RomaFF13 – Qui è ora: recensione del documentario di Giorgio Horn
Qui è ora è un documentario corale che si avvicina alla quotidianità di cinque oratori e lascia che essi esprimano liberamente ciò che compone le loro giornate.
Qui è ora è un documentario di Giorgio Horn, presentato durante la 13 edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella città.
Il documentario racconta la realtà quotidiana di cinque oratori della Lombardia ed entra in punta di piedi nel loro mondo, osservando da vicino le attività clericali e ludiche dei ragazzi che frequentano gli oratori. I ragazzi ogni giorno sono affiancati da persone che li seguono e li aiutano a ricevere un’educazione spirituale molto fitta e non solo; ciò che appartiene a queste realtà sono una quantità di persone spinte dalla fede, dall’umanità e dall’accoglienza e che ogni giorno portano avanti un’idea più radicale della società, fatta di integrazione e partecipazione.
Qui è ora: il documentario di Giorgio Horn presentato durante la 13 edizione della Festa del Cinema di Roma
Qui è ora è un documentario corale che si avvicina alla quotidianità di cinque oratori e lascia che essi esprimano liberamente ciò che compone le loro giornate, ognuno con i suoi ritmi, le lezioni e i riti che ne scandiscono la temporalità. La cinepresa indugia molto sui ragazzi, sugli adolescenti e i bambini che appartengono a queste comunità ed è una gioia per l’anima notare che questi oratori sono un punto di aggregazione e di vicinanza di persone molto diverse, un esempio positivo di società multiculturale che dovrebbe essere fonte di ispirazione per il mondo intero. Parallelamente al documentario vengono anche coinvolti personaggi che sostengono e dirigono gli oratori, tra cui si possono osservare da vicino educatori, suore e pastori come Akon Alpha, don Mattia Bernasconi e Suor Elisea.
Nonostante le lieti premesse, Qui è ora è purtroppo un documentario fortemente ingessato, che non oltrepassa lo schermo, si ferma ad immagine, un inefficace racconto della vita quotidiana degli oratori; ciò che blocca la fruizione del documentario di Giorgio Horn è la scelta di non analizzare precisamente le radici e i motivi per cui ci si avvicina ad uno spazio e ad uno strumento di condivisione come l’oratorio. Il film non si sofferma su chi vive quegli spazi e su coloro che, soprattutto oggi, sentono il bisogno di formare una comunità fondata sulla pace e la condivisione. Il film sembra fotografare un’idea di ciò che vorrebbe rappresentare, ovvero un’isola felice lontana dal disagio e dall’egoismo, ed è per questo che si percepisce un tacito immobilismo nella narrazione e nella visione di chi vive quei luoghi, e si percepisce una latente ipocrisia nel filmare solo l’umanità e la gentilezza di chi abita l’oratorio.
Qui è ora racconta la realtà quotidiana di cinque oratori della Lombardia
Ciò che avrebbe donato più realismo alla storia sarebbe stato uno sguardo globale di ciò che circonda gli oratori lombardi, mostrando anche un po’ il microcosmo e le biografie di chi attraversa quei luoghi, approfondendone gli aspetti contraddittori e simbolici che arricchiscono quelle vite, volte all’umiltà e alla benevolenza. Come dice Suor Elisea nel documentario, che auspica una più ampia partecipazione dei più giovani alle funzioni religiose, la messa non è un punto di partenza ma un punto di arrivo; anche la poesia drammatica che attraversa le realtà degli oratori sarebbe dovuta entrare nella composizione filmica, esprimendosi come un punto di partenza, laddove a vincere su ogni trama sono l’indulgenza e l’umanità, che restano però senza un corpo da possedere se non c’è in definitiva un contraltare che li renda necessari da raccontare e da preservare.
Regia - 2
Fotografia - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2
2
Tags: Festa del Cinema di Roma