McBetter: recensione della black comedy di Mattia De Pascali
La nostra recensione di McBetter, primo lungometraggio di Mattia De Pascali distribuito prossimamente in Home Video da Home Movies
McBetter è un film del 2018 scritto e diretto da Mattia De Pascali. Il titolo è un duplice richiamo alla tragedia shakespeariana Macbeth e alla celeberrima catena di fast food McDonald’s, simbolo dell’industrializzazione della carne. Elementi che il regista fonde abilmente in una spiazzante black comedy, che non lesina in tensione e in notevoli sprazzi di gore. I protagonisti sono Andrea Cananiello, Serena Toma, Nik Manzi, Donatella Reverchon, Oscar Stajano e Iole Romano. McBetter sarà distribuito in Home Video da Home Movies a partire dal 28 novembre.
Insieme alla fidanzata Melanie (Serena Toma), il ricercatore universitario Malcolm (Andrea Cananiello) si reca in visita nella villa del suocero Joe McBetter (Nik Manzi), arcigno imprenditore nel settore dei fast food, marito della giovane Patricia (Donatella Reverchon) e padre del piccolo Little Joe (Oscar Stajano). Durante un colloquio con Joe, Malcolm cerca invano di convincerlo a rivedere la sua strategia di mercato, concentrando i suoi sforzi sugli insetti anziché sulla carne. Vistosi brutalmente respinto dal suocero, Malcolm trova conforto nella fidanzata, che, da novella Lady Macbeth, lo spinge a portare avanti la propria idea anche con metodi violenti. Ha così inizio un vortice di terrore e sangue, che coinvolgerà tutti i presenti nella lussuosa villa.
McBetter: un connubio fra cinema di genere e critica sociale
Dopo Dante va alla guerra, la Home Movies mette a segno un nuovo colpo vincente, valorizzando un cinema italiano povero in budget e mezzi ma non in idee. Il primo lungometraggio di Mattia De Pascali è infatti un’opera sorprendente sotto diversi punti di vista, capace di mutare più volte forma nel corso del suo svolgimento e di fare puro cinema di genere, in maniera singolarmente libera dai grandi classici del passato. Per quanto sia importante e lodevole ricordare e rivalutare i gloriosi fasti del nostro cinema di genere, sentiamo sempre più spesso la necessità di prodotti che guardino all’oggi, senza per forza cercare il citazionismo. McBetter riesce pienamente in quest’impresa sempre più difficile, declinando un soggetto con diversi punti di contatto con Macbeth in una riuscita miscela fra thriller e commedia, esaltata da notevoli sequenze splatter (fondamentale l’apporto dello specialista di effetti speciali David Bracci) e da efficaci sfumature soprannaturali.
De Pascali non si limita a fare buon cinema di genere, ma infarcisce il racconto con piccole pungenti critiche al mondo in cui viviamo, che svariano dal sempre attuale razzismo al business del fast food, proponendo inoltre temi di attualità come la sempre più probabile diffusione degli insetti come fonte di alimentazione globale. Sebbene questi spunti non costituiscano l’asse portante del racconto, aiutano a rendere vero e tangibile il contesto in cui i personaggi si muovono, donando tridimensionalità ad azioni e dialoghi. Il vero asso nella manica di McBetter è certamente la sua imprevedibilità, che porta anche gli spettatori più navigati a essere piacevolmente sorpresi dalle svolte della trama. A mutare non sono solo i registri e i generi attraversati da De Pascali, ma anche e soprattutto i personaggi, che, come di rado accade sul grande schermo, vedono abbassare o aumentare la propria centralità nella trama e assumono diverse sfumature.
McBetter convince anche dal punto di vista dello splatter
Lo spettatore si trova così privo di punti di riferimento etici e narrativi, sorridendo da una parte per le grottesche situazioni in cui si vengono a trovare i personaggi a causa della loro brama di potere, e rimanendo al tempo stesso sempre più avvinto da una trama che con il passare dei minuti prende una piega sempre più violenta e sanguinolenta. A esaltare la crescente tensione di McBetter sono soprattutto la suggestiva fotografia di Islam Mohamed, basata su un abile utilizzo di ombre e colori primari, e la regia di Mattia De Pascali, che riesce a compensare le carenze in termini di budget con un sagace utilizzo di una shaky cam in stile Sam Raimi e di soggettive dal punto di vista dell’oscura minaccia che aleggia sulla villa, di cui non vi sveliamo la natura per non rovinare la sorpresa.
Dal punto di vista attoriale, a convincere sono soprattutto Andrea Cananiello, che riesce a essere al tempo stesso comico e inquietante, e Donatella Reverchon, abile a variare sfumature e registri e a convincere sia come svampita e sensuale dark lady sia come improvvisata eroina. Non sempre convincente invece il comparto sonoro, che per lunghi tratti non contribuisce alla creazione delle giuste atmosfere, salvo poi acquisire forza e centralità nell’atto conclusivo, che ha anche il merito di dare allo spettatore ciò che per tutta la prima parte è stato evocato tramite stacchi su una sinistra maga o su carcasse di animali, ovvero il puro gore. Anche da questo punto di vista, McBetter si difende più che degnamente, traendo il meglio da effetti speciali genuini e artigianali e celando il più possibile la limitatezza del proprio budget, pari a circa 10.000 euro.
McBetter: un’opera prima di inaspettata autorevolezza
McBetter è un inquietante viaggio in un non luogo e in un non tempo (le riprese sono state effettuate in Salento, ma i riferimenti al territorio sono praticamente nulli), dove le crepe di una famiglia disfunzionale deflagrano in un crescendo di orrore e violenza che non risparmia nessuno dei personaggi coinvolti. Un’opera prima di inaspettata freschezza e di encomiabile autorevolezza, che sa svincolarsi dai propri modelli e utilizzare il genere per mettere in luce i vizi e le contraddizioni del mondo in cui ci troviamo. L’ennesima prova di forza e originalità del panorama cinematografico indipendente italiano, che dimostra una volta di più di avere le capacità e le individualità per potersi confrontare con più imponenti produzioni italiane e straniere.