Non è vero ma ci credo: recensione
La recensione di Non è vero ma ci credo, il primo film di Stefano Anselmi al cinema dal 4 ottobre 2018.
Ci sono film che sono mediocri, altri che si rivelano semplicemente brutti. Poi, subito dopo, c’è un altro genere di opera cinematografica, che si lega prettamente ad un repertorio di tipo più amatoriale e che, pur sforzandosi nel cercare un collegamento con il vero cinema, non riesce a raggiungere i risultati sperati. E, sotto questa tipologia d’opera, va collocandosi Non è vero ma ci credo, primo lungometraggio del regista Stefano Anselmi, talmente mal gestito, mal scritto, mal realizzato da lasciare sconvolti per la sua improponibile e assolutamente scarsa fattura, e che lascia esterrefatti per la sua intrinseca natura dilettantesca.
Nunzio (Nunzio Fabrizio) e Paolo (Paolo Vita) si sono incontratosi tra i banchi di scuola e hanno sposato quelle che un tempo erano state le loro compagne di classe, Maria Chiara (Giulia Di Quilio) e Cristina (Elisa di Eusanio). Ma, se le donne sono riuscite a raggiungere il successo professionale, per gli uomini l’argomento lavoro non è altrettanto felice. Sarà mettendo su un ristorante vegetariano che i due cercheranno di non farsi lasciare dalle mogli, anche se ciò che gli servirebbe è una bella recensione da un critico culinario carnivoro fino all’osso. Forse la maniera per convincere l’uomo a venire al loro ristorante è ingannarlo, magari facendogli credere di trovarsi al macello da Nunzio e Paolo…
Non è vero ma ci credo – Dilettanti allo sbaraglio
Non è vero ma ci credo. Una frase che non solo si abbina al film, ma sembra poter contribuire a commentare lo sconcerto di uno spettatore davanti ad un lavoro approssimato e, chiaramente, inadatto sia per essere presentato ad un grande pubblico sia per essere portato in sala. Se si decide di muoversi a buon cuore, prendendo il film come un’operazione amicale messa in piedi per gioco da un gruppo di poche persone, si potrebbe quasi esser clementi e non infierire su di un’opera che non ha bisogno di critiche negative poiché contribuisce a svalutarsi da sola fin dai primi minuti della sua rappresentazione. Ma, se si deve andare a giudicare all’interno di un circuito professionale, allora le parole che possono esserle riservate non sono affatto delle migliori, mostrandosi anzi esattamente il contrario.
Con un qualunquismo spicciolo e la costruzione di un racconto che cerca di seguire i punti nodali di una storia affidandosi alla propria maniera facilona, il film di Anselmi soffre della sceneggiatura ideata dalla coppia comica Nunzio e Paolo insieme al collaboratore Andrea Lolli, basandosi su di un soggetto che già di per sé non suona convincente e da cui il trio alla scrittura non ricava null’altro se non intrecci forzati, battute che non sono battute e scenette che non solo si sono viste mille volte, ma che nel film non riescono ad essere riportate nemmeno con un briciolo di convincimento o realismo.
Non è vero ma ci credo – Un film da dimenticare
Il freno di Non è vero ma ci credo sta proprio nell’incapacità di recitazione in primis del duo, ex deejay radiofonici che non solo falliscono come attori, ma è anche difficile credere che in un passato fossero in grado di potersi avvalere della definizione di “comici”. Nessuna verve da istrioni, nessuna caratteristica particolare e nemmeno il dinamismo necessario in un duo. E, a seguire, quasi per non lasciare soli Nunzio e Paolo nella loro brutta figura, anche il resto del cast rimane in un limbo di inefficienza insopportabile, rendendo insostenibile la visione.
La messinscena di una recita tra principianti che infastidisce, tra le altre cose, per la sua continua pubblicità inserita goffamente all’interno del prodotto filmico, una vetrina aperta che si vorrebbe soltanto chiudere e di cui ci si domanda come si fa a non accorgersi della confezione e di come si possa pensare che possa anche solo minimamente soddisfare qualcuno. Un lavoro di cui è difficile parlare male proprio perché si riesce a coglierne l’ingenuità nella composizione e nei suoi interpreti, anche se, di contro, è ovvio che i conti siano a zero: un film da dimenticare su tutta la linea.
Non è vero ma ci credo è al cinema dal 4 ottobre con Notorious Pictures.