Terry Gilliam: l’omaggio di Sky con Gilliamesque – La vita di un genio visionario
Per festeggiare il compleanno di Terry Gilliam Sky Arte HD presenta, il domenica 22 novembre alle ore 17.30, “Gilliamesque – La vita di un genio visionario”, una produzione originale Sky Arte HD. A pochi giorni dall’uscita in Italia dalla sua autobiografia “Gilliamesque”, il regista si racconta in esclusiva in un documentario in prima visione.
Terry Gilliam: l’omaggio di Sky con Gilliamesque – La vita di un genio visionario
Nel corso del documentario, Gilliam si racconta in prima persona e si sofferma sulle esperienze più significative della sua vita: dall’infanzia vissuta nelle distese ghiacciate del Minnesota fino all’approdo a Hollywood, senza dimenticare gli anni Sessanta e Settanta di formazione passati tra New York, Londra e Los Angeles e dove ha tratto ispirazione dai movimenti delle Avanguardie.
Inoltre il regista approfondirà la sua attività con i Monty Python, svelerà il dietro le quinte di alcuni suoi celebri film come Brazil e Paura e delirio a Las Vegas e racconterà sia il suo rapporto con l’America, dove è cresciuto, sia con l’Inghilterra dove ha lavorato.
Lo speciale, ricco di curiosità, fotografie e aneddoti, utilizza lo sguardo visionario del regista e il suo linguaggio arguto e sarcastico e illustra quanto Gilliam abbia saputo influenzare come pochi altri registi la cultura popolare della fine del Ventesimo secolo.
Elemento peculiare del suo stile è il gusto per un esasperato eclettismo figurativo. Brazil del 1985 è considerato pressoché il suo capolavoro: agghiacciante tragicommedia ambientata in una metropoli fuori dal tempo, visivamente il film è una fantasmagoria barocca tracimante di omaggi e riferimenti letterari, iconografici e cinematografici, in cui in una scenografia barocca e debordante, straordinariamente ricca di particolari, si mescolano art déco, estetica anni ’40-’50, congegni rétro-futuribili di gusto steampunk, rimandi alle architetture di Metropolis di Fritz Lang, luci espressionistiche, riferimenti alle iconografie dei totalitarismi, atmosfere plumbee da noir anni ’40, improvvise esplosioni cromatiche che richiamano il cinema di Ken Russell, l’ipertrofia scenografica di Fellini, psichedelia di gusto “seventy”, simbolismo esasperato (vedesi l’ossessiva presenza di tubi, da alcuni paragonati alle stampelle di Salvador Dalí), una esorbitante reinvenzione della realtà attraverso un uso programmaticamente non realistico degli effetti speciali, in cui è evidente l’esperienza di Gilliam come cartoonist, svariate citazioni cinematografiche (celebre quella in chiave deformante de La corazzata Potëmkin, in cui alla carozzina di Ejzenstejn si sostituisce un aspirapolvere).