Editoriale | Perché Robert Downey Jr. è il pilastro fondamentale del MCU
A poche settimane dal debutto di Avengers: Endgame tiriamo le somme e proviamo a spiegare perché Robert Downey Jr. è da considerarsi pilastro fondamentale ed imprescindibile dell'intero UCM.
Nel momento in cui scriviamo mancano poco meno di quattro settimane al debutto nelle sale italiane ed internazionali di Avengers: Endgame, capitolo conclusivo della Fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel e, per certi versi, la conclusione di un ciclo iniziato ben undici anni fa con l’uscita nelle sale di Iron Man, nel 2008. Un po’ come Hugh Jackman nei panni del suo Wolverine, Robert Downey Jr. è da oltre un decennio Tony Stark aka Iron Man, uno degli Avengers originali e colonna portante della saga cinematografica campione di incassi in tutto il mondo. L’attore cinquantaquattrenne, il 4 Aprile 2019, giorno del suo compleanno, si appresta ad apparire nel capitolo culmine di un viaggio il cui sentiero iniziò a percorrere in solitaria. Perché Robert Downey Jr. è da considerarsi pilastro fondamentale ed imprescindibile dell’intero UCM? Proviamo a spiegarvelo andando per punti.
Una breve biografia dell’attore: Robert Downey Jr. dai fasti, al tracollo, fino alla rinascita
L’attore nasce il 4 Aprile 1965 a New York da papà Robert Downey Sr., regista, e mamma Elsie Ann Ford, attrice e sceneggiatrice. Dopo alcuni piccoli ruoli in film del padre, Robert Downey Jr. ottiene vari ingaggi sia in tv che al cinema. Compie il grande passo sul grande schermo con il film biografico Charlot – Chaplin, la cui toccante interpretazione del Vagabondo lo porta a ricevere la sua prima nomination al Premio Oscar come migliore attore protagonista. La carriera va di pari passo con problemi giudiziari che minano la sua vita professionale: la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio sono per Robert Downey Jr. un periodo oscuro fatto di dipendenze e brevi soggiorni in carcere. Una nuova compagna, la disintossicazione, un nuovo stile di vita e giusti ruoli portano l’attore a risorgere dalle sue ceneri. Iron Man rappresenta, probabilmente, l’apice della rinascita professionale e personale di un attore perso nei propri sbagli, ma ora consapevole e più forte.
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La scelta di Robert Downey Jr. per il ruolo di Iron Man
Come si è arrivati alla scelta dell’attore di Sherlock Holmes per il ruolo del “genio, miliardario, playboy, filantropo“? Quando l’appena scritturato regista Jon Favreau fu chiamato alla pre-produzione del film, egli volle impostare il suo cinecomic sul personaggio principale, ovvero Tony Stark, un uomo che reinventa se stesso dopo un’esperienza traumatica che lo mette di fronte al suo passato. L’attore ricevette il ruolo già nel 2006. Molti addetti ai lavori non trovarono nella decisione del regista un punto di contatto e criticarono la sua scelta. Favreau, di contro, spiegando le sue ragioni disse: “I momenti migliori e peggiori della vita di Robert sono stati sotto gli occhi del pubblico. Doveva trovare un equilibrio interiore per superare quegli ostacoli che andavano ben oltre la sua carriera. Questo è Tony Stark.” Il successo di Iron Man, uscito nelle sale nel maggio del 2008, si deve in particolare all’eccezionale interpretazione dell’attore che pare esser un tutt’uno col suo personaggio.
L’evoluzione del personaggio e la sua eterna Civil War con Captain America
Ad Iron Man, primo tassello di un universo ora composto da ventidue film, considerando anche l’imminente Avengers: Endgame, si sono poi susseguite altre numerose pellicole che hanno mostrato il percorso evolutivo del personaggio interpretato da Robert Downey Jr. Sempre più plasmato nel suo ruolo, Tony Stark si imbatte, per certi versi, in un ostacolo nell’incontro con Steve Rogers, aka Captain America, in Marvel’s The Avengers, primo dei quattro Avengers che finalmente riunisce i membri originali dell’UCM. Perché considerare Steve Rogers un ostacolo per Tony Stark? Chiaramente sarebbe scorretto e sbagliato riferirci al personaggio interpretato da Chris Evans come il nemico di Stark. Tuttavia gli screzi e le incomprensioni, raggiunte in Captain America – Civil War, appunto, sono motivo di nuove consapevolezze e nuova crescita non solo per Iron Man, ma anche per Rogers stesso. La bravura dei due attori, d’altra parte, aiuta la narrazione, lo sviluppo e le interazioni tra i due personaggi più importanti dell’Universo Cinematografico Marvel: due leader a scontro/confronto costante. Diventa quindi motivo di ulteriore approfondimento psicologico e comportamentale di un personaggio, Tony Stark, che muta continuamente e cresce costantemente sbrigliando di dosso una staticità che, nella sua eventualità, avrebbe portato al decadimento del personaggio stesso.
Avengers: Endgame e l’ultima battaglia uniti contro il male
Dopo Civil War e la diatriba sugli accordi di Sokovia porta il gruppo Vendicatori a smembrarsi in due fazioni. Ciò guida Tony Stark in un momento di crisi interiore poi ampliato dalla minaccia incombente di Thanos. Se con Marvel’s The Avengers Iron Man si era spinto oltre per salvare l’umanità anche a costo di dire addio alla sua amata Pepper Potts, con Infinity War Robert Downey Jr. scorta il suo personaggio ad un livello mai visto prima. In una evoluzione quasi massima, l’Iron Man che ora vediamo è un uomo provato dalla minaccia di un male sempre più vicino, inerme verso la perdita di persone care, forte, determinato, ma distrutto. Un caleidoscopio di emozioni trafigge lo spettatore che, dopo ben dieci anni dalla sua prima apparizione, si trova di fronte ad un Tony Stark quasi completamente trasformato. Un uomo che ha smorzato il suo iconico sarcasmo iniziale, ora condiviso da una nuova profondità interiore che, al tempo stesso, non destruttura la sua identità. Con Endgame, in arrivo nelle sale italiane il 24 Aprile 2019, si prospetta l’arrivo sulla punta della piramide.
Iron Man: la fine dei giochi?
Dopo Avengers: Endgame non si conosce il futuro di Iron Man nell’Universo Cinematografico Marvel. Speculazioni sempre più forti parlano di un addio, così come quello previsto per Captain America. Il viaggio lungo undici anni potrebbe quindi volgere alla sua naturale conclusione. Qui ci si chiede se una prospettiva del genere sia quella più giusta per un personaggio che, nel bene e nel male, ha dato tutto. Senza quel convincente Robert Downey Jr. che dei suoi fallimenti e delle sue vittorie di vita ha raccolto materiale utile per costruire il suo alter ego cinematografico, probabilmente oggi non avremmo l’Universo Cinematografico Marvel che noi amiamo e ben conosciamo.