Venezia 75 – Dragged Across Concrete: recensione del film

Dragged Across Concrete conferma lo straordinario talento visivo e narrativo di S. Craig Zahler, muovendosi con disinvoltura fra generi e sottogeneri.

Dopo aver stupito con il western a tinte horror Bone Tomahawk e l’action carcerario Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi, presentato proprio al Lido lo scorso anno, S. Craig Zahler torna fuori concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con Dragged Across Concrete, tesissimo e iper violento crime movie da lui scritto e in parte musicato. I protagonisti di questa nuova potente e impressionante opera di Zahler sono Mel Gibson, Vince VaughnMichael Jai WhiteTory Kittles. Presenti inoltre in piccoli ruoli anche Don Johnson, Udo KierJennifer Carpenter, alla loro seconda collaborazione con Zahler dopo il già citato Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi.Dragged Across Concrete Cinematographe.it

I due detective Brett Ridgeman (Mel Gibson) e Anthony Lurasetti (Vince Vaughn) vengono sospesi per diverse settimane dal servizio dopo un loro utilizzo ingiustificato della forza, immortalato dalle telecamere e diffuso sui media. Spinto dalla difficile situazione economica e dalla necessità di dare un’esistenza migliore e sicura alla propria famiglia, Ridgeman sfrutta i suoi agganci nel mondo del crimine per ottenere una soffiata su un affare da intercettare per impossessarsi del bottino, coinvolgendo nella sua impresa anche il socio Lurasetti, a sua volta bisognoso di denaro per chiedere la mano della propria fidanzata.

La missione fuorilegge dei due detective si incrocia con il percorso di Henry Johns (Tory Kittles), appena uscito di prigione e in cerca di sostentamento per il fratello disabile e per la madre costretta a prostituirsi, e con quello di Kelly Summer (Jennifer Carpenter), di ritorno malvolentieri a lavoro dopo un congedo per maternità che avrebbe voluto allungare ulteriormente. Ha così inizio un vortice di follia e violenza, che cambierà per sempre la vita dei protagonisti.

Dragged Across Concrete: l’amorale viaggio di Zahler negli abissi della disperazione e della ferocia

Dragged Across Concrete Cinematographe.it

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, scriveva la mai troppo elogiata Agatha Christie. Seguendo il ragionamento di questa monumentale scrittrice, dopo la visione di Dragged Across Concrete possiamo tranquillamente affermare che S. Craig Zahler non è più una promessa del cinema mondiale ma una concreta certezza, capace di declinare generi diversi a propria immagine e somiglianza e di scavare nell’animo dello spettatore, non soltanto con una violenza di stupefacente potenza visiva, ma anche con un’invidiabile caratterizzazione dei propri personaggi e con una sapienza cinematografica che affonda le sue radici nel cinema di Sidney Lumet e Stanley Kubrick (Il principe della città e Rapina a mano armata le ispirazioni più palesi) e arriva ad accarezzare quello di Tarantino, con una sorprendente cura per dialoghi di disarmante efficacia nella loro semplicità.

Dragged Across Concrete non ha una morale, non ci vuole insegnare nulla, ma segue semplicemente i propri protagonisti nella loro complessità e nella loro imperfezione, accompagnandoli in un abisso sempre più profondo di disperazione e ferocia. I personaggi di Zahler pagano infatti a caro prezzo le proprie scelte sbagliate, scavandosi da soli un tunnel sempre più tetro, dal quale è impossibile uscire, fatto di scelte progressivamente più difficili e di una violenza insistita ma mai ostentata, unico mezzo con il quale guadagnarsi l’utopica speranza di un’esistenza migliore.

Dragged Across Concrete esalta la normalità, l’imperfezione e il politicamente scorretto

Dopo l’indimenticabile Martin Riggs di Arma letale, Mel Gibson porta su schermo un altro poliziotto particolarmente irruente e sopra le righe, afflitto da una carriera che nonostante le sue indubbie capacità non è mai decollata, portandolo sulla soglia della pensione in una situazione economica precaria, con una moglie bisognosa di cure e una figlia in costante pericolo per la crescente criminalità del quartiere in cui dimora la famiglia. Suo socio di (dis)avventure è il personaggio di un Vince Vaughn convincente anche in un ruolo diametralmente opposto a quello del big man di Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi, che a differenza del più anziano collega pondera maggiormente i propri passi per timore di rovinare carriera e vita amorosa, rimanendo tuttavia affascinato dalla possibilità di un facile e illegale guadagno.

I due attori statunitensi colorano la normalità ed esaltano il politicamente scorretto, cimentandosi in spassosi dialoghi che spaziano dal cibo ai rapporti sentimentali, passando per le minoranze etniche e i lati più controversi del mestiere di poliziotto. Dialoghi secchi, ficcanti, pungenti, che aiutano a costruire dei personaggi magistralmente sfaccettati e a tratteggiare un rapporto che va oltre al lavoro, diventando vera e propria solidarietà umana e istinto di reciproca protezione.

Dragged Across Concrete: un instant cult che conferma lo straordinario talento visivo e narrativo di S. Craig Zahler

Dragged Across Concrete si muove disinvoltamente fra generi e sottogeneri, spaziando dal buddy cop movie al più classico crime, per poi passare al caper movie prima di sfociare nell’ultimo cruento atto, che vede degenerare nel modo più brutale possibile tutte le vicende personali introdotte in precedenza. Fra fiumi di sangue, viscere in bella vista, arti mozzati e crani spappolati c’è tutto il necessario per fare fuggire a gambe levate gli spettatori più impressionabili, ma Zahler riesce a nel difficile compito di conferire costantemente al film un tocco sorprendentemente umano, sia nel rapporto fra i due poliziotti sia in quello nato strada facendo fra lo stesso Ridgeman e il personaggio dell’ottimo Tory Kittles, basato sulla necessità di cooperare e al tempo stesso sulla reciproca sfiducia.

In un crescendo di emozioni e di svolte inatteseDragged Across Concrete si congeda con il più nichilista dei possibili finali, che completa perfettamente il tema portato avanti da Zahler per tutto il film, ovvero la lotta per la vita di un gruppo di predatori a caccia dello stesso boccone fatto di lingotti d’oro, costellata da pessime decisioni, tragiche fatalità e la totale assenza di etica e giustizia.

Dragged Across Concrete Cinematographe.it

La cupa e avvolgente fotografia di Benji Bakshi e la colonna sonora curata prevalentemente dallo stesso Zahler, che a differenza delle precedenti pellicole lascia che la musica faccia da accompagnamento emotivo al racconto, donano profondità e intensità al film, facendo di Dragged Across Concrete un instant cult per stomaci forti da recuperare al più presto, nella speranza di un’accettabile distribuzione nelle sale italiane. La conferma del talento visivo e narrativo di un cineasta poliedrico e con una propria personale e inconfondibile impronta, destinato a emozionarci e sconvolgerci ancora per molti anni a venire.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8