Lo Spietato: recensione del film con Riccardo Scamarcio
Lo Spietato è il gangster movie di Renato De Maria che omaggia il noir-poliziottesco anni Settanta e Ottanta, ispirato dal cinema di Scorsese.
Tratto dal romanzo Manager Calibro 9, Lo Spietato è un film diretto da Renato De Maria e interpretato da Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco, Alessio Praticò, Alessandro Tedeschi, Marie-Ange Casta, Ignazio Oliva e Matteo Leoni.
Le vicende narrate dal film sono quelle del protagonista Santo Russo (Riccardo Scamarcio), giovane calabrese che finisce a Buccinasco ancora giovane. Il padre, una volta criminale, è caduto in disgrazia con la ‘ndrangheta e ora, con la famiglia, pare condurre una vita tutto sommato tranquilla, senza particolari sconvolgimenti. Tuttavia, è proprio dal momento in cui Santo si ritrova a Buccinasco che la sua vita prende una piega inaspettata e il ragazzo si ritrova, senza apparente connessione con la “storia” famigliare, a condurre la stessa vita che una volta apparteneva al padre. In un attimo, Santo diventa un rispettato e potente “uomo d’affari” grazie a giri sporchi e traffico di droga illegale, e si divide fra la devota moglie cattolica (Sara Serraiocco) e l’amante-artista (Marie-Ange Casta), con cui passa sempre più tempo.
Lo Spietato omaggia il noir-poliziottesco italiano anni Settanta e Ottanta
Sin dalle prime sequenze de Lo Spietato è chiaro quali siano i punti di riferimento di Renato De Maria nella realizzazione dell’opera. Manager Calibro 9, primaria opera di riferimento del regista, è un titolo che non suona del tutto sconosciuto a chi mastica un po’ di cinema di genere italiano: impossibile che la mente non vada, infatti, al noir-poliziottesco diretto da Fernando Di Leo nell’ormai lontano 1972, Milano Calibro 9. Il lontanissimo ’72, anzi, perché il film di De Maria omaggia con gusto un certo tipo di cinema che, rarefacendosi sempre più nelle due decadi seguenti, è andato totalmente scomparendo con l’avvento del nuovo millennio, più impegnato sul versante delle commedie (e non sempre sofisticate, anzi), unico genere sopravvissuto che sembra ancora di particolare interesse per le produzioni nostrane.
I riferimenti del film, da Goodfellas a Milano Calibro 9
Lo Spietato, da questo punto di vista, sembra già un film importante, forse anche parecchio: la parabola d’ascesa e progressiva decadenza di Santo Russo, che ricopre tre decenni e tre epoche diverse, è accompagnata da un apporto musicale che in tutto ricorda il sapore funky delle colonne sonore di una volta, quelle che facevano da sfondo agli inseguimenti febbricitanti di Cani arrabbiati o dei film di Di Leo, e di questi artisti si riprende (oltre a un’esplicita citazione di Milano Calibro 9 in un locale con alcune ballerine) lo stesso gusto per la messa in scena, per inquadrature di ampio respiro che valorizzano le location facendo diventare Milano, ancora una volta, una città anomala e fuori dal comune.
Lo Spietato e l’ottima performance di Riccardo Scamarcio
E Riccardo Scamarcio, che ha il volto giusto e lo stesso carisma perfetto dei protagonisti di quel cinema, riesce nell’intento di dare vita a un uomo che di ambiguo ha ben poco, forse nulla (soprattutto per la moglie, la sempre più brava Sara Serraiocco, che sa leggere negli occhi di un uomo che conosce da sempre): gli piace credersi imprenditore, credersi speciale, senza dimenticare il cattolico e anche scontato dualismo che lo divide nell’anima e che non lo rende affatto diverso da tutti gli altri. Senza dubbio è riflesso preciso, sempre ironico, di un tipo di italoamericano che il cinema di Scorsese degli anni novanta ha imparato a far amare. E non è un caso che anche i riferimenti a Goodfellas, su ammissione di De Maria stesso, siano sparsi e molteplici: è la voce di Santo che racconta, con una sottile cadenza calabrese che i tanti anni vissuti nella Milano da bere non sono riusciti ad estirpare, la sua vita in voice-over mentre litri di sangue scorrono sullo schermo e rapine dal montaggio serratissimo ritmano la narrazione.
Non fosse per un intreccio non sempre convincente, forse non adeguatamente esplorato in fase di scrittura, fulcro su cui vertono invece le grandi opere che vengono omaggiate senza sosta e con tanta passione, si potrebbe parlare de Lo Spietato come un film davvero speciale. Agli amanti del buon vecchio noir italiano, tuttavia, potrebbero bastare le nobili intenzioni e qualche momento sinceramente appassionante per rivivere un modo di concepire il cinema che non esiste più.
Lo Spietato è in sala l’8, il 9 e il 10 aprile e arriva su Netflix il 19 aprile, con Nexo Digital.