TFF36 – La Disparition des Lucioles: recensione
La Disparition des Lucioles è il coming-of-age canadese in cui la protagonista Léo cerca di muoversi con difficoltà nella sua vita.
Le lucciole stanno scomparendo. Pian piano, nel mondo, tante piccole luci si spengono al buio di foreste e parchi, lasciando penetrare l’oscurità anche lì dove si era tentato di riportare un piccolo granello di barlume. Tante altre sono le cose che, gradualmente, mettono fine a una precedente condizione. Si spegne la fiducia, nella gente e noi stessi. Si spegne la speranza, troppo flebile nel tempo per riuscire a sopravvivere. E si spegne, per Léo, il tempo dell’illusione, in cui i suoi eroi perdono di concretezza e la realtà si dimostra meno manichea di quello che pensava.
È il coming-of-age La Disparition des Lucioles di Sébastien Pilote a fare luce sul momento di giovinezza dell’irrequieta protagonista Léo, convinta che la vita adulta sia già quella che sfrontatamente ogni giorno sta attraversando, ma scoprendo poi, soltanto, di star sempre scappando, e di voler continuare a farlo per quanto tempo le sarà ancora possibile.
La Disparition des Lucioles – Le sfere che gravitano intorno alla giovane Léo
Gli esami si avvicinano, suo padre sta tornando in città e deve ancora trovare un lavoretto con cui riempire il tempo libero durante l’estate. Léo (Karelle Tremblay) ha le giornate piene, ma riesce comunque a trovare il modo per far sentire escluso il patrigno dalla propria vita e per recarsi a lezione di chitarra, sapendo fin dal principio che dopo un mese se ne sarebbe stancata. Ma è la presenza di Steve (Pierre-Luc Brillant), uomo adulto e decisamente inadatto per la sua età, che la ragazza reclama, come il rispetto per quel padre che è stato costretto ad andarsene, come quella vergogna che vorrebbe si abbattesse sul nuovo compagno della madre.
Ha una spavalderia da far impazzire la protagonista Léo. Chi di fascinazione, come magari un uomo adulto che ancora vive con la propria madre. Chi di risentimento, come un non-genitore che vorrebbe soltanto entrare a far parte della cerchia della sua non-figlia. L’adolescenza di una giovane che passa attraverso le figure maschili che ne suddividono la vita, quella a casa, repressa e aggressiva, quella lontana, ancora auspicata e protetta, e quella privata, che deve ancora ben formarsi, ma trova nella presenza adulta l’attrazione più forte e indicativa.
Léo e il suo complicato rapporto con tali presenze condizionano la formazione da ragazza a donna che, purtroppo, dovrà affrontare ancora diverse difficoltà per giungere al proprio compimento, ma che la ragazza sceglie ogni volta di evitare, salendo sul primo autobus in corsa e preparandosi per la prossima esperienza. Un discorso che la giovane articola da sola, a proprio modo, non volendosi mai pronunciare o aprire più del necessario e cercando sempre con gli occhi della distanza di far quadrare i propri scombinati pezzi di esistenza, che inevitabilmente finiscono, a volte, per ferirla.
La Disparition des Lucioles – Quando le lucciole sanno che è il momento di sparire
Ed è evitare il dolore che Léo prova costantemente. Una rabbia che le ribolle silente dentro e rimugina sulle contraddizioni che troppe volte conducono la vita: dall’amore smisurato per un padre che si scopre poterla deludere, all’odio per un patrigno che in cambio restituirà soltanto affetto. Una contrapposizione che rende tale anche il film, così piccolo nella sua fattura, ma dalla colonna sonora da richiamare un’intera orchestra. Un’opera indipendente con le sonorità da gran film.
È una ricerca di maturità affrontata in solitaria quella de La Disparition des Lucioles, pur con tutte le personalità che accerchiano la vita della protagonista e che tentano di farne parte. Da un fervore e un’arroganza iniziali si via via rinchiudendosi con ostilità nella propria sfera privata. Un film in cui non si evolve, non si capisce come aprirsi all’esistenza, ma ci si allontana sempre di più, come una lucciola che invece di insistere per brillare sente che è il momento di scomparire. Ma solo per un attimo. Solo finché non si sarà pronta per tornare a splendere.