Venezia 75 – Ni De Lian (Your Face): recensione del film
Ni De Lian è luce, racconto, storie di vita. Ma è anche un'opera che si relega nel passato e nei capelli grigi, senza regalarci nessuno scorcio del Taiwan del terzo millennio.
Diretto da Tsai Ming-liang, arriva fuori concorso alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia Ni De Lian (Your Face), opera complessa, sfaccettata e improntata sulla tematica della memoria, del passato e dei ricordi, attraverso i volti, gli sguardi e le parole (quando pronunciate) di alcuni abitanti di una Taipei mai mostrata, mai vista ma solo suggerita, descritta, ricordata e i cui suoni arrivano per gioco o per inganno solo in alcuni momenti, in alcuni istanti.
Ma è il silenzio a dominare questa sorta di documentario creativo, di collage di volti, ricordi assolutamente non connessi tra di loro se non, appunto, nella tematica del passato, dei rimpianti, dei ricordi di vite perse nella moltitudine di quel Taiwan che continua (nonostante la globalizzazione) ad essere un grande mistero, un’entità misteriosa per noi occidentali.
Allo stesso modo rimangono misteriose le scelte del regista, la selezione delle storia creata da Liang per questo Ni De Lian che varia ritmo ed intensità ma che forse pecca di prevedibilità.
Ni De Lian (Your Face): un’opera permeata dal silenzio
Per carità intendiamoci, apprezzabile il donarci uno spaccato così interessante, caldo ed umano, ascoltare storie di donne e uomini così distanti da noi eppure così familiari, così vicini. Gli amori perduti, la gioventù buttata via in nome del vento o dell’incoscienza, la povertà, i sogni, l’energia tutta al femminile di un racconto didascalico che però sa farsi comprendere, sa farsi apprezzare.
Ma rimane un racconto che viaggia sulle rughe, sui capelli grigi ed iridi opache della terza età, della mezza età al massimo, relegando il viaggio ad una sorta di bilancio finale, ad un iter tra la vecchiaia che taglia fuori dal racconto il Taiwan dei giovani, quella Taipei del terzo millennio che forse aveva qualcosa di più imprevedibile ma comunque profondo da donare allo spettatore.
Ni De Lian è però animato anche da una sorta di gara tra la telecamera ed i soggetti, tutti concentrati nel dare talvolta un’immagine di sé il più possibile vincente o realizzata, altre volte quasi disinteressati di un qualsivoglia dialogo o interazione, scevri di ogni volontà di condivisione esistenziale verso lo spettatore/intervistatore.
Nel film Ni De Lian (Your Face) manca il Taiwan dei giovani, quella che avrebbe potuto donarci imprevedibilità
Ni De Lian è luce, racconto, storie di vita, ma non sempre si fa comprendere, spesso la sua silenziosa provocazione appare alquanto eccessiva e autoreferenziale, sa di déjà vu, per quanto sappia sicuramente colpire con un ritmo spezzato dove il parlato, l’esistenza raccontata in prima persona che sorprende per i punti in comune con la nostra, spicchi il volo verso un’universalità toccante e fremente.
Formato da primissimi piani di vario angolo e natura, assistito da una scelta sonora discutibile per quanto coerente, Ni De Lian ci regala comunque la certezza di quanto la vita si assomigli ovunque su questo vasto mondo diviso da lingue e culture, ma accomunato dalla volontà umana di lasciare un segno, di sentirsi compiuti e allo stesso tempo di quanto la vita sappia inseguirti con ricordi e rimpianti pungenti.
Un’opera che però poteva ambire ad essere più universale, più piena, più completa, magari ancora più profondamente connessa a questa Taiwan misteriosa e lontana.