Fallout 4: benvenuti nell’apocalisse next-gen
Fra tutti i titoli usciti nel 2015, con Fallout 4 forse siamo di fronte forse a quello più atteso degli ultimi anni, e forse anche il più complesso da analizzare. Sì, perché amati o odiati, i titoli di casa Bethesda hanno una cosa in comune: la loro uscita rappresenta un evento nell’universo videoludico.
Non è compito banale quello di parlare di un titolo come Fallout 4. Si può optare per una fredda e asciutta descrizione del contenuto, oppure gettarsi anima e cuore in quello che è uno dei setting più iconografici del panorama gaming degli ultimi quindici anni.
Fallout si basa su un semplice quanto efficace assunto: la guerra Fredda è diventata la Terza guerra mondiale. La Cina comunista ha sganciato bombe nucleari sugli Stati Uniti, che sono diventati una terra desolata, con pozze radioattive ogni dove, mutanti pericolosi, comunità allo sbando che cercano in qualche modo di tornare alla vita e predoni che invece vivono di espedienti, furti, schiavitù ed omicidio.
In questo drammatico panorama esistono dei rifugi anti atomici che possono ospitare intere comunità, i Vault. Alcuni sono stati devastati dalla guerra o dai predoni, altri, invece, si sono mantenuti intatti nei decenni. Ed è proprio da uno di questi, il Vault 111, che emerge il nostro (o la nostra) protagonista.
Al viaggiatore solitario (un po’ meno solitario, in questo capitolo, grazie alla compagnia di Dogmeat, un cane lupo animato magistralmente), toccherà un’opera di esplorazione capillare dell’area di Boston. Insediamenti e baracche, stazioni della metropolitana, comunità isolate, zombi, mostri mutanti… Tutto nella zona contaminata è potenzialmente mortale, anche il cibo, o l’acqua, che mantengono la loro radioattività anche a distanza di decenni.
Da sempre Fallout è stato contraddistinto da un’iconografia molto forte: il tempo si è fermato durante i favolosi anni 50, per cui le auto, la grafica, i cartelloni pubblicitari sono quelli dell’epoca. Solo la tecnologia è leggermente diversa. In questa realtà alternativa, infatti, dopo le bombe sul Giappone, gli Stati Uniti hanno investito i propri sforzi per convogliare l’energia atomica negli elettrodomestici, nelle automobili, dando energia illimitata a tutti. Strizzando così l’occhio alla fantascienza distopica tipica della guerra fredda.
Ora, dopo lo scoppio dell’ennesima guerra, tutto è sommerso da polveri radioattive, contorto e distorno da decenni in balia di una natura contaminata e selvaggia, che ha ripreso possesso del suo spazio, ma in modo distorno e malato.
In questo scenario apocalittico (per chi non lo sapesse, col termine fallout si intente proprio l’inverno nucleare) infiniti sono i pericoli e ancor di più le possibilità: il protagonista può interagire con centinaia di personaggi, commerciando, relazionandosi, compiendo missioni e, naturalmente, uccidendo.
Fallout 4: Il futuro distopico e post nucleare è tornato più splendido che mai
Non siamo in un classico FPS e il sistema di puntamento SPAV (tempo rallentato per dare al giocatore la possibilità di scegliere dove mirare la propria arma) fa ritorno in questo capitolo più bello che mai, tuttavia Bethesda ha davvero fatto molto per migliorare il comparto action (anche grazie all’eperienza maturata da Id Software), e ora è possibile aggirarsi per la mappa col fucile in mano ad affrontare i nostri nemici con un approccio più dinamico e meno da GdR.
A proposito della mappa, ormai è cosa nota che i giochi di un certo livello possono vantare decine di chilometri quadrati da esplorare, con centinaia di location da scoprire in una sorta di gara a chi mette in piazza la mappa più grande. In questo caso abbiamo un’area leggermente ridotta rispetto a Fallout 3, e tuttavia è incredibilmente aumentata la densità di location. Ora la sensazione di vagare in una landa desolata è ridotto, pur mantenendone intatte le suggestioni, a favore di una maggior quantità di cose da vedere e scoprire.
Ma le cose da fare non finiscono qui: oltre alle immancabili missioni principali e secondarie, si possono approntare interi insediamenti per tentare di ricostruire piccole comunità da far crescere; si possono intraprendere relazioni commerciali e legami amorosi (tutti coronati dall’immancabile fade-to-black); si possono costruire nuove armi, combinando un’infinità di componenti, e armature; compaiono mini-giochi (come quelli in stile Donkey Kong e Missile Command, ma con personaggi iconografici del titolo), viene potenziata l’esplorazione: ora è possibile osservare il contenuto grazie ad un menù che fa l’occhiolino alla realtà aumentata, riducendo quindi i tempi di esplorazione ed eliminando le perdite di tempo per i contenitori vuoti.
Ma anche la parte di crafting è stata sensibilmente potenziata: ora le armi sono modificabili quasi in ogni loro parte, carrello, canna, manico, mirino, caricatore… per un numero di combinazioni davvero impressionanti. E questa versatilità vale anche per le armature.
Dal punto di visto dell’impatto grafico sono stati fatti passi da gigante rispetto ai titoli precedenti di Bethesda, anche grazie alla potenza delle console di nuova generazione: dalle particelle alla gestione della luce alla pulizia dei dettagli. Tutto brilla come tirato a lucido e se ad un primo sguardo alcuni storceranno il naso facendo il confronto con altri titoli open world, il problema nasce dalla mancata visione di insieme. Nei singoli dettagli, occorre precisarlo, Fallout 4 viene superato da altri giochi di recente uscita; tuttavia non esiste altro gioco su Xbox One o PS4 con una tale portata narrativa, intrecci e versalità di questo mondo devastato. Non solo: le cut scene sono state inserite in modo decisamente convincente e danno al titolo un’impronta più cinematografica, cosa di cui si sentiva decisamente la mancanza nei titoli precedenti. La storia ora segue in modo più continuo e meno frammentario le evoluzioni del nostro eroe che, grazie anche ad un sistema di avanzamento del personaggio ben calibrato, si plasma sotto le nostre mani, ora dopo ora, in modo da caratterizzarsi in maniera ben definita. Possiamo avere un commerciante, un pistolero o un ladro sopraffini… ma non tutte e tre le cose contemporaneamente, a meno di non spendere enormi quantità di tempo. E la storia si plasma insieme al nostro eroe, con linee di dialogo uniche in base alle caratteristiche del personaggio e opzioni relative al comportamento generale.
Un’ultima nota va dedicata al doppiaggio. Finalmente il nostro (o la nostra) protagonista è dotata di voce propria ed è una voce eccezionale. I dialoghi, completamente in italiano, sono doppiati in modo eccelso, con le giuste intenzioni e intonazioni. Questo, unito ad una regia decisamente dinamica, fa si che le lunghe sessioni di dialogo coi personaggi siano finalmente un piacere da seguire. Chi temeva di doversi adattare a nuove lunghe sessioni con personaggi fermi come statue e con scarsa sincro, dovrà finalmente ricredersi.
In conclusione possiamo dire senza alcuna remora che Fallout 4 è il miglior RPG mai prodotto da Bethesda, una che la sa lunga sull’argomento. Non è un gioco facile o di immediato approccio: chi non lo ama, continuerà ad odiarlo. Chi si è innamorato della zona contaminata con Fallout 3 potrà trovare qui tutto quello che aveva adorato nel capitolo precedente, e molto molto di più.