Aftermath – La vendetta: la storia vera che ha ispirato il film con Arnold Schwarzenegger

L'epopea di un uomo abbandonato nella sua disperazione, Aftermath – La vendetta è tratto dalla storia vera dell'architetto russo Vitaly Kaloyev. 

Quando il dolore si trasforma in rabbia e desiderio di vendetta, gli impulsi più oscuri dell’essere umano si risvegliano, manifestandosi al massimo delle loro potenzialità. Epopea di un uomo che, dopo essere stato abbandonato nella sua disperazione da un sistema legale sbagliato e corrotto, tenta di farsi giustizia da sé, Aftermath – La vendetta è tratta dalla storia vera dell’architetto russo Vitaly Konstantinovich Kaloyev.

Film diretto da Elliott Lester nel 2017, Aftermath – La vendetta segue le tragiche vicende di Roman Melnyk, interpretato da Arnold Schwarzenegger. L’attore si cala nei panni di un architetto che lavora nei pressi di Pittsburg, un uomo che, apparentemente normale, si rivelerà avere una psiche malata.

Aftermath – La vendetta: la trama del film di Elliott Lester

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Aspettare l’arrivo di un aereoplano, al bordo del quale si trovano la moglie e la figlia, che non arriverà mai. Fermo per ore nell’aeroporto di New York, dove il volo sarebbe dovuto atterrare a mezzanotte, Roman Melnyk (il protagonista di Aftermath – La vendetta) non potrebbe mai immaginare ciò che gli verrà comunicato da lì a pochi minuti: trascinato in una sala privata, i dipendenti del servizio gli riveleranno che il volo che sta impazientemente attendendo ha subito un tragico incidente e che non si sa nulla del destino dei passeggeri. Nessuna informazione sui sopravvissuti. Nessun dettaglio sulla moglie e sulla figlia.

Invitato a seguire attivamente un corso di sostegno psicologico, volto a maturare nelle famiglie delle vittime un processo naturale di superamento del lutto, il protagonista non riuscirà mai a chiudere totalmente con il trauma più significativo del suo passato: desideroso di scuse formali, Roman Melnyk trasformerà la sua indefinibile disperazione in una rabbia cieca, iniziando a provare un odio inspiegabile nei confronti di Jacob Bonanos (Scoot McNairy), il controllore del traffico aereo in turno il giorno dell’incidente, ritenuto dall’uomo l’unico responsabile della tragedia.

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Le scuse non arriveranno mai e Roman deciderà di concretizzare tutti i suoi desideri più proibiti e sbagliati: nonostante tutte le verità nascoste e non dette, nonostante tutte le difficoltà disseminate lungo il suo illecito percorso, Roman riuscirà a trovare Jacob Bonanos e, una volta trovato, deciderà di ucciderlo. Andrà in carcere per dieci lunghi anni. Eppure il peccato della vendetta è destinata a tramandarsi, generazione dopo generazione.

Una volta uscito dalle mura fredde della prigione in cui era stato confinato, Roman troverà solamente una persona ad attenderlo: il figlio del controllore del traffico aereo. Anche per il giovane la tragedia è stata in grado di generare solamente collera. Anche il giovane è desideroso di vendicarsi a sua volta. Dopo aver seguito il protagonista fino a un cimitero, lo incontrerà di fronte alla tomba della sua famiglia spezzata e, proprio di fronte alle lapidi della figlia e della moglie, deciderà di non spegnere anche la sua vita. Rendendosi conto che c’è spazio per il perdono, lo abbandonerà per sempre, regalandogli la preziosa possibilità di vivere la sua esistenza.

Non serve specificarlo, ma la storia appena raccontata è quella che è stata raccontata da Elliot Lester attraverso il medium cinematografico. Adesso la domanda è solamente una: la storia vera che ha ispirato Aftermath – La vendetta è stata narrata in modo attendibile?

