Capri-Revolution: la spiegazione del finale del film di Mario Martone
Una giovane che osserva l'ignoto, immersa nell'azzurro del mare piena di disillusioni eppure con ancora un minimo di speranza sul finale di Capri-Revolution. Ecco la spiegazione che ci ha dato il regista a proposito del finale. [ALLERTA SPOILER!]
Lo sguardo di un uomo che ha compreso il fallimento di un intero popolo. Un poeta che si crogiola nella sua fanciullezza mai maturata, mentre medita su di una morte che lo accompagna da una vita. Due conclusioni, due versioni disilluse che fuoriescono dal coro come hanno fatto per l’intera loro vita. È come vanno chiudendosi le prime parti della trilogia dei giovani ribelli di Mario Martone Noi credevamo (2010) e Il giovane favoloso (2014). È l’opposto della chiusa che va aprendosi a nuove speranze nell’opera a completare il trittico. Capri-Revolution è l’orizzonte che si scaglia mentre ci si lascia indietro quell’Italia osservata, compatita, lodata per quasi un decennio, che nelle narrazioni del cineasta ha riassunto la violenza e la luce di una civiltà.
Civiltà che è pronta ad evolversi ulteriormente. A cambiare pelle, che significa a volte cambiare anche luogo. È verso una terra inesplorata che viene sospinto il capitolo finale di Martone, un sospirato principio, che si pone come cesoia della parentesi di esistenza nazionale e, spesso, sanguinante attraversata per salpare verso ciò che è sconosciuto. Per quell’ignoto che è anche speranza di vita.
Capri-Revolution: intervista a Mario Martone, Marianna Fontana e Antonio Folletto [VIDEO]
Mario Martone: “L’immagine finale di Capri-Revolution racchiude tutto”
La protagonista Lucia, una Marianna Fontana che con la sua mascella dura e una presenza sullo schermo che concentra l’intera attenzione sulla propria fisicità e il proprio volto, è su una nave. È il viaggio ciò che aspetta l’ultima ribelle di Martone, che con la sceneggiatrice Ippolita Di Majo sceglie di rendere la giovane – diventata nel corso dell’opera donna – incarnazione del futuro. Un’intenzione che infonde al film, alla sua chiusura e alla propria anima in divenire, la profondità del mutamento che la società ha – e deve continuare a portare a termine, si potrebbe aggiungere – intrapreso. Una prospettiva che dà a Capri-Revolution un miraggio pronto a concretizzarsi.
“Quell’immagine chiude tutto” afferma lo stesso Martone sul fermo immagine su di un’acqua che ha invaso la pellicola per l’intero suo tempo – come potete vedere qui nella nostra videointervista – “Chiude tutto perché è una donna, quindi un’evoluzione dell’intera trilogia. In tutti e tre i film ci sono figure femminili forti, molto ribelli, molto vittime dei più grotteschi pregiudizi maschili. Da Cristina di Belgioioso di Noi credevamo, Paolina Leopardi, Fanny Targioni Tozzetti, ma solitamente erano figure, diciamo, minori rispetto all’impianto maschile del racconto. Qui volevamo con Ippolita Di Majo, la co-sceneggiatrice, avere al centro una giovane donna con cui concludere tutto il percorso. Anche di fronte a questo futuro ignoto che c’è alla fine del film. Tutta la trilogia si conclude con questa figura di spalle davanti un mare e un mistero. Qualcosa di ignoto che c’è davanti, ma che non a caso è guardato e spinto da una donna”.
Il finale di Capri-Revolution: una fine che è, insieme, l’andare verso un nuovo inizio
Fine e inizio. Un lascito che, in ambedue le visioni, abbandona la terra che si è abitata eppure, con consapevolezza, ne porta dentro un ricordo che servirà per sopravvivere nonostante ciò verso cui si va coraggiosamente incontro. Uno sguardo al passato che già si rivolge al futuro, e che interagisce anche con un presente che troppe volte ricorda quel posizionarsi in direzione di nuovi porti e nuove mete, con una casa che non permette di poter restare. Un inizio Novecento che racconta cosa è stato, cosa si è fatto per tentare di salvarsi e che suona, ad oggi, famigliare. “L’unica certezza che abbiamo oggi.” continua Mario Martone “Arrivano tempi in cui il ruolo delle donne sarà molto diverso, cambierà sotto questo punto di vista, non abbiamo nessun altro elemento di certezza. Non sappiamo nient’altro, ma questo lo sappiamo. E credo che in un certo senso l’immagine voglia dire questo”.
Anche nell’utopia vaneggiante e naturalistica del suo Capri-Revolution, il regista rende sostanza quell’unica sicurezza e la veste di panni da donna. Partenza, femminile, sfinimento eppure, insieme, desiderio e speranza. Sono i ribelli di Mario Martone che prendono diversa forma. Del tutto originale, del tutto unica. Del tutto rivolta al domani.