TFF33-A Simple Goodbye: recensione del film di Degena Yun
A Simple Goodbye, in concorso nella sezione principale di questa trentatreesima edizione del Torino Film Festival (Torino 33), è un film che parla di emozioni autobiografiche. La regista Degena Yun affronta un viaggio interiore fatto di sensazioni intime, ermetiche, proposte allo spettatore attraverso un linguaggio cinematografico in cui l’accento sul susseguirsi cronologico degli eventi, a tratti temporalmente sconnessi, viene messo in secondo piano rispetto al percorso interiore dei protagonisti.
Dopo anni trascorsi in Inghilterra a studiare una giovane donna torna a Pechino, dove il padre sta morendo di cancro. I genitori sono tornati insieme solo per fronteggiare la malattia e mal si sopportano, soprattutto a causa dell’ostentata apprensività della madre che sembra rifiutarsi di ammettere che non c’è più nulla per cui lottare. Accanto all’uomo anche la sorella molto superstiziosa, ed una madre che accudisce il figlio morente con una cura al limite dell’umiliazione. La figlia sembra vivere in un mondo sospeso tra la realtà di un vero rapporto sentimentale, se pur conflittuale, e l’evasione in relazioni fittizie con ragazzi conosciuti in chat che non fanno altro che spezzarle il cuore. Nel frattempo, nonostante l’ostilità nel rapporto col padre, i due riallacciano spontaneamente un legame, mentre l’uomo affronta i suoi ultimi giorni riappropriandosi del suo passato, delle sue radici e dei suoi sogni.
A Simple Goodbye affronta il tema del termine della vita mettendo a confronto due generazioni diverse: quella di un padre consapevole quanto confuso riguardo alla sua morte imminente ma motivato a godersi il più possibile gli ultimi giorni e quella di una figlia nel pieno dei tumulti della post-adolescenza. Due mondi apparentemente opposti ed incompatibili, legati solo dal sottile filo dell’incertezza sul domani e da un desiderio pressante di evasione e libertà, specchio della paura rispettivamente di ciò che non potrà più essere e di ciò che sarà.
Degena Yun, figlia di Saifu (regista di The Sorrows of Broke, citato nel film), ci mostra il percorso di un addio col chiaro intento di condividere un’emozione privata. Ma l’andamento del film appare sfuggente e poco incisivo e la metafora dell’uccellino in gabbia o dei cavalli in corsa non basta a far immergere lo spettatore nella complessità delle emozioni che accompagnano gli ultimi giorni accanto ad una persona cara. Una sceneggiatura evocativa ma poco eloquente e la lunghezza del film completano il quadro di un’opera che non dice né nulla di nuovo e né lo fa in modo memorabile, rimanendo relegata ad una sorta di sfogo catartico della regista.
Una problematica riscontrata già in altre occasioni durante questo Festival, in cui la potenziale ricchezza delle trame non ha purtroppo corrisposto con un’equivalente intensità della messa in scena, spesso vuota e deludente.
A Simple Goodbye: un (troppo) semplice addio fra padre e figlia
A Simple Goodbye resta quindi un film privo di poesia, uno sguardo poco emozionante su un tema sul quale emozionare appare piuttosto semplice. Nonostante l’accurata precisione di una regia in grado di anticipare la morte imminente con riprese impietose che mostrano il lento decadimento delle capacità dell’uomo e la buona recitazione dei protagonisti, l’opera di Degena Yun resta ammirevole solo dal punto di vista tecnico ma manca l’obiettivo doveroso che ogni opera cinematografica dovrebbe prefissarsi: lasciare qualcosa a fine visione.
Nel cast di A Simple Goodbye Degena Yun (la figlia Shanshan), Tu Men (il padre), Ai Lyia (la madre), Hasi Qiqige (la zia di Shanshan), Wu Jimu (la nonna di Shanshan), Ba Yingerile (Ba Yin) e Shao Yuhua (Li Jing).