Aftermath – La vendetta: la storia vera che ha ispirato il film

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Due destini sconosciuti si incontrano fatalmente in seguito a un disastro aereo. Sia nella finzione cinematografica che nella storia vera di Vitaly Konstantinovich Kaloyev, un architetto russo che vide la sua famiglia spegnersi in seguito a quel tragico evento che ebbe luogo nel 2002, il primo giorno di luglio, a bordo del volo Bashkirian Airlines 2937: l’aereo su cui erano stati imbarcati la moglie e i due figli entrò in collisione con il volo cargo DHL 611 e non atterrò mai.

Come tante altre persone in attesa all’interno dell’aeroporto di Barcellona, Vitaly Kaloyev stava aspettando l’arrivo degli esseri a lui più cari. Come tante altre persone, era ansioso di abbracciare di nuovo i suoi amati, la moglie Svetlana e i figli Konstantin e Diana, che lo avrebbero raggiunto da Mosca. Non li vedeva da un anno a causa di un lavoro che gli era stato commissionato in Spagna. Mentre continuava il suo viaggio in territorio tedesco, l’aereo che ospitava i passeggeri del volo Bashkirian Airlines 2937 si scontrò con il cargo DHL Flight 611 che avrebbe concluso il suo percorso in Belgio con due sole persone a bordo. Sull’aereo in cui si trovava la famiglia di Kaloyev, invece, di persone ce n’erano tante: 45 bambini, 15 adulti e 9 membri dello staff.

Tutti moriranno nel drammatico incidente. Sia i passeggeri del Bashkirian Airlines 2937 che quelli del DHL Flight 611. 

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Oltre a essere uno dei più veloci nell’arrivare sul luogo del tragico evento, Kaloyev si rivelerà essere anche il primo a iniziare a cercare il corpo senza vita della sua famiglia. Se la ricerca della figlia Diana non si rivelò un totale insuccesso, quella della moglie Svetlana e del figlio Konstantin non avranno risultati: i corpi non verranno mai trovati, essendosi disintegrati dopo una caduta di dieci chilometri. Le indagini ufficiali non tarderanno ad avere i loro esiti: la causa primaria della tragedia, infatti, venne imputata alla centrale di controllo aereo svizzera, la quale non aveva evitato il verificarsi dell’anticipabile. Stando a ciò che è stato riportato in seguito alle investigazioni, Peter Nielsen era il controllore del traffico aereo in turno il giorno dell’incidente e, proprio a lui, poteva essere imputata una negligenza non tollerabile. Nonostante continuasse a essere un impiegato della compagnia, Peter Nielsen prese di sua spontanea volontà una decisione di cruciale importanza: optò per il licenziamento. Che questa scelta fosse un’implicita ammissione della sua colpa?

Il controllore di volo danese Peter Nielsen morirà il 24 febbraio 2004, ucciso da Vitaly Kaloyev che lo considerava l’unico responsabile della morte della sua famiglia, proprio come il personaggio interpretato da Arnold Schwarzenegger in Aftermath – La vendetta. Due anni dopo l’urto fatale, l’architetto russo si presenterà alla sua porta e lo pugnalerà molteplici volte, fino a farlo morire. L’ingiustificabile condotta di Kaloyev, tuttavia, deve essere interpretata come la traduzione materiale dell’ennesima giustizia a cui era stato sottoposto: la compagnia presso la quale Nielsen lavorava, la Skyguide, si presentò da lui con 160.000 franchi svizzeri. La motivazione? Il silenzio. Kaloyev non avrebbe dovuto denunciarli. Una motivazione che, però, non giustificherà mai il bisogno di sangue e di vendetta da cui il russo era letteralmente ossessionato.

Vitaly Konstantinovich Kaloyev verrà condannato a otto anni di prigione, i quali vennero ridotti a soli tre anni a causa della sua infermità mentale. “Uccidere [Peter Nielsen, ndr] non mi ha mai fatto sentire meglio“. Questo è ciò che è stato dichiarato ai microfoni del quotidiano russo Moskovsky Komsomolets dallo stesso Kaloyev, la cui tragica storia vera è stata riadattata da Elliott Lester in Aftermath – La vendetta.