American History X: la spiegazione del finale del film con Edward Norton
Il finale di American History X dichiara forte e chiaro il sentimento del film, così lucido e diretto nella narrazione della deriva della violenza.
In American History X Edward Norton ha regalato al pubblico una delle sue migliori interpretazioni, dando vita a un personaggio che ha saputo riassumere su di sé tutta la complessità della liberazione da ideali così forti, estremi e sbagliati come quelli descritti da questo film. Tony Kaye nel 1998 ha portato sullo schermo una delle storie più controverse degli anni ’90 (eppure così attuale anche ai giorni nostri) avvalendosi della performance straordinaria di Norton, accompagnato da un valido compagno di scena Edward Furlong: l’Oscar come miglior attore protagonista andò a Roberto Benigni per La vita è bella, ma la nomination di Norton è senza dubbio più che meritata – piccola curiosità, per questo ruolo che diventato uno dei più emblematici della carriera di Norton, era stato contattato Joaquin Phoenix che ha però rifiutato la parte.
Il finale di American History X è una forte presa di posizione che scuote il pubblico
American History X mette in scena il difficile rapporto tra due fratelli, nel momento in cui il minore, Danny (interpretato da Edward Furlong) si rende conto degli errori di Derek, suo fratello che finora aveva visto come un eroe, e cerca di porre rimedio ai suoi atti violenti prima che sia troppo tardi. La risposta a tutti i dilemmi interiori dei due fratelli arriva nel finale del film, quando la spirale di odio a cui ha dato inizio Danny direttamente, con il forte contributo esemplare di Derek, anche se in maniera indiretta. Il cerchio si chiude con quell’abbraccio postumo, che restituisce a Derek il dolore che ha provocato in passato, in una sorta di assurdo circolo di vendette. La vittima diventa carnefice, quando un ragazzo di colore trova rivalsa per le angherie subite da Danny, rispondendo agli attacchi di allucinata follia che l’aspirante naziskin gli aveva scagliato contro, proprio nel momento in cui il ragazzo prende atto del suo grosso errore di prospettiva sul mondo, dal momento in cui, insomma, avrebbe potuto iniziare a fare ammenda per la sua violenza e aggressività.
La retorica dell’episodio è indubbia, ma funge da efficace contraltare per la lucida cattiveria descritta lungo tutte le vicende narrate, portando a un messaggio netto e non equivocabile: la violenza e l’odio non portano ad altro se non alla loro iterazione e amplificazione, quasi sempre inutile e comunque non risolutiva dei problemi quotidiani. L’analfabetismo emotivo (e in buona parte anche intellettuale) dei protagonisti all’inizio del loro percorso di crescita li porta alle conclusioni più semplici e immediate, finendo con il subirne le conseguenze con un nefasto ribaltamento di ruoli. American History X è uno di quei film che ha saputo scuotere il pubblico, in un momento storico (a cavallo del nuovo millenio) che ne aveva bisogno, facendo uso di una sequenza potente come questo finale rivelando l’ingiustizia di una vendetta che pure sarebbe più che giustificata. La violenza riceve solo altra violenza in cambio, mettendo ancora più odio in circolazione senza che la reale soluzione alle contraddizioni e alle ingiustizie sociali sia neanche lontanamente all’orizzonte.
American History X è una delle migliori interpretazioni di Edward Norton.
Il finale di American History X in cui il pubblico grida il dolore per quello che è stato fino a quel punto il vero antagonista della storia rende palese tutto il contraddittorio che i gesti quotidiani di ognuno di noi si porta dietro. Il finale firmato dallo sceneggiatore David McKenna dichiara forte e chiaro il sentimento del film, così lucido e diretto nella narrazione della deriva della violenza, che lascia poso spazio alle interpretazioni soggettive.