Stranger Things: tutti gli Easter-Egg e le citazioni presenti nella stagione 3
Da Romero, a Carpenter fino a Kubrik. Tutte le citazioni e gli easter egg presenti nella terza stagione di Stranger Things.
Stranger Things è finalmente tornato su Netflix con un terzo ciclo di episodi in cui, nell’estate del 1985 – a metà tra la Festa d’Indipendenza e l’uscita in sala di Ritorno al Futuro (1985) e Il Giorno degli Zombi (1985) – Mike, Undici e la gang al completo, si ritroveranno a vivere un’avventura straordinaria tra complotti da Guerra Fredda, possessioni demoniache, assaggi gratis di gelato, e Material Girl di Madonna.
L’enorme pregio di Stranger Things 3 – qui la nostra recensione – è il livello di scrittura notevolmente aumentato rispetto alle stagioni precedenti. Un aumento che riguarda non soltanto la caratterizzazione dei personaggi e la maturità delle tematiche trattate, ma anche riguardo l’uso dell’elemento citazionista – fiore all’occhiello dello show sin dagli albori e principale elemento distintivo nell’epoca del cinema, e in generale del settore dell’audiovisivo, post-postmoderno/contemporaneo.
Stranger Things 3 – Citazioni funzionali alla narrazione
A differenza delle precedenti stagioni infatti, dove l’elemento citazionistico si esauriva in qualche easter-egg sparso qua e là, in Stranger Things 3 tutto l’impianto narrativo attinge a piene mani dal cinema di Carpenter – a partire dalla Cosa richiamata dai sovietici, che ricorda nella forma e negli effetti sugli umani La Cosa (1982) del regista statunitense – in parte da quello di Romero nell’ambientazione del centro commerciale rievocativa di Zombi (1980) e Cronenberg del primo periodo e in minor misura – a dimostrazione di un’effettiva maturazione tematica – dal cinema d’intrattenimento per ragazzi degli anni Ottanta, principalmente a pellicole come Explorer (1985) nel caso della ricetrasmittente usata da Dustin (interpretato da Gaten Matarazzo) e Wargames: Giochi di Guerra (1983), per via del clima narrativo da piena Guerra Fredda.
Citazioni quindi, che in Stranger Things 3 diventano parte integrante nel tracciare la linea narrativa, funzionali quindi, per il suo sviluppo. Passiamo ora in rassegna tutti i casi più eclatanti nel corso delle otto puntate.
Episodio 1 – Tra Romero, Cheers e Magnum P.I.
La prima puntata è un po’ una carrellata di piccole chicche come nel caso delle prime due stagioni, a partire dai vestiti dei russi nel laboratorio sotterraneo che rievocano la pellicola di fantascienza apocalittica La Città Verrà Distrutta all’Alba (1973) di George Romero, sugli effetti sulla popolazione di un’epidemia in larga scala, e su come il governo la gestisce.
Per non parlare poi delle clip che appaiono nelle televisioni di Joyce Byers (interpretata da Wynona Ryder) della fortunata sit-com Cheers (1982-1993) e del serial Magnum P.I. (con protagonista Tom Selleck) di cui, nel proseguo della stagione, Jim Hopper (interpretato da David Harbour) assumerà lentamente le fattezze.
E ancora, i pupazzetti di Dustin – tra cui citiamo Transformers e la scimmia con i piatti di Monkey Shines (film di Romero del 1988) – che “prendono vita” proprio come accadeva agli elettrodomestici di Miracolo Sull’Ottava Strada (film di Matthew Robbins del 1987); le locandine de Il Giorno Degli Zombi (film di Romero del 1985) – di cui compare anche il trailer in sala – e Ritorno al Futuro (1985), e Dustin che usa la parola “Capo Oro” che rievoca Star Wars – Episodio IV: Una Nuova Speranza (1977) nell’assalto finale alla Morte Nera.
