Roma FF14 – Adorazione: recensione del film di Fabrice Du Welz

Adorazione non è solo il capitolo conclusivo della trilogia di Du Welz, ma anche la riscoperta di un autore ormai dato per disperso.

Adorazione del 2019 è l’ultimo capitolo della Trilogia delle Ardenne del regista belga Fabrice Du Welz, iniziata ben 15 anni fa con lo sconvolgente Calvaire e proseguita solo nel 2014 con Alléluia, liberamente ispirato alla vicenda di cronaca nera dei Lonely Hearts Killers.
Per la sceneggiatura il regista belga si avvale della collaborazione di Vincent Tavier e Romain Protat, mentre la fotografia è a cura di Manu Dacosse. Nel cast ritroviamo i due bambini prodigio Fantine Harduin, giovanissima protagonista in Happy End del maestro Haneke, e Thomas Gioira, reduce da una splendida interpretazione nel Premio speciale della giuria a Venezia 2017 L’affido – Una storia di violenza di Xavier Lengrand. Accanto al loro c’è il sempre splendido Benoît Poelvoorde.
La pellicola è stata presentata in anteprima in Piazza Grande al Locarno Film Festival 2019 e poi proiettata nella sezione Panorama Internazionale di Alice nella Città 2019, evento autonomo e parallelo la 14esima Festa del Cinema di Roma.
Adorazione è in uscita nelle sale italiane dal 19 maggio 2022 con Wanted.

Adorazione: la trama

Adoration, cinematographe.it

Immerso in un boschetto delle Ardenne c’è un centro psichiatrico, nei pressi de quale vive una delle dipendenti, insieme al figlio dodicenne Paul (Gioira). La vita del giovane si divide tra i giochi nella natura e un rapporto complesso con la madre, la quale è solita portarlo con lei a lavoro. Qui il destino fa il suo corso: Paul vede Gloria (Harduin), una giovanissima paziente dell’istituto, e non può fare a meno di innamorarsene di un amore talmente forte e disperato, che nemmeno i divieti e gli avvertimenti sulla instabilità dello stato mentale della ragazza possono scalfire. