Venezia 75 – Soni: recensione del film di Ivan Ayr

Soni è uno sguardo sulla condizione dell'indipendenza delle donne di oggi, che non riesce ancora ad essere accettata da una società troppo restrittiva e maschilista.

Non saranno tanti i film diretti da regista donne in questa 75ª Mostra del Cinema di Venezia, ma non sono certo poche le storie che vanno delineandone le storie e i caratteri. Sia nella sezione in concorso, che fuori concorso, che in tutti gli apparati laterali del festival, la rappresentanza femminile non è certo stata poca ed ha surclassato i racconti incentrati intorno a vicende e personaggi maschili.

Sarà per il clima di cambiamento che il mondo sta attraversando, sarà perché oramai sugli uomini è stato detto tutto quello che era possibile o sarà perché si è finalmente capito che sono molteplici gli aspetti con cui mettere a punto uno sguardo femminile, in ogni caso i film con protagoniste donne hanno preso larga parte dello spazio dell’evento cinematografico, mettendo sotto i riflettori condizioni di paesi differenti e personalità sfaccettate.

Soni – La condizione di indipendenza della donna non riconosciuta dall’uomo

Soni Cinematographe.it

È nella sezione di Orizzonti che va infilandosi il film di Ivan AyrSoni che, pur essendo un uomo seduto dietro la macchina da presa, è comunque un quadro ragionato e lucido sulla situazione delle donne nella Delhi dei nostri tempi. E non certo donne costrette a sposarsi ed avere figli. Non certo donne che ancora subiscono violenze perché educate ad essere servili o legate strettamente alla tradizione. Le donne di Soni sono forti, autonome e autoritarie, hanno un lavoro rispettabile e sono al pari dei loro corrispettivi uomini. Ma, se la loro indipendenza ha saputo condurle ad un posto di tutto rispetto nella propria strada personale e professionale, è nell’ignoranza ancora ben radicata nella società e nella mentalità maschilista che le donne del film si trovano a navigare, dove devono combattere per difendere il proprio onore e la propria condizione di persone.

Soni (Geetika Vidya Ohlyan) è una tosta, si capisce benissimo fin proprio dalla prima scena del film, in cui si difende dalle avance indesiderate di un passante che crede di poter essere simpatico insistendo e tentando di approcciare per la strada. La donna non è però una ragazza indifesa, è un tenente del distretto di polizia di Delhi e non sopporta di essere trattata come un oggetto. Sarà questo carattere irascibile a crearle innumerevoli problemi sul posto di lavoro, nei quali rimarrà coinvolta anche il suo superiore Kalpana (Saloni Batra), comprensiva nei confronti della ragazza e impegnata a cercare di indirizzarla.

Soni – Il ruolo della moderna donna in India

Soni Cinematographe.it

È il ruolo della donna quello che viene messo in mostra nella pellicola Soni. Non più una riflessione stereotipata della sua condizione all’interno della comunità, ma al contrario l’impossibilità di quest’ultima nel riconoscere al femminile il suo nuovo stato di emancipazione, in cui non è più costretto a seguire i principi restrittivi imposti per generazioni eppure comunque ancora soggetto a classificazioni sessiste e a prevaricazioni verbali e fisiche. È dunque una guerriera la donna di oggi in India – e nel mondo -, cosciente della propria indipendenza che non riesce ancora ad esserle riconosciuta a pieno dalla società e sono guerriere le protagoniste del film di Ivan Ayr, che contro tutto tentano di portare avanti le proprie vite e le proprie scelte lavorative.

Una riflessione che dilunga un po’ il proprio racconto, ma coglie in pieno una condizione che diventa giorno dopo giorno sempre più insopportabile, in cui è il conforto e la solidarietà a portare avanti le donne e i personaggi di Soni, tentando di procedere liberamente in un mondo che deve ancora accettare un’uguaglianza per cui si deve e si può lottare.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3