Episodio 2 – Carpenter e gli Ultracorpi dallo Spazio Profondo
La seconda puntata è quella che attinge maggiormente a citazioni legate al cinema di fantascienza anni settanta-ottanta a partire dagli effetti della possessione di Billy, il cui “primo incontro” con il suo doppelganger, rievoca nello scenario e nell’atmosfera l’indimenticabile Fog (1980) di John Carpenter, e negli effetti, una versione riveduta e corretta degli Ultracorpi introdotti nel mondo del cinema da Don Siegel nel 1957 con L’Invasione Degli Ultracorpi, ma resi incredibilmente horror, nel successivo remake Terrore Dallo Spazio Profondo di Philip Kaufman del 1978.
Non mancano però omaggi ad altri elementi della cultura popolare e non, come le miniature di World of Warcraft, e Dustin che nel suo riascoltare ossessivamente il messaggio in codice dei russi dal registratore, non può non far tornare alla mente John Travolta in Blow-Out (1981) di Brian De Palma.
Episodi 3, 4 e 5 – Die Hard, Kubrick e Terminator
Nelle successive tre puntate, vi è un susseguirsi di omaggi, a partire dal poster di Ralph Macchio di Karate Kid (1984) di John G.Avildsen, a Dustin che nella base segreta russa – sequenza dal chiaro sapore di Star Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza (1977) – cerca di infilarsi in un condotto d’areazione la cui messa in scena ricorda moltissimo Bruce Willis in Die Hard – Trappola Di Cristallo (1988) di John McTiernan.
Interessante la scelta musicale in chiusura di Stranger Things 3×04 – La Sauna, con il brano musicale “We’ll Meet Again” di Vera Lynn, che non può non riportare alla mente la celebre sequenza conclusiva de Dr Stranamore, ovvero come ho imparato ad amare la bomba e a non preoccuparmene (1963), di Stanley Kubrick.
Ancora Kubrick protagonista in Stranger Things – 3×05 – L’Esercito di Mind Flyer, dove nella sequenza dell’ospedale, Bruce (interpretato da Jake Busey), sfonda la finestra di una porta a vetri per poi far sbucare la testa come il Jack Torrance di Jack Nicholson in The Shining (1980).
Non ultimo ma forse il più rilevante sul piano narrativo, è l’omaggio implicito che viene fatto ogni volta che il personaggio di Grigori (interpretato da Andrey Ivchenko), compare in scena – lo accompagna un lieve sottofondo musicale fortemente somigliante al main theme di Terminator (1984) di James Cameron.
Episodio 6 – Tra It, Gordon Gekko e Koyaanisqatsi
Stranger Things 3×06 – L’Arma, resta tra le più interessanti per l’uso intelligente delle citazioni, a partire dalla società degli ultracorpi che si nasconde nelle fogne assieme alla “Cosa”, rievocando così l’It di Stephen King – di cui i Fratelli Duffer non hanno mai nascosto una certa ispirazione legata al voler riproporre un’alchimia simile a quella dei Perdenti.
Altra piccola chicca – come nel caso di Jim Hopper che si trasforma lentamente in Thomas Magnum nel proseguo della narrazione, è il vestito indossato dal Sindaco Larry Kline (interpretato da Cary Elwes), che è esattamente lo stesso che indossa Gordon Gekko (interpretato da Michael Douglas) nel suo primo incontro con Buddy (interpretato da Charlie Sheen), in Wall Street (1987) di Oliver Stone.
In chiusura di puntata, come accaduto nel caso di “We’ll Meet Again” in Stranger Things 3×04, viene inserito un brano musicale particolarmente accattivante; nel caso in questione parliamo di “The Grid” di Philip Glass, composto per la colonna sonora di Koyaanisqatsi (1982) di Godfrey Reggio
Degne di nota, sono le apparizioni tramite clip alla televisione dei Looney Tunes durante l’interrogatorio di Hopper allo scienziato russo, e lo schermo azzurro della televisione che sfrigola durante uno dei viaggi tra le dimensioni di Undici (interpretata da Millie Bobby Brown), rievocante un po’ il video che diventa nuova carne, di Videodrome (1983) di David Cronenberg.
