TFF33 – Hellions: recensione del film horror di Bruce McDonald
Conosciamo tutti il detto “non giudicare un libro dalla copertina” vero? Ecco, la stessa identica frase trova collocazione in tutti i campi artistici, in questo caso ci dedichiamo alla settima arte e utilizzeremo il detto “non giudicare un film dalla sinossi”.
Alle volte, adottare un certo tipo di detto può non essere del tutto positivo, in particolare se parliamo di una pellicola che su carta avrebbe tutte le carte in regola per avere una sceneggiatura solida, una regia fantastica, emozioni variegate e degli interpreti fantastici: Hellions, film di Bruce McDonald presentato alla trentatreesima edizione del Torino Film Festival ne è, purtroppo per noi spettatori, l’esempio lampante.
Hellions: volere e non potere
È la notte di Halloween, ma l’adolescente Dora ha poca voglia di uscire per i consueti festeggiamenti. Improvvisamente, alla porta della casa isolata in cui abita, bussano alcuni ragazzini, sembrerebbe per il classico rito del «dolcetto o scherzetto». Ma da quel momento per Dora ha inizio un incubo di sangue, dal quale farà di tutto per uscire sana e salva.
Come scritto ad inizio articolo, leggendo la sinossi il film potrebbe avere le carte in regola per figurare come un omaggio horror anni ’80 di stampo classico, con pochi personaggi e tanta suspense; ma purtroppo così non è.
La regia di Bruce McDonald è praticamente nulla, asettica, piatta, non trasmette assolutamente niente con le sue inquadrature (a volte tecnicamente errate e azzardate se vogliamo essere pignoli), nei momenti clou in cui il regista tenta di trasmettere qualche emozione forte e anche dal sapore “già visto” magari, in realtà provoca tanta apatia da parte degli spettatori.
Guardando Hellions per i suoi 80 minuti di durata sembra di trovarci davanti ad una bozza di un film non completo, con enormi buchi di sceneggiatura e una trama sconclusionata e senza senso.
Ed è proprio la sceneggiatura la seconda pecca enorme del film: se nel panorama cinematografico mondiale abbiamo davvero già visto di tutto, all’interno del mondo horror il discorso è ancora più particolare poiché sta diventando sempre più difficile emozionare il pubblico non necessariamente spaventandolo ma anche solo intrattenendolo.
Se lo sceneggiatore Pascal Trottier avesse dedicato del tempo a scrivere una sceneggiatura citazionista ne saremmo stati tutti grati, invece ci troviamo davanti ad una storia senza capo né coda, con buchi enormi all’interno della (semplicissima) storia che, al posto di farci sorridere per gli omaggi inseriti ci regala tanto sonno, molti sbadigli e una noia mortale.
Il punto di forza di tutto il film risiede solo ed esclusivamente nella fotografia di Norayr Kasper che ha il coraggio e la voglia di sperimentare, con tonalità votate al rosso sangue sia in interni che in esterni, l’utilizzo di un velato desaturato parziale in alcune inquadrature e di filtri ad infrarossi per creare disagio visivo nello spettatore. Se fossimo un sito che si occupa di fotografia, Hellions passerebbe a pieni voti e con lode, ma purtroppo non basta una buona resa visiva (dovuta anche alla scenografia minimal ma molto ispirata in particolar modo nelle scene ambientate in esterno) a salvare un prodotto scialbo e che non porta a nulla di buono.
In conclusione Hellions rimane un film da dimenticare totalmente dal punto di vista cinematografico, un buco nell’acqua talmente grosso da riuscire a colmare (forse) quelli di una pessima sceneggiatura e di una recitazione di bassissimo livello. Unica cosa che ci viene da dire è un messaggio diretto al direttore della fotografia Norayr Kasper: perchè ti sei abbassato a fare una cosa simile? Questa pellicola non merita la tua presenza.