Monuments Men: recensione
Monuments Men è un film diretto da George Clooney prodotto dalla 20th Century Fox; è uscito nelle sale italiane lo scorso 13 Febbraio. Racconta la vera storia di un gruppo di americani intenti a recuperare delle opere d’Arte trafugate dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Robert M. Edsel: Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia. Con uno stile puramente americano e hollywooddiano vediamo architetti, critici, direttori di musei ed esperti d’arte, come soldati inesperti, ma uniti dal desiderio di recuperare pezzi di inestimabile valore e portarli via dalle mani di chi ha voluto rubarli e distruggerli.
Le premesse per un buon film ci sono tutte: una storia vera, non ancora approfondita al cinema, un grande cast, eppure la pellicola si perde in un astrattismo fluttuante che rende difficile una classificazione decisa. Clooney mette in tavola dramma e commedia senza determinazione e ciò che ne deriva è un prodotto certo simpatico e gradevole, ma non unico e sorprendente. Anche la palese critica contro i colpevoli di tali barbarie, come il furto e la distruzione di opere d’arte, d’architettura e scultura e prediche verso la salvaguardia della cultura, scivolano in una banalità già vista e, in un certo senso, che pavoneggia se stessa. Ciò non toglie la nobiltà dell’impresa che ha visto la vittoria di questi caparbi uomini nel proteggere non solo la mera opera d’Arte, ma la Storia dell’uomo raccontata per sculture e dipinti.
La sceneggiatura non brilla ed è priva di grandi momenti di tensione e suspense. Sembra che la commedia sia più corposa a discapito di una drammaticità che è sicuramente cercata, ma non raggiunta del tutto.
Non c’è omogeneità quindi fra serietà e frivolezze, e più che un film bellico, somiglia ad una caccia al tesoro avventuriera.
Se non altro, il grande cast cerca di bilanciare una scrittura senza guizzi: oltre allo stesso Clooney, capo della spedizione, con quel suo fare a metà fra dramma e commedia, dà una buona prova di sé, come pure i miti del Cinema Bill Murray e John Goodman. Matt Damon ben si cala nel ruolo del Monuments Man James Granger, e la sempre ottima, ma meno eccezionale della sua Jasmine, Cate Blanchett. Ineccepibili anche le performance di Jean Dujardin, premio Oscar per The Artist, Hugh Bonneville, Lord Grantham in Downton Abbey, e Bob Balaban.
Monuments Men è un prodotto certamente serio e ben intenzionato, forse poco capace di imporsi come avrebbe dovuto. E’ un film in un certo senso romantico: sicuramente una dichiarazione d’Amore verso l’Arte e la Cultura e verso il grande bagaglio storico che ogni opera porta dietro di sé. Commuove, diverte, fa anche pensare persino, senza però spiccare veramente il volo.
In poche parole, Monuments Men è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, è un film con pregi e difetti. Avrebbe potuto essere un capolavoro, ma è soltanto un buon film senza infamia è senza lode.
E’ una mezza vittoria (o una mezza sconfitta).