NOS4A2 – Stagione 1: recensione della serie TV di Amazon Prime Video
NOS4A2: recensione della serie TV di Amazon Prime Video con Ashleigh Cummings, Zachary Quinto, Olafur Darri Olafssone e Virginia Kull.
NOS4A2 è la figurazione retorica del fonetico NOSFERATU ed è il titolo della serie TV di Amazon Prime Video basata sull’omonimo romanzo di Joe Hill, figlio dello scrittore Stephen King. Da un punto di visto tecnico il titolo sintetizza perfettamente la struttura, i pregi e i difetti della serie televisiva: NOS-4-A-2 è un espediente poetico definito con terminologia greca kakemphaton (letteralmente, ‘che suona male‘) dal momento che la pronuncia delle lettere e dei numeri produce un calembour, basato sul parallelismo tra la targa dell’automobile del villain della serie televisiva (una Rolls-Royce Wraith del 1938) e il nome del film Nosferatu il vampiro (pellicola di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922). L’espediente retorico racchiude in sé la struttura della serie perché rappresenta in modo pragmatico la tematica-cardine dell’opera, ovvero la fusione tra il mondo della realtà e il mondo dell’immaginazione (il titolo è l’esempio perfetto di come una reale targa automobilistica si incontri con l’immaginario orrorifico di un vampiro cinematografico); e al tempo stesso l’espediente racchiude la più aspra criticità della serie televisiva, invero l’incapacità di evitare l’effetto cacofonico prodotto nel momento in cui si contrappone, in modo non armonico, il piano della realtà con quello dell’immaginazione.
La prima stagione di NOS4A2 riprende l’omonimo romanzo dello scrittore Joe Hill e descrive un mondo in cui la realtà e l’immaginazione si sovrappongono nella vita concreta della nostra quotidianità
L’effetto cacofonico deriva unicamente dalle scelte tecniche compiute dai registi che si sono succeduti nella realizzazione dei dieci episodi che compongono la serie: l’operato registico rende problematica la sceneggiatura ottimamente costruita sulla base del soggetto di Joe Hill. Montaggio e regia depotenziano notevolmente le intuizioni artistiche degli sceneggiatori: la critica negativa emerge in particolare nella gestione sulla costruzione narrativa dei personaggi, principali e secondari, di NOS4A2. I personaggi subiscono continue evoluzioni e regressioni caratteriali: il punto di vista di un personaggio – riguardante temi di primaria o di secondaria importanza – oscilla continuamente non soltanto nel corso dell’intera stagione ma anche durante il corso di ogni singolo episodio (ogni puntata dura in media 45 minuti circa). Nella narrazione di un episodio un personaggio riesce rapidamente a cambiare la propria costruzione identitaria e ideologica: questa oscillazione, sebbene risulti ripetitiva e ripetuta, è una dinamica sociale coerente perché riguarda personaggi che sono vittime delle loro debolezze (alcolismo e dipendenza da droghe e farmaci), delle loro difficoltà sociali (disagio economico) e delle loro paure (incertezze adolescenziali, dubbi su amore e futuro).
Una sceneggiatura capace di creare un leitmotiv privo di stereotipi
La regia e il montaggio non rendono reale o realistica questa continua oscillazione narrativa nella costruzione in sceneggiatura dei personaggi: non sono presenti momenti di stasi o di silenzio che diano allo spettatore il tempo di metabolizzare il cambiamento caratteriale ed emotivo di un personaggio che nel corso dell’episodio, a distanza di pochi minuti, subirà ancora un nuovo sviluppo identitario. La regia non riesce mai a bilanciare con equilibrio il tempo della narrazione con il tempo della narratologia; per tale motivo i personaggi di NOS4A2 diventano prevedibili e subiscono una stereotipizzazione malgrado il buon lavoro di adattamento in sceneggiatura del romanzo di Joe Hill. Un esempio di bravura nella scrittura emerge – invece – dall’utilizzo di un leitmotiv retorico che riguarda un singolo personaggio, la protagonista Vic McQueen (interpretata da Ashleigh Cummings). Raramente una serie televisiva offre una caratterizzazione indiretta di un personaggio basato sull’utilizzo figurativo della lingua usata; nei momenti di indecisione tra rabbia e amore Vic McQueen utilizza espressioni idiomatiche relative al mondo dei cani: ‘Ti voglio bene come un cane’ (frase ripetuta due volte), ‘Un giorno sono nella tua biblioteca e il giorno dopo ti muore il cane’, ‘Il servizio è più lento di un cane a tre zampe che si morde la coda in una tormenta’. In molte serie televisive è frequente una caratterizzazione diretta tramite un dialetto o una slang di vocaboli che spesso rendono statico e stereotipato il personaggio; in NOS4A2 – in dieci episodi di quarantacinque minuti circa – l’elemento retorico ritorna unicamente quattro volte, rendendo l’elaborazione della sceneggiatura intelligente e non prevedibile.
