Good Omens: chi sono e cosa simboleggiano i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse?
Cosa rappresenta in una serie come Good Omens un Cavaliere dell'Apocalisse? E cosa gli impedisce di avviare la fine del mondo?
Angeli e demoni, profezie stregate e passi biblici: è il dualismo la chiave in cui leggere il nuovo Good Omens, serie originale Amazon Prime Video che nasce con il romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman, quest’ultimo autore anche di American Gods e ideatore dell’intera serie con David Tennant e Michael Sheen. Rivali eppure amici da secoli, destinati per vocazione a fronteggiarsi, ma dopotutto entrambi contrari all’Apocalisse.
È, infatti, la fine del mondo ciò verso cui Good Omens si dirige, con un intero compartimento addetto allo scontro e proveniente direttamente dal grande libro sacro. Fine dei giorni messa in moto dall’Anticristo, il giovane Daniel Mays nel ruolo di Adam Young, ma che sono quattro figure essenziali a bramarla, orrori del mondo reale che prendono forma umana e si accingono alla distruzione del mondo.
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Si tratta dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, i tradizionali messaggeri degli ultimi giorni di sopravvivenza sulla Terra, e che nella Bibbia portano a compimento la morte della popolazione umana, mentre demoni e angeli combattono per il dominio celeste. Storicamente, i Cavalieri, erano Guerra, Carestia, Pestilenza e Morte. In Good Omens, però, le carte vengono scombinate – come, in fondo, l’amicizia tra un rappresentante del bene e uno del male, no? – così Pestilenza, sconfitta oramai dalla penicillina, ha ceduto il proprio posto a Inquinamento. Né il Paradiso né l’Inferno sanno bene chi sia a convocarli, sta di fatto che nella serie al suonare di un allarme i quattro vengono raggiunti dal servizio della FedEx, che si tratti di una zona di guerriglia o un ristorante al centro del nulla, per ritirare degli strumenti che ne determinano la convocazione.
Chi sono i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse in Good Omens?
Pur se non sembrano servire alcun maestro, i Cavalieri dell’Apocalisse, nella serie, arrivano esattamente quando l’Anticristo/Adam inizia a manifestare alla massima potenza i propri poteri, capaci di radere al suolo il mondo. Ognuno dei quattro personaggi porta con sé i propri talenti, ricoprendo un ruolo chiave nel climax di Good Omes.
Interpretata da Mireille Enos, Guerra prende le sembianze di una corrispondente nelle zone di guerriglia per il giornale fittizio National World Weekly. Quando il fattorino la raggiunge si trova in Nord Africa, guardando tre parti in discordia tra loro che tentano, fallendo, di trovare la pace. Si fa chiamare Carmine Zinderberg e nel giro di pochi minuti riesce a mettere zizzania tra i capi delle tre forze politiche causando il crollo delle negoziazioni. Ciò che le viene consegnata è una spada, arma tradizionale per Guerra. Lasciandosi alle spalle le ostilità che aveva acceso durante le contrattazioni di pace, si avvia verso il proprio destino. Quello che, in fondo, aspettava da sempre, mentre in questi sessanta secoli si è intrattenuta creando caos e morti in modo costante, tutto per prepararsi al proprio scopo.
Yusef Gatewood interpreta la Carestia aka Dr. Raven Sable, uomo d’affari che ama guardare la gente morire di fame, letteralmente. È facile vedere nella sua rappresentazione un’accusa alla moderna cultura della dieta e a quelle società ossessionate dall’essere snelle e magre, anche quando di cibo se ne potrebbe produrre in abbondanza. La prima volta che lo incontriamo è in una raffinata struttura, costosissima pur servendo semplicemente aria aromatizzata alla lavanda e schiuma al gusto di polpo. In più, possiede una catena di ristoranti in cui ha intenzione di distribuire il suo sostituto al cibo completamente artificiale: Chow food, equivalente simile al cibo vero, ma dal contenuto nutrizionale pari a zero. Anche questa è, probabilmente, una frecciatina verso i moderni deserti alimentari e la mancanza di sostanze nutritive nei prodotti commerciali di massa.
I Cavalieri dell’Apocalisse come riflessione contemporanea
L’oggetto che la FedEx consegna a Carestia è una bilancia. I pesi rimandano a doni biblici, i quali simboleggiano come la carestia sarà tra le cause che porteranno alla fine del mondo, in questo caso con l’aumento dei prezzi del cibo che non ne permetterà più la possibilità d’acquisto.
Terzo Cavaliere del gruppo è Inquinamento, per Dio responsabile di tanti morti quanti quelli causati da Guerra o Carestia. Motore a combustione interna, materie plastiche e erbicidi ad alta tecnologia. Quando il fattorino consegna ad Inquinamento il proprio oggetto lo trova seduto nel flusso del Sussex, talmente intasato di rifiuti da poter scorrere a malapena. Indossa una tuta bianca con una costante macchia di fumo nera e quando firma per il pacco la penna trasuda una sostanza simile a petrolio. Ciò che gli viene recapitato è una corona d’oro che, appena viene toccata, diventa nera.
