Cronache di Natale: recensione del film Netflix con Kurt Russell
Kurt Russell convince nei panni di un Babbo Natale umano, fallibile ma mai parodistico, ma il film paga il prezzo della mancata originalità.
Cronache di Natale è un film natalizio del 2018, scritto da Matt Lieberman e diretto da Clay Kaytis (Angry Birds ‑ Il film). La pellicola vede Kurt Russell misurarsi con uno dei personaggi più celebri e amati di tutti i tempi, ovvero Babbo Natale, affiancato da Kimberly Williams-Paisley (La vita secondo Jim) e dai due giovani protagonisti Judah Lewis (La babysitter) e Darby Camp (Benji). Cronache di Natale è disponibile dal 22 novembre su Netflix.
I giovani fratelli Teddy (Judah Lewis) e Kate (Darby Camp) Pierce si apprestano a vivere il loro primo Natale dopo la prematura scomparsa del padre (Oliver Hudson). Lasciati soli in casa dalla madre Claire (Kimberly Williams-Paisley) nella notte della Vigilia, i due decidono di provare a vedere con i loro occhi l’arrivo in casa di Babbo Natale (Kurt Russell). Il tentativo riesce, ma involontariamente Teddy e Kate provocano un incidente alla slitta di Babbo Natale, mettendo così a rischio la consegna dei regali a tutti i bambini del mondo. In compagnia di un Babbo Natale molto più schietto e grintoso di quello dipinto dalla tradizione, i due fratelli dovranno così cercare di salvare la festa più attesa dell’anno.
Natale con Netflix e Kurt Russell: Cronache di Natale
Cronache di Natale costituisce certamente una delle produzioni di punta del Natale 2018 di Netflix, sempre in cerca di nuovi titoli dedicati alle famiglie con cui arricchire il proprio catalogo. Grazie anche alla notevole promozione a riguardo, incentrata sul bizzarro accostamento fra un divo dell’action come Kurt Russell e una figura da sempre rassicurante come quella di Babbo Natale, era lecito aspettarsi un potenziale nuovo cult delle commedie natalizie, capace di riunire e intrattenere ogni generazione sotto l’albero. Il risultato finale delude parzialmente le attese, principalmente a causa di una storia che attinge a piene mani dai classici meccanismi del filone natalizio (Babbo Natale che deve essere aiutato a portare a termine il proprio compito e che al tempo stesso ricorda ai suoi compagni di viaggio il vero spirito del Natale) e di effetti speciali non all’altezza di una ricca produzione del 2018, capaci di rompere la più sospensione dell’incredulità.
Con l’interesse nei confronti dello sviluppo narrativo che va a scemare già dopo pochi minuti, a causa della prevedibilità dello stesso, la principale attrazione di Cronache di Natale si rivela, come da pronostico, un divertente e divertito Kurt Russell, che gioca con la figura di Babbo Natale e con la propria immagine dando vita a un Santa Claus burbero ma dal cuore d’oro, che appare come una sorta di versione attempata e addolcita dell’indimenticabile Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown. L’attore feticcio di John Carpenter gigioneggia ammiccante davanti alla macchina da presa, mettendo in piedi una serie di piacevoli siparietti, incentrati principalmente sull’onniscienza di Babbo Natale a proposito dei regali più desiderati dai suoi interlocutori, facile artificio emotivo per manovrarli. Quando il gioco sembra rompersi e stancare, l’attore ci regala inoltre un memorabile e autoironico intermezzo canoro, che mescola la tradizione natalizia con atmosfere in stile The Blues Brothers.
Cronache di Natale risente di un pessimo comparto visivo
Mentre Kurt Russell convince nei panni di un Babbo Natale umano, fallibile ma mai parodistico, le cose non vanno altrettanto bene nel momento in cui questo sempreverde interprete esce di scena. Nonostante le buone performance dei giovani Judah Lewis e Darby Camp, i loro personaggi si rivelano non abbastanza stratificati da lasciare un segno tangibile nel loro spettatore: il loro rapporto infatti non è sufficientemente spigoloso per costituire un supporto comico al racconto e neanche affettuoso al punto da dare profondità emotiva alle loro avventure fra renne, slitte ed elfi. L’unico spunto potenzialmente intrigante del loro rapporto, ovvero la dolorosa perdita del padre, viene gestito in maniera disdicevole, ovvero con un’ampia digressione iniziale e un forzato riferimento nel finale, inframezzati dal silenzio più totale a riguardo.
Sorvolando su alcune contraddizioni e ingenuità narrative (Babbo Natale che sembra avere la capacità di materializzare qualsiasi oggetto tranne quelli che gli servono per accelerare la propria opera o il suo itinerario particolarmente fumoso per quanto riguarda tempi e location), ampiamente perdonabili in un film che si rivolge principalmente a giovani e giovanissimi, non possiamo però fare a meno di stigmatizzare ciò che invece costituisce una pietra angolare per l’impatto emotivo nei confronti dei bambini, ovvero il comparto visivo.
Mentre gli elfi, tradizionali aiutanti di Santa Claus, sono resi in maniera convincente e con sfumature simili ai celeberrimi Minions, altrettanto non possiamo dire per quanto riguarda le numerose sequenze ambientate sulla slitta di Babbo Natale, in volo per consegnare i regali ai bambini. Fra un pedestre utilizzo del green screen e una posticcia CGI per quanto riguarda le creature animate, Cronache di Natale sfiora infatti a più riprese il ridicolo involontario, vanificando ogni piccolo risultato raggiunto in termini di costruzione dell’atmosfera.
Cronache di Natale delude parzialmente le attese
Tirando le conclusioni, Cronache di Natale paga a caro prezzo la propria mancanza di originalità e la sua mancanza di coraggio nell’osare qualcosa di nuovo, che vada al di là dell’anticonvenzionale ma mai realmente sconvolgente Babbo Natale di Kurt Russell. Ci rimane così una godibile ma elementare metafora sul senso del Natale e dell’amore nei confronti del prossimo, esaltata dall’atmosfera del periodo, ma non il piccolo cult che Netflix avrebbe potuto regalarci.