Il mondo dell’immaginazione emerge tra citazionismo culturale e cinematografico con semplice immediatezza
NOS4A2 racconta di un mondo popolato da persone che utilizzano la loro straordinaria creatività per portare nella realtà il prodotto della loro immaginazione. Un creativo di nome Charlie Manx (interpretato da Zachary Quinto) userà la propria immaginazione con lo spregevole scopo di rapire bambini e condurli in un macabro parco dei divertimenti a tema natalizio. La regia degli episodi riesce – come precedentemente riferito – a non rende realistico il piano della realtà; di contro riesce a rendere pienamente credibile il mondo dell’immaginazione plasmato dalla creatività dei personaggi protagonisti degli eventi. Le scenografie sono correttamente surreali e riescono a evocare in modo naturale elementi iconici della creatività di stampo grottesco e orrorifico (le leggende sui ponti del diavolo raccontate in molte località europee, le rune celtiche della divinazione, le streghe di Salem, gli Orisha, i film Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo di Terry Gilliam, Christine – La macchina infernale di John Carpenter e la miniserie televisiva It di Tommy Lee Wallace); nonostante i riferimenti culturali siano fortemente presenti, la serie TV non soffre di nessuna intenzione di intellettualismo fine a se stesso. Il citazionismo è così in equilibrio con la narrazione da non essere utilizzato in maniera didascalica neanche nella caratterizzazione del villain, Charlie Manx: l’uomo incarna pienamente la figura folkloristica del krampus eppure in sceneggiatura è presente sono una veloce allusione alla figura del vescovo san Nicola legato alla malevola creatura dei racconti popolari.
La scenografia di NOS4A2 è supportata dal buon lavoro della fotografia, del reparto del trucco e dei costumi: la fotografia dona un aspetto surreale e un effetto di straniamento perché riprende con candore anche luoghi e oggetti e cibo tecnicamente degradanti a causa di scarsa pulizia e scarsa cura; il trucco (aiutato dalla CGI) riesce egregiamente a rendere il villain della serie televisiva un tributo cinematografico alle mani, alla dentatura e alla postura del vampiro Nosferatu, protagonista della pellicola del 1922; e i costumi sintetizzato le tematiche allegoriche maggiormente importanti affrontate nei vari episodi della serie TV (la protagonista Vic McQueen indossa sempre il medesimo concept design pensato per il suo outfit: una maglietta in tonalità neutra, dal colore bianco o nero o seppia, con una stampa che riassume il significato metaforico dell’intera puntata).
NOS4A2 offre una buona interpretazione attoriale da parte del cast; oltre ai citati Zachary Quinto e Ashleigh Cummings, emerge per bravura e per importazione tematica l’interpretazione di Olafur Darri Olafsson nel ruolo di Bing Partridge, aiutante di Charlie Manx. L’attore islandese riesce tre tematiche ricorrenti nel corso della serie televisiva: la misoginia materna, la riprovazione nei confronti del sesso e l’alienazione dei genitori (e degli adulti in generale) causata dalla televisione. La sceneggiatura riesce a costruire un personaggio che riesce a comunicare tali tematiche sia attraverso la comunicazione non verbale del corpo sia attraverso l’effettiva comunicazione verbale basata di frequente su infantili e inquietanti filastrocche natalizie in rima baciata (il lavoro di adattamento italiano ha depotenziato l’efficacia linguistica del personaggio perché si è scelto di rendere le rime in chiusura quasi unicamente attraverso sostantivi alterati per diminutivo o vezzeggiativo che causano una perdita dell’atmosfera grottesca della lingua inglese di partenza).
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Il background del personaggio di Bing Partridge ricorda l’efficace nascita di un recente villain televisivo, Wilson Fisk della serie Netflix Daredevil. L’apertura del primo episodio affronta in maniera schematica i temi del sesso, della figura genitoriale materna e dell’alienazione televisiva con una costruzione narrativa che ricorda l’incipit di Antichrist di Lars von Trier: nell’innevato mondo natalizio di Charlie Manx un bambino è lasciato solo al proprio destino di morte mentre la madre noncurante del pericolo decide di continuare a consumare un rapporto sessuale con il proprio compagno. In NOS4A2 i figli chiamano spesso i genitori col proprio nome di battesimo e i genitori, mai realmente in grado di gestire il nucleo familiare, sono di frequente ritratti davanti a un televisore che paradossalmente trasmette sempre documentari sul modo in cui si gestiscono le dinamiche tra madre e cuccioli e branco nel mondo animale.
Ultimo elemento di riflessione metatelevisiva è una piacevole allusione alla prima stagione della serie American Gods, basata sull’omonimo romanzo scritto da Neil Gaiman. In NOS4A2 Charlie Manx affronta un dialogo, in un bar denominato Parnassus, basato sull’importanza della fede nell’immaginazione. Se i bambini – fonte più potente del potere della fantasia e della creatività – iniziassero a smettere di credere nella propria immaginazione, morirebbe l’intera struttura di una società che necessita di creare mondi irreali per migliorare la realtà in cui oggi viviamo: gli eroi dell’immaginazione non appartengono a un mondo parallelo di cinecomic o a un mondo economico e commerciale di icone dal momento che l’immaginazione è soltanto uno strumento per superare il dolore del reale; in caso contrario si cade nella lusinga delle apparenze perché – come afferma Charlie Manx modificando una citazione di Karl Marx – la strada per l’inferno è lastricata di sogni.