Episodio 7 – Tra Hawks, Kurosawa e Shakespeare
Stranger Things 3 – 3×07 – Il Morso, si dimostra da subito come una delle più raffinate puntate del terzo ciclo di episodi nell’uso dell’elemento citazionista, a partire dalla canzone d’apertura già usata da Robert Altman in quel delizioso capolavoro che è M.A.S.H. (1970). Durante la sequenza ambientata nel cinema del centro commerciale in cui Steve (interpretato da Joe Keery) e gli altri guardano in sala Ritorno al Futuro (1985), uscendo dalla sala possiamo ammirare i titoli degli altri film in programmazione tra cui spiccano Cocoon (1985) di Ron Howard, e Fletch (1985), con Chevy Chase nei panni di uno scanzonato reporter investigativo.
Ma il meglio – e realmente la citazione più delicata dell’intera saga – arriva durante la sequenza del supermercato dove viene medicata Undici; ne viene fuori un surreale e arguto dialogo tra Mike (interpretato da Finn Wolfhard) e Lucas (interpretato da Caleb McLaughlin) che mette a confronto la Coca Cole e il suo “remake” di scarso successo – la New Coke, con La Cosa Da Un Altro Mondo (1953) di Howard Hawks, e il successivo remake di John Carpenter del 1982 – autentica pietra narrativa di Stranger Things 3.
Poco prima di rendere il piano operativo, Erica – la sorella di Lucas (interpretata da Priah Ferguson), cita una frase che gli appassionati di letteratura non si saranno lasciati scappare “la foresta si sta muovendo” – è una citazione al Macbeth di Shakespeare, e nella messa in scena rievoca Il Trono di Sangue (1957) di Akira Kurosawa – il rifacimento del Macbeth da parte del regista nipponico.
Episodio 8 – L’Appartamento, La Storia Infinita, e Gli Spietati
Nell’ultima puntata di questo terzo ciclo di episodi, Stranger Things 3 – 3×08 – La Battaglia Di Starcourt, vi è una giravolta di omaggi e citazioni, a partire dal nomignolo con cui Dustin chiama il resto della gang in ricetrasmittente – “Famiglia Griswold“, un omaggio alla commedia National Lampoon’s Vacation (1983) con protagonisti Chevy Chase e Beverly D’Angelo. Per non parlare della girandola di nomi durante il colloquio di lavoro in videoteca di Steve e Robin (interpretata da Maya Hawke), dove vengono citati tra gli altri, La Fortezza Nascosta (1958) di Akira Kurosawa – nonché base narrativa di Star Wars – Episodio IV: Una Nuova Speranza (1977) – Amanti Perduti (1945) di Marcel Carné, e L’Appartamento (1960), di Billy Wilder.
La videoteca è in realtà un miniera di easter-egg, a partire dal cartonato di Fuori di Testa (1982), fino alle VHS di Max Max 2 (1981) di George Miller, Car Wash (1976) di Michael Schultz, e Animal House (1978) e Una Poltrona Per Due (1981) di John Landis.
La sequenza che entrerà certamente nell’immaginario collettivo è quella relativa al “canto per salvare il mondo” di Dustin e Suzie (interpretata da Gabriella Pizzollo) sulle note della main theme più famosa del cinema anni ottanta – The Never Ending Story di Limahl de La Storia Infinita (1984) di Wolfgang Petersen.
E ultimo ma non ultimo, la battuta che Hopper cita prima di neutralizzare definitivamente Grigori – “Ci vediamo all’Inferno” – è una delle più celebri battute di chiusura della storia del cinema, appartiene a Gli Spietati (1992) di Clint Eastwood.