The Quake – Il terremoto del secolo: recensione
Recensione di The Quake - Il terremoto del secolo, disaster movie d'autore di John Andreas Andersen, che si concentra sui sentimenti dei suoi protagonisti.
The Quake – Il terremoto del secolo ha le sembianze di un Disaster Movie, ma il fatto che non sia stato realizzato da una produzione americana è già un indizio di come il film si allontani da quella definizione. Infatti vengono a mancare i classici elementi del genere per dare spazio a una visione più autoriale. Il regista John Andreas Andersen utilizza il cataclisma naturale per mettere a nudo i suoi protagonista e raccontare le dinamiche familiari che li coinvolgono.
Kristian Elkjord (Kristoffer Joner) è un geologo rimasto vittima di un terremoto dal quale è sopravvissuto per miracolo insieme alla sua famiglia. Questo evento ha pesato sulla sua coscienza, facendogli nutrire forti sensi di colpa per non essere riuscito a salvare gli altri. Per questo motivo si è allontanato da tutti, isolandosi e autocommiserandosi.
The Quake – Il terremoto del secolo si concentra sui sentimenti dei protagonisti
Nella prima parte del film si lascia molto spazio ai sentimenti, i personaggi sono presentati attraverso le loro azioni, ci sono pochi dialoghi e l’ambiente è specchio della loro intimità. Kristian vive fuori Oslo, nella natura, in una casa spoglia con il suo studio tappezzato di foto e articoli su quel terremoto che continua a ossessionarlo. Un luogo che non permette agli altri di poter stare a loro agio e così si presenta ostile anche a sua figlia Julia (Edith Haagenrud-Sande). Kristian si è costruito una gabbia, una metafora fisica per il suo malessere interiore.
Qualcosa cambia quando un suo ex collega giunto nel paesino per fare degli accertamenti perde la vita. Infatti Kristian scopre i dati raccolti dall’amico e arriva alla terribile conclusione: si sta per abbattere il terremoto del secolo su Oslo. Questo è il pretesto per ritornare nella città dove viveva e rincontrare la moglie Idun (Ane Dahl Torp) e l’altro figlio Sondre, riportando in vita vecchi ricordi. Eppure c’è qualcosa di più importante da risolvere e mentre agli occhi degli altri Kristian sembra un egoista, concentrato sul suo lavoro e i suoi problemi, lui sta cercando di salvare la vita a tutti.
The Quake – Il terremoto del secolo punta sul sentimentalismo, sugli sguardi e sul silenzio
La seconda parte di The Quake sposta l’attenzione sul terremoto imminente, aumenta la tensione, fino all’esito imprescindibile. John Andreas Anderson che usa il legame famigliare come filo conduttore non rinuncia mai al sentimentalismo, rimanendo concentrato sui protagonisti. In un film americano insomma avrebbe dato più spazio alla comunità, soffermandosi su diverse situazioni di pericolo e sofferenza comunitaria. Questo terrore di massa mette lo spettatore in uno stato di angoscia maggiore e vedere gli effetti del terremoto manifestarsi lo aiuta anche a liberarsi in maniera quasi catartica. Mentre l’opera scandinava si concentra su dettagli che trasmettono un disagio psicologico più sofisticato, gli attori hanno una recitazione più minimalista. Nei momenti più drammatici infatti i personaggi si esprimono negli sguardi e nei silenzi.
L’interpretazione controllata dei protagonisti può mettere in difficoltà un pubblico abituato all’esaltazione del terrore. Il ritmo narrativo è rallentato, si sofferma sui particolari, la macchina da presa rimane vicina ai personaggi, offrendo pochi lunghi piani sequenza ed è il montaggio a portarci dentro e fuori le diverse situazioni. Di tanto in tanto vediamo Oslo in una panoramica che mostra l’irreparabile effetto del terremoto in una computer grafica molto realistica.
Le scene d’azione e l’ambientazione in The Quake – il terremoto del secolo
La fase precedente al terremoto è più importante del terremoto stesso, per tutto il film sappiamo che sta per succedere qualcosa di catastrofico e quando accade abbiamo appena il tempo di realizzarlo. Le scene d’azione sono concentrate nel terzo atto, una successione di pericoli che i protagonisti devono affrontare, giungendo direttamente al fine senza un epilogo. Il protagonista ha bisogno di affermare la motivazione che lo spinge ad agire: l’amore per la famiglia. Questa esigenza viene prima dell’azione e per questa l’azione non trova un vero spazio epico. Non sappiamo effettivamente come escano vivi dal grattacielo a pezzi, quasi che non fosse importante, perché non è questa la storia di The Quake. Eppure non è facile lasciare lo spettatore con molte domande.
L’ambientazione è la parte migliore di The Quake – Il terremoto del secolo: quanti erano a conoscenza del terremoto che scosse la Norvegia nel 1904? Quando Oslo con i suoi grattacieli trema sembra che la natura si stia riprendendo il proprio spazio ed è suggestivo vedere i simboli del progresso sbriciolarsi al suolo. La componente naturale è sempre dominante, il fatto stesso che il protagonista sia un geologo lo fa comprendere dall’inizio. Ogni progetto e sogno potrebbe venire spezzato da un momento all’altro e la vera domanda che rimane è: in quel caso quante cose in sospeso ti rimango da chiudere? La tua scala di valori è pronta ad affrontare tutto questo?
The Quake – Il terremoto del secolo è prodotto da Fantefilm ed è al cinema dall’8 agosto 2019 distribuito da Altre Storie e Minerva Pictures.