La lettera scarlatta: il significato del film di Roland Joffé
La lettera scarlatta racconta le decisioni di una donna innamorata che, convinta della morte del marito, si abbandona alla passione verso un altro uomo, rimanendo incinta e dovendo poi affrontare l'inatteso ritorno del marito.
Nel 1995 Roland Joffé traspone sul grande schermo le vicende narrate nel romanzo di Nathaniel Hawthorne La lettera scarlatta datato 1850 e lo fa mantenendo invariata l’atmosfera che si respira nella versione editoriale. Se sicuramente per alcuni aspetti si potrebbe parlare di una regia anonima, che non rende attuale una visione così retrograda della donna e della società civile, in realtà mantenendo alta la fedeltà al testo originale il regista ci dà appunto il senso di quanto imminente possa essere un’involuzione del progresso sociale. Se in questo senso potrebbe essere proficua una riflessione sui molti titoli che tornano alla ribalta con nuove contingenze favorevoli (basti pensare quanto veloce possa essere il passaggio da Hawthorne a Margaret Atwood con il suo Il racconto dell’ancella), il fulcro del film è il tema della percezione sociale di un fatto intimo e personale.
La lettera scarlatta segue fedelmente le ingiustizie sociali narrate nel romanzo originario
La trama racconta le decisioni di una donna innamorata che, convinta della morte del marito, si abbandona alla passione verso un altro uomo, rimanendo incinta e dovendo poi affrontare l’inatteso ritorno del marito. A complicare tutto ciò è anche il fatto che l’amante della donna sia il reverendo del paese, un uomo di chiesa, che la protagonista decide di proteggere a tutti i costi, salvandolo dalla gogna sociale a cui lei stessa non può sfuggire. Il discorso si sviluppa su vari livelli, perché alla diversa concezione di onore e integrità morale tra uomo e donna si intreccia anche il fatto religioso. Ma soprattutto ciò che emerge è l’ingerenza delle persone estranee ai fatti nel giudizio degli eventi privati: il messaggio si incentra proprio su quanto sia straniante questa percezione di “necessità” del giudizio sociale nei fatti privati. Roland Joffé si avvale dei volti di Demi Moore e Gary Oldman per affrontare l’ingiustizia di un mondo che decide arbitrariamente di giudicare in modo inappellabile una storia d’amore, anteponendo il bisogno di aver ragione dei difetti altrui anziché concentrarsi sui temi più ampi che pure toccano le loro vite in modo più netto.
La lettera scarlatta si rivela un racconto sempre attuale e potente
Al di là delle speculazioni sull’integrità morale degli uomini di chiesa e, di fatto, di coloro che ricoprono un ruolo pubblico, La lettera scarlatta sottolinea come le conseguenze di un amore siano pagate dalla donna, che rimane forte e capace di proteggere sia la figlia che l’uomo amato. La forza personale si dimostra quindi capace di far fronte all’onta pubblica, accettarla come necessaria nonostante l’ingiustizia e reagire con fierezza, portando la lettera apposta sul suo petto come fosse una caratteristica del suo essere e, anzi, quasi traendone forza. I giudizi sociali pesano come macigni sull’evoluzione delle storie personali e gli esempi quanto questo sia ricorrente sono all’ordine del giorno, quasi i decenni non passassero, definendo questo atteggiamento come intrinsecamente legato alla natura umana.
Roland Joffé con il suo La lettera scarlatta ci ricorda questa astrazione temporale di una manifestazione della civiltà che colpisce tutti, senza distinzione di ceto ma con una predilezione per il genere femminile. La scelta registica è di non eccedere in senso stilistico, di mantenersi ai confini della narrazione lasciando almeno il proprio giudizio morale fuori dallo schermo. Sono passati quasi due secoli dall’uscita del libro e questa storia diventa sempre più non tanto la manifestazione di un amore impossibile e inesorabile, quanto la dimostrazione di un pensiero collettivo che sovrasta le singole persone a prescindere da quanto senso abbia imporre il proprio punto di vista a situazioni private e legittime a noi estranee.