Paura nella città dei morti viventi (City of the living dead): recensione
PAURA
La paura è un’emozione dominata dall’istinto (cioè dall’impulso) che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una suffragata situazione di pericolo; irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile cimento per la propria incolumità, e di solito accompagna ed è accompagnata da un’accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive.
1980: dopo l’enorme successo di Zombi 2 (Zombie Flesh Eaters), il Maestro Lucio Fulci comincia un percorso che lo porterà all’immortalità cinematografica; Paura nella città dei morti viventi (in origine semplicemente La Paura, ma per sfruttare il grande successo di Zombi 2 si optò per aggiungere la seconda parte del titolo per rievocare i morti viventi e tentare una sorta di sequel apocrifo del precedente film) segna la prima parte della “Trilogia della morte” o “Gates of Hell Trilogy“, tre pellicole taglienti come un coltello, che provocano squarci in avanti e fendenti all’indietro ad ogni spettatore che si appresta a guardare queste pietre miliari della storia della cinematografia horror. Apprezzati oltre oceano, Paura nella città dei morti viventi rimane uno dei film preferiti del regista Quentin Tarantino che lo ha omaggiato nel suo capolavoro Kill Bill.
Il reverendo Thomas, che vive in una cittadina americana costruita dove un tempo sorgeva la città delle streghe, si uccide impiccandosi ad un albero del cimitero. È l’inizio di una strage ad opera dei morti viventi da lui guidati. Una medium e un giornalista di New York aiutati da una psicanalista del posto sanno che per fermare il fenomeno bisogna distruggere la tomba del reverendo e liberare il luogo dalle forze demoniache da lui scatenate…
Paura nella città dei morti viventi è il film più angosciante della trilogia: le atmosfere cupe e la nebbia perenne tanto cara a Fulci creano un alone di mistero misto a terrore che lo spettatore non riuscirà a dimenticare facilmente; la scena d’apertura dal forte impatto emotivo, con il suicidio del prete, non è già di suo digeribile a tutti, se poi contiamo che è solo l’inizio di un’escalation graduale fatta di sangue, scene splatter, gore e terrore, Fulci ha azzeccato in pieno il termine utilizzato nel titolo: è Paura allo stato puro.
I protagonisti Catriona MacColl (che ritroveremo anche nei successivi episodi della trilogia) e Christopher George ci accompagnano con una recitazione ai massimi livelli fulciani all’interno di un incubo misto ad avventura; il Maestro Sergio Salvati, storico collaboratore di Fulci, porta in scena una fotografia sinistra e a tratti onirica (caratteristiche presenti in tutta la trilogia) che non solo fa da cornice, ma riempie, sfuma e dona vitalità all’immagine già perfettamente disturbata creata dal regista. La sceneggiatura di Dardano Sacchetti con un’ispirazione a H.P.Lovecraft, le musiche di Fabio Frizzi sempre molto d’atmosfera unite agli straordinari (ancora oggi) effetti speciali di Gino De Rossi (che sostituisce Giannetto in questa produzione) e Rosario Prestopino completano un pacchetto all’insegna del brivido e dell’eleganza del mondo horror.
Paura nella città dei morti viventi non è un film da sottovalutare: a trent’anni dal debutto la pellicola di Fulci regala ancora parecchie emozioni e brividi anche ai più accaniti fan dell’horror, donando notti insonni ai più temerari. Il primo capitolo della trilogia è un film che va visto non solo per provare emozioni forti a livello visivo, ma per assistere ad un vero spettacolo cinematografico che difficilmente troveremo oggigiorno nei film più moderni.