RomaFF14 – Gli anni amari: recensione del film di Andrea Adriatico

Gli anni amari, l'ultima fatica del regista Andrea Adriatico sulla vita e sulla discussa figura di Mario Mieli, uno dei fondatori del movimento sessuale italiano. Nel cast Nicola Di Benedetto, Antonio Catania e Sandra Ceccarelli.

Gli anni amari è l’ultimo, interessantissimo, film di Andrea Adriatico, scritto insieme a Grazia Verasani e Stefano Casi, sulla vita e la figura di Mario Mieli. Nel cast troviamo i veterani Antonio Catania e Sandra Ceccarelli, ma anche una folta schiera di nuove leve del cinema italiano, a partire dal protagonista Nicola Di Benedetto.

La pellicola, prodotta da Cinemare con Rai Cinema e in collaborazione con Pavarotti International 23 srl, è stata presentata in anteprima alla pre-apertura della Festa del Cinema di Roma e la sua distribuzione nelle sale è prevista per la primavera 2020.

Gli anni amari: la trama

gli anni amari cinematographe.it

Mario Mieli (Di Benedetto) è un ragazzo del 1952. Nato a Milano, ma di origini egiziane, viene da una ricca famiglia borghese di stampo conservatore, penultimo di sette figli. Mario è un pensatore, un intellettuale, uno scrittore, un poeta, un attivista, un attore e, soprattutto, un innovatore. Si diploma al liceo classico Giuseppe Parini di Milano, passa la sua adolescenza tra i locali e la vita notturna di Parco Sempione, per poi trasferirsi a Londra e, lì, conoscere finalmente il mondo dell’attivismo.

Mario torna in Italia, dove prende parte ad associazioni come “Fuori!“, con la quale comincia la sua lotta per la libertà. Pubblica saggi, scrive su riviste, partecipa a programmi televisivi e diventa una figura di grande spicco nel panorama culturale italiano degli anni ’70. Mario fa della protesta, della provocazione e della letteratura, le sue armi per ottenere un mondo più moderno e più aperto.

Mario è un’anima tormentata, sensibile e sofferente. Incastrato in una società di cui la famiglia rispecchia a pieno le regole e le rigidità, ha perso la capacità di avere un rapporto solido e sereno con la madre (Ceccarelli) ed il padre (Catania).

Mario muore suicida nel 1983, poco prima dei suoi trentun’anni, vittima di una vita fuori da un tempo e da un contesto, il cui buonsenso prevedeva un ricovero coatto un istituto psichiatrico per le “persone come lui”. Mario era omosessuale. Mario è stato il fondatore dei “Collettivi Omosessuali Milanesi”. Mario fu uno dei personaggi più scomodi, ma comunque importanti della cultura italiana recente. Questo è ed è stato Mario, o, se preferite, Maria.

Gli anni amari: perché è un lavoro prezioso

gli anni amari, cinematographe.it

Gli anni amari ha l’indiscutibile pregio di riscoprire una figura scomoda, controversa e mal sopportata. Una figura caduta nel dimenticatoio, con la complicità della famiglia Mieli, determinata a nascondere l’eredità di Mario. La famiglia, però, è stata seguita a ruota da un Paese che – non c’è da meravigliarsi – è stato ben felice di far perdere le tracce di un personaggio come lui, piuttosto che riconoscergli l’importanza che merita, anche solo per la sua indubbia caratura letteraria. Il suo saggio, Elementi di critica omosessuale, è tutt’ora un testo di riferimento per la sessuologia.

La pellicola di Andrea Adriatico è un’opportunità per tutti di conoscere Mieli e la galassia di figure importanti che gli hanno gravitato intorno (tra gli altri, Corrado Levi, Angelo Pezzana, Fernanda Pivano e Andrea Valcareghi); figure che hanno iniziato una lotta per cambiare l’Italia e – anche se i risultati non sono ancora quelli sperati – ai quali va riconosciuto il merito della nascita e della crescita un sentimento nazionale in questo senso. Al di là delle sue provocazioni ed esagerazioni, scopriamo in Mario un ragazzo sensibile ed intelligente, un pensatore fuori dal coro, dal tempo e dalla società, vittima di un’epoca che prometteva essere quella del cambiamento, in cui tutto era possibile e in cui tutto poteva succedere, ma che poi ha mantenuto troppo poco.

Gli anni amari racconta la storia di una figura unica, che non ha lottato per i diritti LGBT o per l’uguaglianza di trattamento tra etero e gay, ma che ha speso la sua vita nella lotta per la libertà di essere diverso, anzi, di essere diversi. Un rifiuto categorico dell’omologazione.

Le scelte di Andrea Adriatico

gli anni amari cinematographe.it

Andrea Adriatico decide di raccontarci la figura di Mieli nel modo più chiaro e semplice possibile. In modo preciso e consapevole ricostruisce la sua vita passo passo, mostrandoci la nascita del performer, l’evoluzione del pensatore ed il dramma umano, che ci porta al suicidio del 1983.

Una regia invisibile, quasi svuotata di ogni licenza, totalmente a servizio della storia, così come la sceneggiatura, figlia di una ricerca quasi scientifica della vita e del pensiero di Mario, oltre che del periodo storico. L’uso delle musiche è altamente ragionato, così come la selezione, che regala più di una chicca. Chiude il tutto un Nicola Di Benedetto veramente bravo nel portare sullo schermo Mario Mieli, nell’impersonarlo nella fisicità, nei gesti, nei movimenti e nella voce.

Gli anni amari è un film importante per il suo scopo; un lavoro delicato e pensato, ma che, sebbene mai approssimativo o superficiale, rimane sobrio nella rappresentazione, soprattutto in termini di presenza scenica. Asciutto per scelta o per necessità (il percorso di scrittura e di produzione è stato molto lungo e per niente facile), la pellicola di Adriatico si difende in modo solido, alzando anche un paio di volte il tiro e non perdendo la sfida di riportare in vita Mario Mieli. Un piccolo omaggio ad una figura che speriamo possa essere riscoperta presto da tutti.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.6