Gaspar Noé su Climax: “Lo stato cerca di controllarci ma all’uomo piace perdere il controllo”
L'incontro con Gaspar Noé per l'uscita del suo nuovo film, Climax, uno squarcio orgiastico, dominatore e letale, dal 13 giugno al cinema.
Dopo aver diretto il suo capolavoro nel 2015, Love, in cui la cinepresa era dentro al corpo ad indagare il sesso, il coito, l’intimità di un amore viscerale, Gaspar Noé torna a dirigere non una pellicola ma un squarcio orgiastico, dominatore e letale: Climax, in cui il pubblico è ancora una volta schiavo e partner passivo delle sue immagini ma che questa volta si rivolgono alle performance di ballo. Gaspar Noé sa come incantare, divertire e disturbare il pubblico anche se ha ammesso che quest’ultima è una cosa che proprio non gli interessa. Peccato perché perturbare, evidentemente, gli riesce dannatamente bene.
L’incontro con Gaspar Noé per l’uscita del suo nuovo film, Climax, dal 13 giugno al cinema
Nella prima parte del film si vedono una serie di libri, VHS e DVD che incorniciano il televisore in cui vengono proiettati i casting dei ballerini.
“Si, alcuni di quei titoli sono Il diritto del più forte, La maman et la putain, Possession, Querelle de Brest, Salò, Vibroboy, Suspiria, Zombie, Eraserhead, Taxi Driver. L’unico momento autobiografico del film: ho messo un elenco dei film e dei libri che sono parte del mio universo. Facendo questa scelta ho evitato di porre in coda quelli che sono in qualche modo i film che e i libri che ho letto intorno agli anni ’80 e che mi hanno ispirato e condizionato. La dedica che c’è all’inizio, «a coloro che ci hanno fatti», non è solamente un riconoscimento ai nostri genitori ma anche ai professori o ai registi che in qualche modo hanno contribuito a costruirci.”
Nel film qualcuno ha messo qualcosa, una sostanza stupefacente, nella sangria. Eppure in un dialogo due ballerini dicono che c’è qualcosa di bizzarro all’interno della scuola di danza, come se ci fosse una possessione.
“Quando i due ballerini di colore dicono c’è qualcosa di strano in questo ambiente si riferiscono in realtà alle bandiere, ai simboli che sono presenti all’interno della scuola di danza: ci sono molte croci e si suppone che quello sia un luogo in cui si ritrovano movimenti di estrema destra, o un meeting di cattolici o di boyscout. I ballerini che rappresentano la Francia di oggi sono interessati e preoccupati di quello che vedono in questo ambiente.”
I protagonisti principalmente sono dei ballerini, non attori professionisti.
“Ho scelto dei ballerini, a parte Sofia Boutella e Souheila Yacoub, che sono le uniche che avevano fatto dei film e dei corsi di recitazione. A tutti i ballerini ho detto di cercare di essere loro stessi e di dare tutto davanti la macchina da presa. Quando ti trovi a lavorare con delle persone – come quelle che ho scelto – e dai loro dei dialoghi scritti e le forzi in qualche modo ad entrare in un personaggio entri in rituale che non mi interessa. Preferisco fare un film fresco, vivo. Non ho scritto praticamente nulla, la mia forza oggi è quella di non scrivere.”
Gaspar Noé: “Al cinema cerco di fare qualcosa di non consueto, attrarre lo spettatore con qualcosa a cui non si è abituati”
C’è un legame molto stretto tra l’amore e il sesso e la morte.
“La morte è parte della vita, se non si avesse paura di morire la vita sarebbe noiosa. L’atto sessuale è un modo per sentirsi vivi, una vitalità legata sempre alla morte. Non c’è niente di più noioso che andare ad un matrimonio e non c’è nulla di più interessante che andare ad un funerale. Nel matrimonio ci sono tutti questi rituali, già scritti, invece in un funerale c’è qualcosa di più vero. Fare un film dove non c’è la presenza della morte sarebbe noioso.”
Climax ha avuto il visto censura al cinema.
“Il film è stato vietato ai minori, sempre a seconda del paese in cui è stato distribuito. Un film con cui ho avuto problemi invece è stato Love, perché in quel film si vede il pene e purtroppo ancora oggi mostrare il pene al cinema è ancora problematico. Si possono far vedere persone sgozzate, mitragliate ma non si può far vedere un sesso.”
La musica è centrale nel film: Soft Cell, Moroder, Daft Punk.
“Ho scelto molti brani musicali della metà degli anni ’80 che ascoltavo all’epoca. Abbiamo scelto versioni strumentali di quei brani, alcune non erano nemmeno uscite a livello discografico. Ad esempio la versione di Angie è strumentale perché non volevamo che il cantato interferisse con i dialoghi tra i ballerini. Infatti quella versione l’abbiamo dovuta registrare, non è firmata dai Rolling Stones.”
Climax è un film scioccante?
“No, questo è un film sulla danza, che è un mondo che mi interessa molto. Non ritengo che questo film sia scioccante. Ho amato Possession, Eraserhead, Querelle de Brest, ma in questo caso il mio desiderio non era quello di scioccare ma di fare un’opera divertente. Un film è un’opera collettiva: quando farò un film su un’ospedale psichiatrico in cui sono richiuse delle persone che rischiano il suicidio avrò realizzato un film serio.”
La scena finale è particolare: una tempesta di neve che entra in conflitto con gli scenari brucianti all’interno della scuola.
“Il film è stato girato cronologicamente. Dopo tre giorni di riprese ha cominciato a nevicare furiosamente ed è durato diverso tempo. Quindi ho approfittato della distesa di neve per girare qualche scena con una ballerina. La cosa che trovo interessante è la questione cromatica. La neve, che è di colore bianco, nella cultura giapponese è il colore della morte: il nero è la vita e il bianco è la morte. Mentre per noi è il contrario. Comunque ci tengo a precisare che la scena in questione non è stata ispirata da Shining, come qualcuno ha sottolineato in alcune recensioni.”
Cosa simboleggia il bambino nel suo film?
“Ho visto un film, Rize di David LaChapelle, in cui tra questi danzatori di krumping si vedono bambini di quattro o cinque anni, e quindi ho voluto inserire nel film un bambino che potesse ballare in un modo psicotico. Quando si inserisce un bambino in un film noi proiettiamo le nostre ansie, ci identifichiamo in qualche modo, perché è una creatura in divenire, fragile.”
L’uomo cerca uno stato alterato.
“Nel film ci sono due aspetti: l’aspetto dionisiaco della festa, in cui ci si lascia andare anche orgiasticamente, e la barbarie che è il contraltare. Ci sono queste due strade che si possono intraprendere quando si assumono droghe, ci si trasforma in un animale ma l’uomo in fin dei conti è un animale. Non c’è una grossa differenza. Lo stato, l’ordine costituito cerca di controllarci ma all’uomo piace perdere il controllo.”
C’è uno stravolgimento della grammatica cinematografica in Climax.
“Al cinema cerco di fare qualcosa che non è stato già visto, non necessariamente sconvolgere il linguaggio cinematografico ma cercare qualcosa di non consueto, provare ad attrarre lo spettatore con qualcosa a cui non si è abituati.”