Into Darkness – Star Trek: recensione del film di J.J Abrams
Recensione di Into Darkness - Star Trek, sequel del film del 2009, che convince integrando un Benedict Cumberbatch che ruba la scena alla concorrenza.
Il seguito del fortunato reboot del 2009 viene ripreso con grazia e voglia d’innovare da J.J Abrams. Un racconto ricco di avventura invade gli schermi e i protagonisti dell’Enterprise sono più affiatati che mai. L’introduzione del villain iconico della serie Star Trek Khan è una componente aggiunta di grande valore, che contribuisce a una maggior scorrevolezza della trama imbastita.
Into Darkness – Star Trek: spazio, ultima frontiera
Il capitano della USS Enterprise James T. Kirk e il suo equipaggio vengono proiettati oltre i confini dello spazio, con l’intenzione di apprendere ed esaminare nuove culture e pianeti inesplorati. Il sequel di Abrams verte sulla scoperta, sul senso dell’avventura e su pericoli che possono mettere a repentaglio l’intera Flotta Stellare. La regia appare molto più dinamica, ponendo l’accento sulle dinamiche ormai avviate del gruppo di esploratori spaziali. Il problema più grande dei sequel è che dietro le ambizioni di fare più e meglio del predecessore, dietro la ferma intenzione di rendere il prodotto più pomposo ed esplosivo, raramente sembra esserci una strategia che possa materializzare tali ambizioni.
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Per fortuna, in Into Darkness si viaggia liberi addentrandosi in toni più seri. Non si esaltano le scene d’azioni muscolari e non si inseriscono orpelli grafici per il gusto di stupire a tutti i costi. Si scansa persino la venatura fortemente comica a favore di una trama ricolma di colpi di scena, con una minaccia insidiosa che è in grado di smuovere le fondamenta dell’equipaggio. Il reparto tecnico viene comunque esaltato, si offrono meraviglie visive che fungono più da contorno e valorizzano il viaggio vorticoso compiuto dai personaggi. Il pregio più rilevante del film risiede in un villain enigmatico, che elabora strategie offensive e difensive nei momenti più inaspettati. Un’incognita che prende il nome di Khan.
Into Darkness – Star Trek: una minaccia di cui tener conto
Khan è un terrorista subdolo, una versione aggiornata del personaggio introdotto al cinema nel 1982 con Star Trek- L’ira di Khan. Benedict Cumberbatch incarna lo spirito combattivo del personaggio, offrendo molte più sfaccettature e uno scopo che viene compreso dagli stessi membri dell’equipaggio dell’Enterprise. Nell’universo alternativo nella quale è ambientato il film, si compiono degli step necessari per caratterizzare al meglio le figure che hanno sempre spiccato nella serie televisiva e nella saga cinematografica. Il risultato è molto convincente, regalandoci delle parentesi improntate sul dramma, sul sacrificio e sul significato di perdita e riconquista di una propria dignità.
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Si deve dare il merito ad Abrams e agli sceneggiatori Alex Kurtzman, Roberto Orci e Damon Lindelof per aver condensato in poche ore e in maniera creativa quello che la serie classica aveva il tempo di fare nel corso di anni di sviluppo d’intrecci: costruire personaggi, rapporti e lasciare che il pubblico si affezioni a essi. Accantonati i paradossi temporali e il soggetto della manipolazione degli eventi tramite l’iperspazio, Into Darkness si concentra sul confronto fra Khan e la coppia Kirk e il vulcaniano Spock, complementari per natura ma ancora incapaci d’intendersi davvero, limitati dalla logica e dall’impulsività. Il disassemblaggio dell’animo umano di fronte a eventi spettacolari e più grandi dei protagonisti è la chiave di volta per far funzionare il comparto narrativo del film.
Into Darkness – Star Trek: effetti speciali funzionali
Una trama potenziata da effetti visivi ricchi di dettagli, che enfatizzano i passaggi più intensi della pellicola. Lo spettacolo emerge grazie a una collaborazione vincente fra regia ed effettisti. Abrams maneggia con cura la cinepresa, con una sensazione ricreata di shaky-cam dal ricercato gusto estetico. Si è dentro l’azione, ma focalizzandoci su ogni gesto compiuto dai personaggi. L’emotività prevale sui fuochi d’artificio, è bene ricordare che serve aggiungere dello spessore nelle fasi dinamiche per rafforzare la componente del coinvolgimento.
L’apporto musicale a cura di Michael Giacchino (premio Oscar per UP e autore della soundtrack del precedente capitolo del 2009) è incentrato sull’arrivo del nuovo antagonista e sulle motivazioni che lo spingono a rivoluzionare l’intero assetto narrativo del sequel. Una scelta indovinata e dettata dalla voglia di aumentare il grado di immersività durante i passaggi più significativi. Il tema riservato all’Enterprise viene scomposto e ricostruito, seguendo i ritmi impostati dalla nuova sfida che incombe sull’intero equipaggio. La confezione rimane solida, aggiornata e con un cast svecchiato a tener testa all’azione su vasta scala e con la posta in gioco molto alta.