Venezia 76 – House of Cardin: recensione
Recensione del documentario House of Cardin, che racconta con frizzantezza il creatore del new look, il rivoluzionario Pierre Cardin.
È stato il portavoce del new look. Trascinatore di stile in un’industria, come quella della moda, che ha cominciato lui stesso a rimodellare. Dimentichi dei corpetti di Dior e spinti verso la Swinging London dei frizzanti anni Sessanta, i modelli espressivi di Piere Cardin sono stati la chiave di volta del riaggiornamento culturale e commerciale di un ambiente che aveva bisogno di una spinta in avanti e che lo stilista francese, di origini italiane, era pronto a dare. A tratteggiarne l’influenza e la figura d’uomo, tra invenzioni e lato personale, è il documentario di P. David Ebersole e Todd Hughes House of Cardin, un ritratto che ne esplora i primordi fino ai nostri tempi, per introduci a tutte quelle creazioni che, senza il tocco dell’artista ora novantasettenne, non avrebbero potuto rivoluzionare l’ambito del pensiero della moda.
Sono tutte le trovate che hanno portato un giovane di Sant’Andrea di Barbarana alla Parigi del glamour e delle luci su cui il doc si approccia, condensandole in un’operazione che cerca di mantenere, anche nella propria realizzazione, lo spirito instancabile del protagonista da cui trae la storia. Un po’ come se quella velocità di pensiero, se quella intuitiva forza creatrice potesse trasmigrare dalla personalità di Cardin e mettersi a disposizione dei due registi per poterne raccontare la carriera e la vita privata. Per descriverne, con l’emozione di chi lo ha da sempre ammirato, l’impatto che i suoi modelli ebbero nel ristabilire i concetti obsoleti dell’alta moda.
House of Cardin: perché fare dei vestiti se solo poche persone possono indossarli?
Haute Couture da cui – al tempo giovanissimo – stilista prese le sue prime ispirazioni, ma che si modificarono presto andando in parallelo con la sua crescente ambizione, sbaragliando le sicurezze di un universo che non aveva intenzione di modificare la propria natura, ma che dovette attenersi all’uragano Cardin. Una tale determinazione che sbaragliò tutte quelle regole costrittive che avevano relegato alla sola sfera elitaria la possibilità di sfoggiare le creazioni dei grandi nomi degli atelier, ma che si adattarono presto alla nuova filosofia comunitaria dell’uomo di moda e che venne applicata al proprio vestiario: che senso ha cucire degli abiti, se poi non c’è nessuno che li possa indossare?
Colta l’anima di rivoluzione che i tempi stavano per ospitare, Pierre Cardin rese l’alta moda oggetto di tutti. Con il prêt-à-porter che si aprì a ogni tipo di donna, l’opportunità di dare libero sfogo alla creatività per iniziare le prime collezioni maschili, fino al bisogno di modelle non scelte per i propri standard canonici, ma perché rappresentassero ogni tipo di femminilità, Cardin mostrò non solo che un’altra moda era possibile, ma che era in grado di metterla in scena con alcuni dei suoi pezzi i quali, ancora oggi, sono tra i migliori abiti della storia della moda. Un cogliere il fermento di un periodo storico che, nel ricordo universale, manterrà sempre quei vestiti come punti di riferimento, per un immaginario popolato da linee, cerchi e irregolarità geometriche.
House of Cardin: l’impero della moda e del design firmato Pierre Cardin
Un uomo, uno stilista, un esteta, che seppe essere anche imprenditore di se stesso. Una persona che impose il proprio marchio e non limitò il proprio furore alle sole passerelle, ma rese moda ogni minimo aspetto dei suoi prodotti e del loro design. Da mobili a oggetti, da stoffe ad accessori. L’impero di un genio artistico che si erge al di sopra di tutto ciò su cui capeggia il marchio Pierre Cardin, di cui il documentario di Ebersole e Hughes si fa contenitore.
Fresco, repentino e divertente grazie proprio al suo protagonista, House of Cardin è la fotografia del primo moderno della moda. Un visionario che indirizzò verso la democratizzazione dello stile per renderlo piacere di tutti, sogno di tutti. Uno stilista che colse i desideri del proprio tempo, di cui si fece sempre profeta.