Celles Qui Restent: il film in anteprima al Biografilm Festival 2019
Uscirà anche in Italia il film di Ester Sparatore, Celles qui restent, che sarà proiettato in anteprima italiana al Biografilm Festival.
Arriva in anteprima italiana al Biografilm festival 2019 il film di Ester Sparatore, Celles qui restent, prossimamente al cinema
Dopo aver partecipato a Vision du Rèel a Non, arriva anche a Bologna Celles qui restent. Il film di Ester Sparatore, infatti, sarà proiettato in anteprima italiana al Biografilm Festival il 9 giugno 2019 e uscirà prossimamente al cinema presentato da Kino produzioni. Si tratta di una coproduzione Francia-Italia-Belgio tra Films, Kino produzioni, High Sea Production e Scope Pictures con il sostegno di Aide aux cinémas du monde, Fondo sviluppo coproduzioni Italia-Francia CNC-MiBAC, Institut Française, Eurimages, Women Make Movies, Scam.
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Al centro delle vicende Om El Khir Ouirtatani, una donna tunisina che dal 2012 è impegnata con altre sue conterranee una battaglia per scoprire la verità sui mariti, figli e fratelli scomparsi nel tentativo di raggiungere l’Europa. Viene così messo a fuoco il dramma delle donne-fotografia, così chiamate per i ritratti dei loro cari che impugnano nelle loro proteste. La regista del documentario ha spiegato:
Non è la prima volta che tratto questi temi, seppur in maniera molto diversa. Nel mio film precedente, Mare magnum, ho provato a raccontare la vita di Lampedusa incuriosita dalla grande attenzione mediatica su questa piccola isola di frontiera più vicina all’Africa che alla Sicilia. Durante il montaggio del film è avvenuto uno dei più grossi naufragi degli ultimi anni, e io e Letizia Gullo, co-autrice del film, abbiamo deciso di utilizzare sui titoli di coda l’appello del sindaco Giusi Nicolini: “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”. In qualche modo l’esperienza fatta mi ha portato a voler sapere qualcosa di più su “l’altra sponda”, la Tunisia. Sicilia e Tunisia sono divise da una sottile striscia di mare che è una frontiera naturale, ma allo stesso tempo rappresenta quasi un limite simbolico dell’applicazione dei diritti umani. Ho voluto attraversare questa frontiera, cambiare il punto di vista da chi parte a chi resta, considerando questo progetto quasi una naturale continuazione del mio viaggio, con una rotta contraria a quella dei migranti.