Life: recensione
“La fotografia è un buon modo per dire io c’ero, tu c’eri…” (cit. Robert Pattinson alias Dennis Stock in Life) e proprio attraverso l’obiettivo bramoso di successo e spettacolarità il regista Anton Corbijn cerca di lasciar trapelare la vita di uno degli attori più sorprendenti degli anni ’50: James Dean.
Enigmaticità e ribellione affiorano in Life, destando nello spettatore la voglia di afferrare l’essenza di quel mito; bisogno impellente di strappare la parola, il gesto in più al fine di catturare con la mente quel granello invisibile di conoscenza che però, malgrado le interpretazioni mirabilmente studiate, sembra non prendere mai il volo, incastrando tra la lingua e i denti il suono di una parola esaudita a metà… life.
Life: il film sulla vita di James Dean
Tante le strade che conducono a dar per scontato questo titolo alla pellicola, almeno quante quelle percorribili dall’autore, che ha realizzato il suo film con l’intento di mettere in luce solo una minima parte dell’esistenza di Dean (purtroppo prematuramente spezzata) incuneandosi , suo malgrado, a cavallo tra il biopic, la cronaca, la poesia e il reportage.
Life tratteggia i pilastri di una relazione amichevole nata un po’ per profitto, un po’ per caso, tra due giovani coetanei emergenti e in cerca del tragitto giusto per svoltare: il fotografo Dennis Stock e l’attore James Dean (interpretato da Dane DeHaan); due personalità differenti, inquiete, magnetiche ed egocentriche.
Il loro incontro, nel 1955, è un’alchimia di equilibri e opinioni contrastanti, un dare e ricevere inizialmente subdolo e poco chiaro, per certi versi sospettoso e pedante. Il fotografo ventiseienne Stock vede in Dean una luce della quale il resto del mondo si renderà conto in differita; coglie il suo spirito ribelle – quello impresso nella magistrale interpretazione di Gioventù bruciata – la sua natura misteriosa; quella voglia di non piegarsi al sistema e si ostina a fotografarlo anche nelle situazioni più strane, anche nonostante la sua pigrizia.
D’altro canto Dennis è per James un peso di cui liberarsi, una scocciatura onnipresente, nonché il campanello che suona all’ingresso in un nuovo mondo, affascinante quanto inquietante. Perciò cerca di evitarlo, promette cose che sa già di non voler mantenere e nella furiosa corsa che dei due giovani verso l’agognato successo le loro vite si intrecceranno inspiegabilmente, suscitando in entrambi un sentimento di stima e amicizia che forse nessuno dei due si sarebbe aspettato.
L’opera di Anton Corbijn cerca di mettere insieme i pezzi di un cambiamento epocale, il passaggio ineluttabile dal divismo ingessato delle star di Hollywood a quello popolare dei nuovi idoli, di cui Dean si fa portavoce indiscusso. A conferire maggiore enfasi alla storia personaggi come il direttore della Magnum John G. Morris (Joel Edgerton), il signor Warner (Ben Kingsley) e l’attrice Pier Angeli (Anna Maria Pierangeli, interpretata da Alessandra Mastronardi): cornice e talvolta fulcro di quel sistema fatto di luci e riflettori e copioni già scritti e convenzioni, che per certi versi è ancora rimasto indenne.
Ciò che rimane dell’opera filmica in sé è questo sentirsi strattonati da un punto all’altro degli Stati Uniti; Los Angeles, New York e poi giù fino all’Indiana, terra natale del divo in cui si concretizza la spettacolarità del servizio fotografico: testimonianza indelebile dei suoi ultimi giorni felici lì, nel luogo dal quale andò via pensando sempre di tornare.
Life afferra il disagio umano che si nasconde oltre la celebrità, il rapporto umano che si crea tra due individui profondamente contrapposti, lasciandoci sprofondare nel precipizio di un obiettivo fotografico con quella smania di afferrare l’attimo perfetto, la posa unica, indescrivibile, che poi conquistò le pagine della rivista Life alla vigilia della presentazione a Times Square di La Valle dell’Eden.
Gli scatti di James Dean a New York sotto la pioggia, dal barbiere e nella fattoria dell’Indiana sono l’ultimo e prezioso lascito rimasto di un attore che ha segnato la storia del cinema, firmate da colui che poi divenne uno del più autorevoli fotografi del periodo.
Life, prodotto da See-Saw Films, First Generation Film e Barry Film Production sarà al cinema a partire dall’8 ottobre 2015.