La regina del peccato: recensione del thriller

Un film che gira attorno alla questione della fiducia in se stessi veicolando l'arcaico stereotipo dell'estetica provocante.

La regina del peccato è un thriller diretto da Jean-François Rivard con Christa Brittany Allen, Richard di Klerk, Amber Goldfarb e Inga Cadranel.

Posy Pinkerton è una ragazza molto affascinante che ha bisogno di uscire da una campana di vetro dentro alla quale si è rintanata per anni. Tom, il suo fidanzato, è un medico, e lei parallelamente sta cercando di portare avanti una carriera come illustratrice medica, mentre nel tempo libero dipinge. Un giorno Posy incontra un uomo misterioso, Jack, un uomo d’affari che le fa delle avance. Posy lo trova molto attraente ma nella sua vita ha sempre rispettato i suoi partner, non ha mai tradito e non si sente a suo agio a capovolgere la sua monogamia.

La regina del peccato: il thriller con Christa Allen

La regina del peccato Cinematographe.it

Ma, spinta dalla cugina Laura, che è il suo esatto opposto, decide di provare qualcosa di nuovo, qualcosa che possa sconvolgere il suo quotidiano. Il guscio di Posy comincia ad incrinarsi e, per permettersi di esercitare la propria ritrovata fiducia in se stessa, decide di far emergere una sorta di alter ego, desiderosa di maggior liberazione. Posy esplora il suo io interiore attraverso un alter ego che chiama la Regina del Peccato. Quello che Posy non sa è che legandosi e frequentando Jack verrà trascinata in un gioco pericoloso che andrà molto al di là di un semplice flirt.

La regina del peccato vede come protagonista l’attrice Christa Allen, conosciuta per i suoi ruoli nelle serie Baby Daddy e Revenge e nei film La rivolta delle ex e 30 anni in un secondo. Nel thriller La regina del peccato interpreta Posy, una ragazza che si costruisce letteralmente una seconda identità, disegnandosi un costume come una supereroina e attraverso quello acquisire una fiducia in se stessa che non aveva mai provato sino a quel momento.

La regina del peccato Cinematographe.it

Quello che Posey desidera è cercare un’avventura prima del suo matrimonio e un po’ di fascino per aumentare la sua sicurezza. Posey spera che l’impulso di fiducia le dia coraggio di sottrarsi al convenzionale e alla monotonia quotidiana. Si può osservare come Posey cerchi un nuovo modo di porsi, di vestirsi, provando a visualizzare se stessa con sicurezza, ma nulla funziona veramente.

Quando Posey incontra Jack ne rimane subito attratta. Lei pensa di non fare nulla di male, che si tratta solo di un flirt, ma non immagina che alcune donne con cui lui ha avuto un breve contatto sono morte. Posey non ha idea che Jack stia lavorando con due persone senza pietà, Stella e Charlie, il cui unico scopo è rapire donne per un uomo di nome Alex, che le trasforma in schiave sessuali per poi ucciderle.

La regina del peccato: la fiducia in se stessi passa attraverso l’estetica

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La regina del peccato è un film che gira attorno alla questione della fiducia in se stessi e lo fa veicolando l’arcaico stereotipo dell’estetica provocante e della scelta di un abbigliamento che possa sconvolgere chiunque entri in contatto con lei. Il suo alter ego, che crea direttamente ad arte da una sua proiezione, la trasforma in una Catwoman spregiudicata, ma che invece di salvare vite e combattere i cattivi si ritrova a calpestare se stessa e ogni piccolo briciolo di lealtà alla sua persona.

Ci vuole un po’ prima che questo film faccia il punto e arrivi a consegnarci la morale, ovvero che la bellezza non basta e che ci vuole cervello nella vita, quello che sarebbe stato utile alla protagonista per capire di essere finita in un vortice di schiave sessuali e di rapitori diabolici. E Posy con il suo carisma ritrovato non dà proprio l’impressione di averci guadagnato carattere in tutta questa storia.

Inutile dire che già da metà film si perde subito qualsiasi interesse verso la storia e, mentre le trame si intrecciano l’una con l’altra, lo spettatore non vedrà l’ora che questo strazio di una banalità sconcertante finisca senza aggiungere ulteriore tedio a quello accumulato nella prima parte del film.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 1.5
Emozione - 1

1.5