Rocketman – 5 motivi per cui dovete vedere il film su Elton John
La vita e la carriera di Elton John diventano un film grazie a Rocketman e noi vi diamo i 5 motivi fondamentali per cui non potete perderlo.
Il sogno diventa musica e la musica diventa realtà cinematografica. È ciò che accade con Rocketman, biopic sulla vita, gli eccessi e le stravaganze di un’icona della musica, di una personalità che ha arricchito il panorama sonoro con l’originalità dei suoi enormi occhiali e ha spopolato sulla scia glam-rock degli anni Settanta. Elton John, più di settant’anni e in giro per il mondo per gli ultimi concerti della sua carriera con il Farewell Yellow Brick Road World Tour, trasforma la propria esistenza in pellicola e fa dirigere la sua storia, tra mancanze familiari e ricerca d’amore, dal Dexter Fletcher di Bohemian Rhapsody. Rocketman è la fantasia che non solo ripercorre la vita di un artista tra i più influenti di sempre, ma ne plasma un immaginario da musical che ne permette la fascinazione istantanea.
Un’opera che ripercorre i successi sonori del cantante, riproponendoli in una variante deliziosamente filmica, che si fa vero traino della pellicola e ne permette una fruizione coinvolgente e appassionata. Tanti sono i motivi per cui Rocketman può trasportarvi davvero sulla luna, ma 5 sono quelli per cui non dovete assolutamente perderlo.
Rocketman: Taron Egerton è Elton John
Per Taron Egerton, quello di Rocketman, non è stato il primo approccio cinematografico con il talento della musica Elton John. Era il 2016 quando il suo gorilla Johnny in Sing si dilettava con I’m Still Standing e, tre anni dopo, l’attore britannico non solo presta la voce al connazionale, ma ne indossa i vistosi abiti e si accinge a interpretarlo dagli inizi del suo successo vorticoso. Un lavoro di mimica attento e minuzioso, che non cerca l’imitazione né il plagio, ma l’appropriazione di uno stile da modellare sulla propria figura d’attore e adattarla non solo alle proprie corde vocali, ma alla propria abilità di porsi nella vita e su di un palco. Egerton, in una prova canora che ricarica di emozione i singoli di Elton John, lascia trasparirne la dimensione magica. E nei suoi silenzi, negli sguardi dietro i grandi occhiali, nel disperato bisogno di calore, fa guardare oltre il fuoriclasse, in una dolcezza sincera e genuinamente complicata.
Rocketman: quando la vita diventa fantasia
Non solo hit famose, né semplice riproduzione di brani che hanno fatto la storia. Rocketman interpreta i significati dei testi del proprio esecutore e li adatta a una sceneggiatura che lascia confluire l’immaginazione e la vita vissuta per farle conciliare in un unico linguaggio, quello del cinema, dell’invenzione, dove un bambino può dirigere un’intera orchestra dalla propria cameretta e un uomo-razzo può schizzare in aria fino in cielo. Dexter Fletcher dona al proprio Rocketman delle sequenze che attingono dal favoloso, lontane dalla consistenza di questo mondo per entrare a fare parte di un racconto che ha da regalare canzoni sott’acqua e ragazzini al pianoforte che ci aspettano sul fondo di una piscina. O staccionate oltre cui precipitarci per vivere sabati sera all’insegna dei luna park e della danza. Sono diverse le scene che questo Rocketman saprà incastonare nell’immaginario, che fanno sentire leggeri come quando ci si esibisce per la prima volta davanti al proprio pubblico.
Rocketman: I’m Still Standing
L’onestà che Elton John ha messo nel progetto, fa di Rocketman uno specchio attraverso cui guardare in profondità, per lasciare che sia la dose di messa a nudo di un uomo, e prima ancora di un ragazzo, a comunicare al di là della propria componente musicale. Accostata alla cura dell’interpretazione di Taron Egerton, il cantante ha fatto in modo che Rocketman fosse di una sincerità schietta. Le droghe, la promiscuità ossessiva, gli sbagli in cui ha trascinato anche coloro che non avrebbero meritato di ritrovarsi nei peggiori incastri della sua vita. E, ancor più doloroso, la rappresentazione di una famiglia scostante, imperturbabile di fronte alle richieste di un bambino che voleva solo essere abbracciato. Una visione straziante, ma che ha saputo trovare nella musica la propria rinascita continua. Sia nella realtà e, ancor più, nel film.
Rocketman: Be(r)nie and the Jets
Non solo un toccante Taron Egerton, sulla scena Jamie Bell e Richard Madden sono l’angelo e il diavolo della vita di un protagonista che dovrà continuamente confrontarsi con le due scostanti realtà. Rispettivamente nella parte di Bernie Taupin, paroliere degli indimenticabili testi di Elton John, e John Reid, suo manager, i due attori sono la comprensione e la determinazione cieca che si fronteggiano nella salvaguardia dell’esistenza di un artista, ma, ancor prima, di una persona. La bonarietà di Bell si contrappone alla malignità quasi mefistofelica di un uomo d’affari intransigente come quello riportato in maniera ottima da Madden, che nel puntare le debolezze del proprio amante innalza una maschera impenetrabile, che della durezza fa il proprio bigliettino da visita. Un cast che supporta il proprio personaggio principale senza mai lasciarsi sopraffare, nonostante le sue piume colorate e le tutine luccicanti possano essere un sostanzioso impedimento.
Rocketman: sono gli anni ’70, bellezza!
La ricostruzione dei costumi e delle scenografie di Rocketman permettono alla spettatore di mettere piede nelle strade della periferica Inghilterra e nei locali alla moda hollywoodiani. Rimarcando uno stile che rimarrà immortale nella memoria, Julian Day non trascura alcun dettaglio dell’abbigliamento dei suoi interpreti, rendendolo una perfetta riproduzione della marca dell’epoca, ma con la capacità di aggiornarlo in modo talmente accattivante da far risalire la febbre del sabato sera fino ai giorni d’oggi. Dalle scarpe alate del cantante ai suoi outfit sul palcoscenico, il compartimento costumi è protagonista tanto quanto gli attori stessi, supportato dall’operazione di ricostruzione storica di Marcus Rowland e facendo degli anni della giovinezza e del successo di Elton John i più irresistibili mai visti.