton per conoscere il regista, dalla diversità di Edward mani di forbici alla fantasia di Big Fish.
Ci sono degli autori che, fin dai loro esordi, hanno saputo rendersi individuabili. Per stile, luoghi di racconto, maniera di stilare le proprie storie. Autori che hanno fatto della propria firma un tratto riconoscibile e che hanno costruito la propria carriera sulle assi di quelle componenti fondamentali che si sono portati dietro fin dagli inizi. Un caso esplicativo è di certo quello di Tim Burton che, dopo anni di carriera, ha continuato a riempiere il suo cinema di quella macabra meraviglia che ci ha fatto appassionare al regista.
Ma non solo la messinscena, non solo l’ambientazione ha il potere di parlare di quei cineasti che hanno fatto della propria unicità la via per il successo. Ci sono personaggi che, più di altro, hanno saputo racchiudere l’anima della filmografia di un regista, portando al loro interno la poeticità del loro creatore e diventando punti di riferimento per comprenderne a fondo la dinamiche cinematografiche e artistiche. Ed è perciò chiaro tornare a rivolgersi a Tim Burton. Regista, produttore, disegnatore e sceneggiatore, Burton ha inserito ogni volta nei suoi protagonisti un pezzo di sé e, di conseguenza, un pezzo del proprio cinema, elevandoli a segni di una maniera di narrare che passava non solo per le vie del racconto, ma anche e soprattutto per quella di chi, in quelle storie, prendeva posto.
Su tutti, cinque sono i personaggi che, per le loro diverse caratteristiche, hanno saputo formare poi un unicum che andasse a rappresentare i contorni della cinematografia di Tim Burton. Di differente genere, di appartenenza umana e oltreumana, fatti di carne o semplicemente spuntati fuori su di un foglio diventato poi animato. Cinque individui che, ognuno a modo loro, veicolano il pubblico verso la conoscenza del loro cineasta e parlano della sua arte molto più di quanto chiunque altro possa fare.
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Di quello spiritello chiamato per tre volte Beetlejuice
Era alla sua seconda pellicola e Tim Burton già aveva trovato la chiave di divertire come nessun altro aveva ancora tentato. Non solo sporcando un po’ il linguaggio, aggiungendo qualche allusione non troppo velata, ma facendo di questa irriverenza un personaggio fuori da ogni canone, anzi, fuori proprio dall’orbita terrestre. Il protagonista di Beetlejuice – Spiritello porcello, interpretato nel 1988 da Michael Keaton, è tra i primi esempi di personaggio che oltrepassa il normale a cui Burton dà vita e a cui affida il compito di essere più che divertente, più che sfrontato. Di essere un personaggio dell’altro mondo, capace di usare le proprie indicibili trovate e con queste far ridere lo spettatore, che più di una volta avrà provato a ripetere per tre volte il nome di Beetlejuice sperando di trovarselo davanti.
Edward: mani di forbice, cuore di neve
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Se verso la fine degli anni Ottanta Tim Burton mostra il lato sfacciato della sua personalità, che molti personaggi riprenderanno poi in seguito – anche se mai con il beffardo autocompiacimento di Beetlejuice -, nel 1990, soltanto due anni dopo lo spiritello porcello, per il regista è arrivato il momento di dare un cambio di direzione ai suoi personaggi, ideandone di altri che facciano ora mostra della diversità marcata del cineasta. È così che l’Edward di Edward mani di forbice diventa il simbolo del suo cinema, l’inno a quell’essere differenti che il regista ha sempre sottolineato e che trova nella storia con protagonista Johnny Depp una dimensione di solidarietà. Edward è ciò che siamo tutti noi nella nostra quotidianità, ma senza l’umiliazione di doverne fare spettacolo al di fuori. È il nostro non poter stare nella normalità fatta di case colorate, giardini potati e perfezione apparente. Il protagonista di Edward mani di forbice continua a ergersi a punto fermo per tutti coloro che nella propria vita hanno preferito l’unicità alla banalità, quello che Tim Burton ci ha sempre insegnato e di cui il suo cinema si fa bandiera.
La notte di Natale di Jack Skeletron
Lo sappiamo bene: Nightmare Before Christmas non è propriamente un film di Tim Burton. Diretto nel 1993 da Henry Selick, Burton è ideatore e produttore del film d’animazione dove Natale e Halloween si incontrano, dove uno scheletro prende il posto di figura dominante durante le feste natalizie e dove si rimescolano le tradizioni con canzoni e momenti cult in cui le mostruosità prendono il posto dei soliti pupazzi di neve e delle cioccolate calde. Allora perché inserire un personaggio che non è di Tim Burton nella lista dei cinque personaggi per conoscere il cinema di Tim Burton? Perché il regista americano è comunque il fulcro da cui è partito il soggetto del film e da cui è dunque nata l’idea di Jack Skeletron: uno scheletro, il re dell’orrore, il cuore stesso di Halloween che, improvvisamente, si scioglie per amore e per il Natale. Una duplicità che continuamente si ripresenta in Tim Burton: magnificenza e terrore, stupore innocente e regni della paura. Jack Skeletron è l’emblema della filmografia di Burton, l’anima divisa che, sapendo unire elementi tanto distanti, ne ha creati di unici, imparando a far vedere la bellezza riposta in ciò che ci è sempre parso spregevole.
Ed Bloom, ci racconti una storia?
Con Ed Bloom e Big Fish – Le storie di una vita incredibile si arriva forse non solo a parlare di uno dei personaggi più significativi della carriera di Tim Burton, ma di una delle identità cinematografiche più significative della storia di questa arte. Ed Bloom, interpretato con la leggerezza dello scopritore da Ewan McGregor nel 2003, è la personificazione del cantastorie e, per questo, di quello che in parte sono stati i registi per tutto il Novecento e oltre. Il protagonista del film, con le sue storie assurde fatte di streghe in case lontane e di circhi in cui trovare l’amore, per la filmografia di Burton rappresenta quello che, in fondo, è sempre stato il cineasta: un artista incredibile, che ha reso le sue storie incredibili e che ha fatto in modo che tutti si saziassero con i suoi racconti incredibili. È il portavoce di tutti i personaggi di Tim Burton, ne è il padre spirituale e per questo è tra i protagonisti più rilevanti della sua cinematografia. È colui che narra, colui che sa immaginare lì dove la fantasia ci obbliga a fare uno sforzo e a credere, credere ancora di più, per fare in modo che la vita sia più di quella che trascorriamo, ma possa rivelarsi una corsa dietro ad un pesce gigante che racchiude la felictà.
Emily sta per sposarsi: uno dei migliori personaggi femminili di Tim Burton
Emily è la tenerezza fatta cartone animato. È l’innocenza, è la speranza. È il sacrificio che diventa nuovamente tenebra ne La sposa cadavere, in cui Tim Burton riserva tutta la dolcezza che non era certo mancata in altri suoi precedenti personaggi, ma che mai ha raggiunto il livello del cuore di una donna che vorrebbe solo essere amata. Attraverso un altro personaggio animato in stop motion, l’autore fa di Emily la figura – rivestita di stracci, con le guance scavate e bianche come la morte – della sensibilità, che richiama a sé tutti i sentimenti dei protagonisti di Burton, facendoli diventare nella sposa valori assoluti. Emily è l’emozione che il regista non dimentica mai di riservare e che trova, con La sposa cadavere, la sua migliore compagna.