RFF2015 – Versailles 1×01: recensione
Benvenuti alla Corte del Re Sole! Arriva in anteprima all’edizione 2015 del Roma Fiction Fest il nuovo drama in costume che, siamo certi, attirerà l’attenzione dei disperati orfani di The White Queen e I Borgia. Versailles – produzione francese in lingua inglese – è un prodotto ambizioso che vede tra gli showrunner Simon Mirren (Senza traccia, Criminal Minds) e David Wolstencroft (Spooks), alla produzione la veterana Canal + che ha ordinato dieci episodi per la prima stagione e ha riconfermato la serie per una seconda.
Francia 1667, Luigi XIV è diventato Re all’età di 5 anni e ora che è sulla soglia dei 28 teme una ribellione da parte della nobiltà francese. Passa tutto il tempo fuori da Parigi, nella tenuta di caccia del padre, quella che un giorno diventerà la splendida Reggia di Versailles. Nonostante tutti lo esortino a tornate nella capitale, il Re Sole decide di trasformare la “semplice” tenuta in un palazzo fiabesco dove rinchiudere i nobili per poterli controllare, una sorta di enorme e pomposa prigione dorata. A dargli appoggio ci sono il fedele valletto Bontemps, il capo della polizia Fabien e il fratello Philippe detto Monsieur. Intrighi, sesso e potere è questa la ricetta di Versailles.
Diretto da Jalil Lespert, regista di Yves Saint Laurent, il pilot di Versailles presenta uno schema che ben conosciamo che poggia le basi sul livello attoriale e su una scrittura affascinante, glamour e patinata, un progetto ambizioso che vuole sfidare apertamente la grandi produzioni britanniche e americane ma che inevitabilmente si trova davanti il più classico degli errori, la poca originalità. Una produzione mastodontica che però non porta nulla di nuovo sotto il sole ricadendo in clichè che abbiamo visto in altre serie in costume, manca infatti, almeno per il pilot, il fascino dei Borgia e dei Tudors e, nonostante, la bravura del protagonista George Blagden (Athelstan in Viking) il personaggio di Luigi XIV è poco affascinante ed intrigante molto lontano dall’Enrico VIII di Jonathan Rhys Meyers.
Versailles: un drama in costume con poco appeal
Un inizio “tiepido” che non colpisce ma al tempo stesso non delude le aspettative, il tutto quindi si gioca negli episodi successivi nella speranza di riuscire ad intrigare lo spettatore, obiettivo che nel primo episodio viene centrato al cinquanta per cento, lo stesso Re Sole è poco delineato e caratterizzato, indubbiamente la trasposizione seriale vuole che non si riveli tutto subito ma al momento ci troviamo un personaggio senza appeal nonostante un background alle spalle non indifferente, l’argomento dell’ascesa al trono ad un’età così giovane viene semplicemente accennato, quando in realtà poteva essere un ottimo punto di partenza per delineare un tratto psicologico più affascinante. Non mancano intrighi di corte e scene di sesso che però, ormai, non colpiscono più come un tempo siamo quindi davanti ad una formula collaudata ma poco originale che trascina la serie in una spirale di deja vu.
Dalla sua parte Versailles ha a disposizione un cast sontuoso che oltre al citato Blagden vede Stuart Bowman nel ruolo di Bontemps; Fabien è Tugh Runyan (Battlestar Galactica); Alexander Vlahos è Philippe. Purtroppo però l’elevato stile recitativo non aiuta a far volare alto la serie che si ritrova, nel pilot, ad un volo raso terra senza mai decollare del tutto ne precipitare inesorabilmente.