Isabelle: recensione del film di Mirko Locatelli

Immerso nel bellissimo paesaggio nostrano, Isabelle ci lascia indagare i moti interiori dei personaggi in un crescendo di emozioni che sembrano sempre essere sul punto di esplodere.

Il regista milanese Mirko Locatelli torna sul grande schermo con Isabelle, la sua terza fatica a 10 anni esatti dalla sua opera prima, Il primo giorno d’inverno.
La pellicola è stata sceneggiata dal regista insieme a Giuditta Tarantelli e si tratta della seconda pellicola prodotta da Strani Film (e Agat Films & Cie con Rai Cinema e il sostegno del “Friuli Venezia Giulia Film Commission”), la casa di produzione fondata da Locatelli e Tarantelli stessi, insieme a Fabio e Paolo Cavenaghi.

Isabelle è l’unico film italiano selezionato alla 42ª edizione del Montreal World Film Festival, dove si è aggiudicato il Prix de Meilleur Scénario (miglior sceneggiatura). Nel cast è presente l’attrice francese Ariana Ascaride, vincitrice per la sua interpretazione al Cape Town International Film Market & Festival, Robinson Stévenin, Lavinia Anselmi e Samuele Valessio.

Isabelle: tra i vigneti di Trieste

Isabelle Cinematographe.it

Il film narra dell’estate di Isabelle (Ascaride), un’astronoma e professoressa francese che vive nelle vicinanze di Trieste, in una villetta immersa tra i vigneti. Una donna agiata, un paesaggio paradisiaco, una nipotina in arrivo e il sole estivo che rende ogni cosa più bella, cosa potrebbe rovinare tutto?

Come tutte le estati, anche quest’anno, il figlio Jérôme (Stévenin) va a trovare la mamma per qualche giorno insieme alla compagna Julie, ma stavolta qualcosa turba il suo animo, qualcosa che non riesce a lasciarsi alle spalle.
Isabelle farebbe qualsiasi cosa per suo figlio e, nel tentativo di risolvere nel modo migliore lo spinoso avvenimento che turba le giornate del ragazzo, finisce per conoscere Davide (Valessio). Un ragazzo che, complice il momento delicato in cui si trova, si avvicina sempre di più alla donna fino a spingerla a dover compiere un’ardua scelta.

Isabelle: la Provenza in Italia

Isabelle Cinematographe.it

I colori e le luci delle campagne vicino Trieste, del suo mare e del suo cielo sono dei personaggi non inseribili nel casting, ma svolgono il loro ruolo addirittura meglio di alcuni degli attori in scena. La serenità e la bellezza del paesaggio permettono di inserire i protagonisti in un contesto opposto al loro stato d’animo, creando un meraviglioso connubio che permette di trasmettere un senso di drammatico veramente agrodolce, cercando di richiamare goffamente lo stile del cinema francese.

Si, perché purtroppo l’intenzione rimane tale. Né gli attori, né la regia, né la sceneggiatura permettono di far fare il salto di qualità ad un’atmosfera che solo poche volte raggiunge un equilibrio credibile e soddisfacente. “La Provenza” è spesso soppiantata dalla bellezza travolgente del panorama nostrano, salvo riaffiorare timidamente nel cortile della villetta di Isabelle quando parla al telefono o si intrattiene con il figlio e la nuora.

Insomma, un contesto fondamentale in un film del genere, che rimane abbastanza sospeso, guardingo, forse troppo timido e delicato, quasi avesse l’ansia di mostrarsi allo spettatore, come una persona che cambia continuamente look per una prima uscita, salvo poi decidere di portarsi dei cambi d’abito per l’appuntamento.

Isabelle: la quiete prima della tempesta

Isabelle Cinematographe.it

Nonostante la pellicola decida di affrontare dei temi sociali delicati ed ambigui – tendenza tra l’altro non lontana da Locatelli, che in I corpi estranei (2013) con Filippo Timi punta la lente di ingrandimento sullo spinoso problema dell’immigrazione e delle malattie infantili – sembra che, nel corso dei minuti, la storia ci porti da un’altra parte.

Fermandosi all’apparenza è facile individuare un avvenimento chiave, perno su cui ruota l’intero ingranaggio narrativo, ma rimane solo un esercizio teorico. Di fatto la storia è ferma, sullo sfondo, sono i protagonisti a riempire il film. Isabelle, in questo molto simile ad una rappresentazione teatrale, si concentra sui moti interiori dei personaggi, più che sulle loro azioni, mettendo in scena i loro violenti dialoghi interiori.

I protagonisti lottano con se stessi, cercando di vivere la loro vita malgrado dentro di loro ci sia qualcosa da sistemare. L’imperativo emozionale li governa, ma la serenità e la posizione sociale conquistata esigono un soffocamento morale insostenibile, tant’è che le azioni di Isabelle sono in qualche modo frutto di un’emorragia interna. Un cercare ossessivamente il modo di farsi andare bene quanto di sbagliato è avvenuto, per lei e per la sua famiglia.

Dolore, solitudine, rimorso. Tutto ciò si percepisce, ma rimane mediato da filtri (interpretazione dei protagonisti e sceneggiatura) non efficaci fino in fondo. La voglia di tenere ovattata una vicenda che vuole solo esplodere ne mortifica il potenziale, il cuore della pellicola potrebbe e vorrebbe aumentare i battiti, salire di giri, ma non gli è mai permesso. Per un fine, tra l’altro, che rimane aleatorio. Un film non delicato, ma imbottigliato.

Isabelle di Mirko Locatelli è al cinema dal 29 novembre 2018 distribuito da Strani Film in collaborazione con Mariposa Cinematografica.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3