Sophia Loren: diva italiana senza tempo
Fulgida e imperitura bellezza quella che caratterizza Sophia Loren, immenso e inconfondibile volto del cinema italiano. Lei, insieme alla splendida Cardinale e l’intensa Magnani, è simbolo del connubio tra indiscutibile fascino e bravura e tali sono le caratteristiche che l’hanno portata ad ottenere il tanto ambito Academy Award nel 1960 per l’ interpretazione della fuggitiva Cesira che ha incantato il mondo nel film La ciociara, diretto da Vittorio De Sica e tratto dall’omonimo romanzo di Moravia e il più alto dei riconoscimenti cinematografici, l’Oscar onorario nel 1991.
La Loren è entrata a far parte del visionario e onirico mondo del cinema per caso, non aveva neanche mai pensato di voler fare l’attrice, come spesso lei ha affermato e, anche grazie all’aiuto di quello che poi sarebbe diventato suo marito, il produttore cinematografico Carlo Ponti, riesce a raggiungere fama e successo; un talento che non poteva rimanere inosservato agli occhi del cinema internazionale, tanto da farle prendere parte alle produzioni hollywoodiane che tanto l’hanno aiutata a dimenticare le brutture della sua sofferta infanzia.
Indimenticabili attrici non lo si diventa soltanto grazie alla bellezza, strumento che molte possiedono ma che poche hanno la capacità di valorizzare o anche, in certi casi, mettere quasi in secondo piano, e tale è il caso di Sophia nella fiabesca e stregante interpretazione che offre in C’era una volta di Francesco Rosi, tratta da una novella de Lo cunto de li cunti di Basile (opera alla quale si ispira, tra l’altro, anche Garrone con Il Racconto dei Racconti). Qui la Loren interpreta la popolana Isabella che, grazie ad una serie di fortunati eventi, conquista l’amore del principe, il quale ricorrerà ad ogni mezzo a sua disposizione per sposarla.
Rosi con questa pellicola fa pura poesia, trasportando lo spettatore nella magica realtà di Basile e l’interpretazione della Loren risulta indimenticabile agli occhi di chi la guarda. Non si può non ricordare il memorabile sguardo dell’attrice nella scena in cui doveva sfidarsi con le altre principesse per avere la mano del principe. Uno sguardo di “donna” che rimarrà scolpito nella storia del cinema, uno sguardo intenso e paradossalmente altezzoso… La gioviale freschezza e radiosità di questo personaggio si contrappone nettamente alla Cesira de La ciociara di De Sica, sceneggiato dal grande artista e scrittore Zavattini, ruolo impegnativo e di una intensissima drammaticità.
Ella, che si era consacrata come “regina della commedia” negli anni ’50, dà prova di una straordinaria bravura e versatilità aggiudicandosi i due principali premi cinematografici italiani, il David di Donatello e la Coppa Volpi, riuscendo a vincere anche un Oscar, il premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes ed infine il BAFTA. Un film che fa parte della storia del cinema internazionale, una pellicola tragicamente reale in cui De Sica esplora le insicurezze e le ansie di un’Italia dilaniata dalla guerra e la Loren ha incarnato magistralmente l’animo tormentato, deturpato e “violentato” della donna di quel tempo.
Nel 1963 Eduardo scrive un episodio intitolato Adelina e Zavattini ne sceneggia altri due, ovvero Anna e Mara, che avrebbero fatto parte del film che De Sica intitolerà Ieri oggi e domani. Pregno di piacevole e sottile comicità, questo film dà prova della straordinaria elasticità e bravura di Mastroianni e della Loren, che si cimentano nell’interpretare, dapprima, una coppia di popolani napoletani colmi di debiti fino all’orlo, in Adelina, dove il personaggio della donna raggiunge l’apice del comico e burlesco… ben sette figli pur di evitare la galera (tutto questo per non aver sanato un debito)! In questo ruolo Sophia risulta bellissima, anche nelle vesti più sudicie e logore, anche nel basso ambiente della Napoli del dopo guerra. La Anna successiva è totalmente l’opposto della donna semplice e ingenua dell’episodio precedente; l’episodio è brevissimo, un fugace giro in macchina con il suo Renzo, uno scrittore squattrinato, serve a rivelarci le contraddizioni della classe borghese di una Milano “avantgarde”. Anna si dichiara innamorata, colma di pulsioni emotive, appassionata della vita e dell’amore ma in fondo lei stessa è consapevole della vuotezza dei suoi sentimenti e della futilità del materialismo dilagante, a cui però, anch’ella, è morbosamente legata.
Nell’ultimo episodio, Mara, la Loren dà prova di una irresistibile sensualità e ammiriamo la sua marmorea fisicità, qualità che sono la causa di tanta brama per il bolognese Rusconi, che la donna puntualmente riceve. Mara è una squillo d’alta borghesia che sarà costretta a confrontarsi, dopo l’incontro con il giovane seminarista Umberto, con la parte “pura” e candida della sua anima e come tale la vorrà preservare a tal punto da fare impazzire quel Rusconi che tanto bramava di avere quella splendida bellezza nella famosissima scena dello strip-tease.
L’anno dopo la vediamo in un’altra collaborazione con De Sica, nell’esilarante trasposizione cinematografica dell’opera teatrale Filomena Marturano di Eduardo De Filippo, da cui il regista ha tratto lo splendido film che oggi noi tutti conosciamo con il nome di Matrimonio all’italiana, in cui fa ancora coppia con l’affascinante Marcello Mastroianni. Dopo essere stata per molti anni la domestica e l’amante di Domenico Soriano (Marcello), Filomena si finge in punto di morte per farsi sposare. Ma l’uomo scopre l’inganno ed è risoluto a sciogliere il matrimonio. La donna però non si arrende e gli rivela di avere tre figli, uno dei quali è figlio suo. Ma quale?
Nel film Sophia si cala nello spirito di Filomena, questa semplice popolana che non ha consapevolezza, purtroppo, della banalità dell’amore, se si può definire così. Ella si abbandona tra le braccia di quest’uomo così serio, così blando e affabile da farle dimenticare le sue origini e il fatto che non avrebbe mai potuta unirsi civilmente con una persona del rango di Domenico… sarebbe stato “oltraggioso”; ma Filomena va oltre la convenzione e l'”ortodosso”, a tal punto da fingersi sul punto di morire pur di leare a sè l’uomo che ama. Una pagina di letteratura magistralmente interpretata!
La Loren rispecchia quella filosofia in un certo senso anche pragmatica del cinema neorealista, che opera un distacco analitico nei confronti della contemporaneità, riportandola senza artificio alcuno. Il cinema neorealista, di conseguenza, sarebbe una corrente artistica impossibile da ridurre a schemi preesistenti, indecifrabile nella sua semplice apparenza ma che in realtà è pura complessità; quella complessità, contraddizione, contraddittorietà, precarietà che sussistono nella realtà stessa. E cos’è il neorealismo se non la più fedele rappresentazione della realtà? E per tale ragione, attrici come la Loren hanno svolto un ruolo preminente ed essenziale per la riuscita di questa “tragicomica realtà”.
E oggi 20 settembre 2015, dopo ben 81 anni dalla sua nascita Sofia Villani Scicolone, meglio nota al mondo come Sophia Loren, continua a rappresentare quell’icona di eccelsa personalità artistica che l’universo cinematografico le ha cucito addosso, firmando le più belle pagine della settima arte.