Birba – Micio combinaguai: recensione del film di Gary Wang
Un delicato film d'animazione per i piccoli che insegna ad essere liberi e a superare le paure.
Oscar è un gattone domestico pigro e grassottello, che vive in un appartamento in città con il figlio Birba, curioso e irrequieto. Il papà ha già fatto le sue esperienze da cucciolo, ha visto il mondo e ne è rimasto sconvolto e turbato, il piccolo Birba invece desidera vedere, scoprire, uscire da quell’appartamento e lo vuole sempre con maggior determinazione.
Il gattino ha un sogno raggiungere la mitica Miciolandia, luogo in cui il padre ha detto che si trova la madre – in realtà morta cadendo dalla finestra della loro casa – , luogo dove tutto è bellissimo, i gatti vivono in serenità e libertà. Quando il piccolo Birba riesce nell’impresa di volare fuori di casa, Oscar si lancia alla sua ricerca in compagnia della pappagallina Mac.
Questa è la trama alla base di Birba – Micio combinaguai – esce nei cinema il 18 luglio 2019 –, ambientato in Cina (più precisamente nella città di Chongqing), il film di animazione di Gary Wang – che trae ispirazione proprio dai suoi gatti – e prodotto da I Light Chaser Animation Studios, risposta cinese alla Pixar.
Un film che tenta di fare il primo passo nel mercato internazionale
Il desiderio di I Light Chaser Animation Studios è quello di entrare nel mercato internazionale proprio nel periodo estivo, periodo in cui ci sono poche uscite per i bambini, e raccontare storie ispirate alla Cina, ai suoi paesaggi e alle sue tradizioni, con un respiro però globale. Il risultato è un film che naturalmente non sfiora il livello dell’animazione americana ma che riesce a conquistare il pubblico con una pellicola divertente e tenera, nonostante qualche problema nella sceneggiatura e nel doppiaggio non sempre convincente.
Mastri vetrai incattiviti dalla mancanza di ispirazione, un randagio che incrocia le vite di padre e figlio, colti nel desiderare sempre qualcosa di diverso, il timore umano di non essere a casa da nessuna parte: sono questi alcuni temi di Birba combinaguai – Micio combinaguai che accompagnano gli spettatori in un mondo fatto di animali parlanti, mondi da scoprire, paradisi perduti in cui correre a perdifiato; è questo uno dei nei del film quello di voler raccontare tutto, forse troppo.
Oscar e Birba, un papà e un figlio più simili di quanto si possa pensare
Oscar e Birba sembrano lontanissimi, l’uno un gattone domestico, l’altro un piccolo terremoto che tenta, ad ogni passo, di uscire dalla sua comfort zone, incontrare la sua mamma a Miciolandia e vivere felice e contento lì, con lei. Mentre il primo tira su muri per paura che il suo cucciolo si possa fare male, il secondo li butta giù a costo di cadere e sbagliare. Birba è intelligente, coraggioso, costruisce una sorta di piccolo aereo per prendere il volo e uscire da quella dolce, ma opprimente, prigione, ma lui non sa che è proprio come il suo papà – lo spettatore all’inizio del film ha conosciuto l’irriverente e spericolato Oscar che, da piccolo, ha dormito all’addiaccio, spaventato e solo, e lo vedrà di nuovo lungo tutto il film che cerca di fare qualsiasi cosa per riportare a casa il suo cucciolo.
Quel volo spiccato dà inizio sia per Oscar che per Birba a una grande avventura che in un modo o nell’altro li cambierà per sempre: il primo ritrova la sua natura da gatto “selvatico” che non ha paure né cautele se in palio c’è la vita di chi si ama, il secondo riesce a sfidare se stesso, crescere, vivere quella libertà a cui tanto anela. Il papà gatto non teme più niente, salta nel vuoto, attacca i nemici, rischia la vita, architetta piani sempre al fianco della dolce e simpatica Mac con cui vive, dall’altra parte anche il figlio gatto ritrova, forse, ciò di cui ha bisogno. Birba si mette alla prova, colpisce tutti per la sua anima temeraria e resta anche stupito da ciò che si trova davanti e da Oscar da lui sempre conosciuto come pigro, dormiglione e poco divertente. Il film di Gang Wang dunque racconta la vita di un papà (gatto) single che deve fare i conti con il fatto che il figlio stia crescendo e la pellicola per fare ciò lavora sulle emozioni e sui sentimenti che sono il suo punto di forza: l’amicizia – quella tra Oscar e Mac -, la solidarietà nata fra chi si trova in una situazione difficile, il coraggio di superare le proprie ansie, il lutto che deve essere in qualche modo superato – Oscar capisce di aver sbagliato a mentire a Birba sulla sua mamma e su Miciolandia.
Un delicato film d’animazione per i piccoli che insegna ad essere liberi e a superare le paure
Birba – Micio combinaguai lavora sul concetto di libertà – Oscar comprende che il suo piccolo deve fare la sua strada, che deve lasciarlo vivere, sbagliare anche, solo così potrà avere un figlio pronto alla vita. Dall’altra parte Birba incontra ostacoli che comunque, grazie alle sue capacità, riesce ad affrontare – e forse la riuscita è ciò che è meno importante -, vive l’idea tutta umana che c’è sempre una nuova sfida, una nuova meta, nuovi luoghi in cui andare per poi forse tornare lì da dove si era partiti. In Birba – Mico combinaguai fanno eco vari successi del cinema occidentale – come non pensare al Marlin di Alla ricerca di Nemo che ha sconfitto le sue angosce per ritrovare il suo piccolo, il “covo” degli animali new age assomiglia a quello di Zootropolis – c’è però il tentativo di trovare la propria strada con colpi di teatro che non sempre risultano perfettamente riusciti, ma anche con una leggerezza e una tenerezza che riscaldano i cuori.