Per quanto riguarda Inquinamento, questa volta Good Omens non si rifà a nessun parallelo biblico. Sostituire la pestilenza con l’inquinamento è un cenno a un mondo in cui l’umanità ha fatto grandi passi avanti nell’eliminazione delle malattie mortali, ma che potrebbero essere vane se non si combatte il problema dell’era industriale che avvelena il pianeta.
Chi dà il via all’Armageddon in Good Omens?
Brian Cox presta la voce, invece, al più noto dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, la Morte. Nessun oggetto simbolico per lei, giusto un appunto (sempre consegnato dallo stesso fattorino) con scritto “Vieni e vedi”, citazione di quando la Morte arriva su un cavallo pallido accompagnato da Ade. Non possiede alcuna faccia, ma bensì uno scheletro. Non è vulnerabile quanto i suoi tre compagni, essendo l’unico elemento che non potrà mai essere sconfitto dagli umani.
La missione dei Quattro Cavalieri è il dare il via all’apocalisse. Sia gli angeli che i demoni sono eccitati per il loro arrivo, perché significa che le fazioni possono iniziare a darsi battaglia. Good Omens, però, è molto chiaro: pur essendo uno scontro, non ci saranno eroi. I buoni, infatti, come l’Arcangelo Gabriele di John Hamm, sono molto più interessati al proprio ego piuttosto che alla salvaguardia della popolazione. Medesimo comportamento, benché più comprensibile, viene trasmesso dalle forze dell’Inferno. Pur non sapendo chi abbia stabilito le regole o le loro motivazioni, il destino vuole che angeli e demoni inizino a lottare con l’arrivo dei cavalieri.
Anche a Adam sfuggono i meccanismi che regolano i cavalieri e quando i suoi amici gli chiedono cosa ha in programma il quartetto, lui risponde illustrando un piano che comprende sistemi automatici che attiveranno i computer e li porteranno a scontrarsi contro gli umani. Ed è esattamente ciò che avviene, anche se non risulta chiaro se abbiano agito in virtù delle dinamiche descritte da Adam o per un piano già inizialmente organizzato. Dopo essere arrivati alla base aeronautica di Tadfield, vicino alla casa di Adam, Inquinamento mette fuori combattimento l’elettricità nel mondo, mentre Guerra attiva tutte le armi nucleari che riesce a trovare. Dopo che il fall-out nucleare avrà devastato l’ambiente, Inquinamento promette che continuerà la sua opera con la guerra chimica, con Carestia che intanto fantastica sulla fame che arriverà di seguito all’evento.
L’unico Cavaliere che non può essere sconfitto: la Morte
La presenza dei Cavalieri dell’Apocalisse contribuisce ad alzare il pathos della serie, stimolandone il momento di massima tensione, pur decretando poi la loro sconfitta. O meglio, una sconfitta parziale, ma importante per evitare che si compia l’Armageddon. La mancanza di un maestro, un creatore o un capo d’origine all’interno del quartetto causa l’abbattimento dei cavalieri. Mentre Guerra punta la spada infuocata e cerca di intimorire l’Anticristo e i suoi amici, la voce di Dio descrive i quattro più come derivazioni dell’immaginazione umana. Adam, perciò, pronuncia con calma la frase: “Più come incubi, davvero”, così che i suoi amici affrontino a turno i cavalieri, credendo ognuno all’opposto di Guerra, Inquinamento e Carestia. Pepper afferra la spada, urla la parola pace e Guerra va in fiamme. Wensleydale prende la spada e affronta Inquinamento, esclamando la sua fede in un mondo pulito, facendola scomparire. Mentre Brian affronta Carestia, dicendo di credere nel cibo, quello vero e soprattutto salutare.
La morte viene così spedita via facilmente, ma non può sottostare al controllo umano, poiché parte necessaria della vita, pur se spaventosa e sgradita. Pur scomparendo, dichiara che i Cavalieri non sono del tutto scomparsi e un giorno torneranno. E, anche se non si è arrivati ad una sconfitta schiacciante, la vittoria di Adam e i suoi amici serve ad mostrare come in Good Omens e nelle vita la religione viene formata, principalmente, dall’uomo e che la possibilità di sconfiggere i mali del mondo dipende tutta da loro, non dovendo fare affidamento a qualche particolare divinità.
La sconfitta dei Cavalieri dell’Apocalisse avviene attraverso la semplice convinzione che la bontà umana possa schiacciare l’idea restrittiva del peccato originale, che tiene ancorati gli umani alla religione, in cui risiedeva l’unico mezzo per elevarsi al di sopra del loro essere intrinsecamente imperfetti. Concetto che Neil Gaiman ha ben chiaro nella scrittura e che sapeva avrebbe potuto infastidire non poche persone. Adam e i suoi amici servono come prova che le persone possono essere migliori senza vivere la fede come necessità. Nonostante questo, però, la mancata eliminazione completa dei cavalieri serve come promemoria per ricordare che questa sarà una battaglia che non finirà mai.