Original Sin: la spiegazione del finale del film con Angelina Jolie
Original Sin dovrebbe essere un lavoro intorno alla finzione, alla bugia, alla verità celata, ma questi sono temi che non vengono trattati con sufficiente accuratezza.
Vorrebbe essere un miliardo di cose Original Sin, il film di Michael Cristofer, basato sul romanzo di Cornell Woolrich del 1947, Waltz into Darkness ma non riesce ad essere nulla di ciò che si è prefissato. Vorrebbe essere un film noir ma l’intento cade miseramente, prova a virare verso il thriller psicologico ma anche questa è una strada senza uscita, dovrebbe essere il remake del film di François Truffaut La mia droga si chiama Julie ma, come si può immaginare, l’opera del regista francese è tutta un’altra cosa.
Original Sin si concentra sicuramente su una cosa, le scene di sesso tra i suoi protagonisti, Luis Vargas/Antonio Banderas, ricco possidente cubano alla ricerca di una moglie americana che gli sia fedele, e Julia Russell/Angelina Jolie, donna americana alla ricerca di un marito, lì sì che c’è la passione, il desiderio, la tensione erotica che abita e unisce i due. Il centro è appunto il potere che la donna ha sull’uomo di farlo impazzire, attirarlo, cambiarlo.
Original Sin: Julia una sensuale ammaliatrice
Original Sin parte da una bugia – che poi in realtà si declina in varie piccole o grandi menzogne -, parte da due persone che non si sarebbero dovute incontrare – la donna che Luis sposa non è la vera Julia – e che poi si sono incatenate in maniera indissolubile al di là di tutto – l’uomo accetta anche le ombre della moglie, anche quando emerge la possibilità che la donna con cui divide il letto abbia rubato l’identità della sua promessa sposa. Julia è un’anima incantatrice, un coacervo di erotismo, malia e carnalità,un corpo da cui Luis non riesce a staccarsi, verso cui è chiamato come sotto l’effetto di un eccitante e pericoloso sortilegio. Chi è Julia? Fin da subito prende forma questo enigma, questa domanda che ferisce più di un pugnale; la situazione si chiarisce anche troppo presto, Julia non è chi dice di essere e sparisce portandosi via i soldi di Luis. A questo punto si forma un altro interrogativo: dove è e chi è la vera moglie di Vargas? Chi ha ucciso la vera Julia?
Luis è distrutto, disperato senza quella che per lui è comunque sua moglie, glielo ha detto più volte che senza di lei non può vivere: tenta di cercare rifugio e pace nel corpo delle altre donne, quelle stesse con cui amava passare le notti, ma lui ormai è ancorato alle carni voraci della compagna che accoglie ogni suo desiderio e che desidera a sua volta. L’uomo inizia a indagare per rintracciare Julia e la trova nell’unico posto dove non avrebbe voluto incontrarla, tra le braccia di altri uomini.
Original Sin: Luis un uomo che farebbe di tutto per la sua donna
Luis accetta, accoglie quella donna di cui non sapeva nulla (parafrasando le dice:”tu non sei Julia, sei mia moglie“), non può stare senza di lei e lei, forse incredibilmente, ama lui, come non ha mai fatto prima con nessun altro. Nonostante tutto, si riuniscono, in un primo momento ogni cosa sembra essersi rimessa a posto – vivono in incognito, fuggendo dalla polizia – ma per loro niente è facile e, dopo un po’, il passato – il detective, Walter Downs/Thomas Jane che in realtà è Billy, un attore con cui il personaggio, interpretato dalla Jolie, ha lavorato – della moglie torna a bussare alla porta. Un’altra sfida, un’altra prova per loro.
Inizia così a prendere forma un triangolo al cui centro ovviamente c’è Julia che tiene pericolosamente insieme i due vertici di questa figura geometrica: da una parte, tagliando con l’accetta i personaggi, c’è il buon Luis, tipico eroe romantico, dall’altra c’è il (finto) detective, malvagio e crudele, che riesce a riportare a sé, o almeno così sembra, la donna che lavorava per lui. Julia da che parte sta in realtà? Tradirà Luis o starà dalla parte del detective?
Original Sin non funziona, anche e proprio per questo continuo tira e molla, questo gioco con l’elastico che per avvincere deve essere fatto al millimetro altrimenti ottiene l’effetto contrario, una trama noiosa, senza tensione né ritmo. Gli abbracci appassionati e le grida “disperate” – si prendano gli aggettivi con la dovuta cautela perché un altro problema del film è proprio la recitazione dei due protagonisti, pessima; basti pensare che la Jolie è stata nominata per un Razzie Awards come peggior attrice – di Julia e Luis finiscono con l’essere una stantia coazione a ripetere che non dà niente di più e niente di meno al film. La dinamica dei rapporti è chiara: l’uomo è follemente e drammaticamente innamorato di questa donna, farebbe qualunque cosa per lei, aderisce completamente alla sua vita anche se questo vuol dire compiere gesti mai compiuti, uccidere, rubare, tradire, la donna è una droga per ogni uomo che incontra e nessuno, dopo averla conosciuta può fare a meno di lei
Original Sin: la spiegazione del finale del film
Original Sin dovrebbe essere anche un lavoro intorno alla finzione, alla bugia, alla verità celata, ma questi sono temi che non vengono praticamente trattati; la bugia c’è ma è annacquata in tutto il resto, buttata lì tra scene di sesso, tradimenti, fughe e prigionie. Si incontrano proprio per una serie di inganni Julia e Luis, ad un certo punto la donna sembra stia tramando contro di lui assieme al suo amante e collega Billy e, anche nel finale del film, Woolrich si prende gioco di noi malamente, zoppicando tra i racconti di Julia, in galera, e la successiva dimostrazione che le cose sono andate diversamente.
Dopo l’ultimo e terribile incontro tra Julia, Luis e Billy che vede morire i due uomini e portare in carcere Julia sentiamo la donna confessarsi con un prete prima di essere giustiziata. La mattina dopo però quando le guardie vanno a prendere Julia che deve scontare la sua pena e, incappucciata, non trovano lei ma il prete che, ammaliato anch’egli dalla capacità recitativa e dalla bellezza mefistofelica della donna, l’ha fatta fuggire e ha preso il suo posto. Il gioco continua e lo spettatore si ritrova in un luogo sconosciuto in cui Luis, vivo e vegeto, assieme a Julia sta facendo una partita a carte, barando ovviamente. Con queste poche scene Original Sin sembra dirci che Julia è un’attrice nata, capace di catturare tra le sue spire anche un uomo di Chiesa, che il marito è ormai addentro alla vita della sua droga tra segni per barare al gioco, recitazione e falsità. Woolrich usa male i 116 minuti del suo film, facendo capire qualcosa di più della sua storia solo nel finale, ma questo non è sufficiente per risollevare l’opera.