Non si può morire ballando: recensione del film di Andrea Castoldi

Recensione di Non si può morire ballando di Andrea Castoldi che, nonostante i suoi difetti, deve essere considerato come un simbolo della rinascita del cinema italiano.

Come si può riuscire a svegliare delle cellule dormienti? Diretto da Andrea CastoldiNon si può morire ballando è un complesso connubio tra dramma e commedia: un’operazione difficile che poteva cadere nell’offensiva banalizzazione, ma che il regista è riuscito a tradurre in un racconto commovente e realistico che trova il suo più grande pregio nella capacità di far riflettere il suo pubblico.

Andrea Castoldi racconta Non si può morire ballando tra malattia, teatro e musica country

Non è certo semplice decidere di sacrificare la propria quotidianità, compresa una relazione delicata con la propria moglie, per mettersi nelle tracce di un professore sconosciuto con l’obiettivo di offrire una nuova speranza a un fratello gravemente malato. Nonostante tutto apparisse come terribilmente impossibile, Massimiliano (Mauro Negri) non si dà per vinto: tutto ciò che desidera è alleggerire l’esistenza di Gianluca (Salvatore Palombi), il fratello costretto a lottare contro una rara sindrome conosciuta con il nome di sindrome delle cellule dormienti. Una malattia difficile, quella di Gianluca: non si conoscono le cause del suo malessere e, quindi, non si conosce nessuna cura.

Non si può morire ballando: un efficace connubio di drammaticità e commedia

Non si può morire ballando Cinematographe.it

È all’improvviso che Massimiliano, indirizzato dai consigli di due giovani medici (Marco Speziali e Alessandra Brambilla), viene a conoscenza dell’esistenza di un vecchio approfondimento che, riguardante il male che ha afflitto il fratello, non è più stato ristampato. Il protagonista è disposto a tutto pur di ottenere in tutti i modi una copia di quel prezioso volume: la ricerca del Professor Bertolucci (Gianni Quillico) potrebbe rappresentare la speranza che gli serve.

Non si può morire ballando nasce da un’esperienza personale che ho voluto raccontare tramite gli occhi di chi sta seduto sulla sedia di fianco al letto di un ospedale” ha dichiarato Andrea Castoldi, riferendosi alla più recente delle sue opere cinematografiche. “Il film viaggia su binali paralleli: da una parte c’è il limite della scienza e della medicina, mentre dall’altra la forza dell’amore e degli affetti“. Un contenuto importante, forte e impregnato nella più vivida delle speranze, che viene rappresentato attraverso uno sguardo fresco e terribilmente consapevole.

Non si può morire ballando Cinematographe.it

Non si può morire ballando: l’arte dell’arrangiarsi di cinema italiano

Coinvolgente inno all’amore fraterno, Non si può morire ballando segue il susseguirsi delle tragiche giornate di Gianluca, al quale la malattia ha concesso solamente tre mesi di vita: niente lo può guarire e la disperazione lo sta inghiottendo nell’indifferenza totale. Non ha più fede in nulla, Gianluca. Se non, come puntualizza in una scena del lungometraggio, in un bicchiere di vino e nella voce profonda di Johnny Cash. Al suo fianco, incapace di abbandonarlo nell’angoscia e nell’apatia, c’è il fratello Massimiliano, sempre mosso da una speranza cieca e mai vana: risvegliare le cellule addormentate dell’altro. Minuto dopo minuto, battuta dopo battuta, il film di Castoldi costruisce un messaggio che potrebbe essere erroneamente interpretato come un po’ troppo buonista e incapace di scendere a patti con la drammaticità della realtà dei fatti.

Sebbene sia un prodotto indipendente dai numerosi pregi, non si può non menzionare i difetti del film che sono essenzialmente legati all’eccessiva ambizione della messinscena. Tralasciando i movimenti di macchina, fin troppo freddi e calcolati, incapaci di inglobare lo spettatore in quel mondo di disperazione e lirismo, Non si può morire ballando cerca instancabilmente di generare un’atmosfera fin troppo solenne, finendo per dar vita a una struttura eccessivamente rigida e asfissiante: inspiegabilmente diluiti i tempi del racconto, rallentati dal ripetitivo uso del voice-over, e inutilmente drammatiche certe battute pronunciate dai personaggi principali.

Non si può morire ballando Cinematographe.it

Nonostante i suoi difetti, però, Non si può morire ballando deve essere considerato come un simbolo della rinascita del cinema italiano che, nonostante i pochi mezzi, ha successo nel proporre un prodotto dalla qualità registica incredibilmente elevata: facendo affidamento ad attori alle prime armi (esclusi, ovviamente, i membri principali del cast) e a riprese che sono state girate in poco meno di due settimane, questo lungometraggio ottimista e, al contempo, agrodolce fa dell’arte dell’arrangiarsi la sua anima e della freschezza la sua arma più forte.

Non si può morire ballando esce al cinema il 3 ottobre distribuito da Distribuzione Indipendente.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8