Marghe e Giulia – Crescere in diretta: recensione del documentario
Recensione del documentario Marghe e Giulia - Crescere in diretta, che racconta la storia delle giovanissime social star napoletane, tra haters e fan.
Osservatori silenziosi sono i registi di Marghe e Giulia – Crescere in diretta che si gudagnano il diritto di seguire la quotidianità delle due piccole youtuber divise tra i video da postare sui vari social e la ricerca di una vita anonima. Francesca Sironi e Alberto Gottardo costruiscono un album di famiglia, con stralci delle attività che tutti i giorni impegnano le piccole star fuori e dentro i confini degli obiettivi che le riprendono.
Marghe e Giulia frequentano rispettivamente la seconda media e la quarta elementare, ma la maggior parte delle loro giornate sono impegnate dalla progettazione e realizzazione dei video da postare online. Lontani dal voler giudicare il contesto in cui queste due piccole stanno crescendo, il documentario racconta una quotidianità distorta dalle necessità “professionali“, accanto alle quali si innestano anche le tipiche attività della loro età: dal primo giorno di scuola ai regali di Natale fino all’incontro con il loro idolo musicale (Irama), tutto finisce online alimentando il diario personale da condividere con tutti i loro seguaci.
Marghe e Giulia – Crescere in diretta osserva la famiglia di Marghe e Giulia con i loro genitori (Luigi e Maria) che sono stati capaci di creare un vero e proprio brand dalla tranquilla routine che circonda le loro figlie tra Giugliano (il paese in provincia di Napoli dove vivono) e il resto del Paese che si sta appassionando alle avventure delle piccole. Tra un autografo in riva al mare e un bagno di folla al centro commerciale, i piccoli fan si appassionano ai loro racconti, a come descrivono le emozioni legate a piccole azioni quotidiane, innestando un fitto dialogo live con tutti i follower, ostentando anche una gestione delle critiche e degli hater sorprendentemente matura.
Se le offese sono gestite come “effetti collaterali” della popolarità, le critiche che indirettamente sono rivolte ai genitori riguardo all’educazione delle figlie non vengono praticamente rilevate da Luigi e consorte, che continuano a produrre (in tutti i sensi) il successo virtuale di Marghe e Giulia, avendo apparentemente come unico piano B la speranza che tutto questo continui a crescere all’infinito.
La gestione familiare del successo del brand “Margheggiùlia” rivela le sue debolezze in Marghe e Giulia – Crescere in diretta soprattutto per il modo in cui tutta la realtà delle due bambine è di fatto autarchica. Isolate dal mondo reale, durante i video le conversazioni sono quasi immediate grazie ai commenti che gli spettatori lasciano a ritmo battente mentre si svolge la diretta; gli amici in carne e ossa, invece, si riducono a una stretta cerchia. La quotidianità vissuta da Marghe e Giulia e il loro universo conosciuto si delinea dunque entro le mura domestiche, dove per gran parte della giornata le luci e le macchine fotografiche occupano gli spazi di salotto e camerette.
I video da postare online, gli autografi per strada, i saluti in diretta: tutto viene vissuto dall’obiettivo dei registi come fosse un rito folkloristico, come gli occhi di chi osserva incuriosito uno strano rituale senza esimersi dal giudizio, ma senza avere né il ruolo né il coraggio di interferire realmente in quello che sta accadendo davanti ai suoi occhi. Così, il pubblico di Marghe e Giulia – Crescere in diretta mantiene la libertà totale di portare avanti un proprio pensiero. L’unico tentativo di piegare il racconto su un certo versante è quello mettere in risalto alcune frasi delle bambine, ancora racchiuse nella gestione amatoriale della loro carriera che, tolte alcune occasioni di fare pubblicità a marchi per l’infanzia, finisce con l’essere fine a se stessa.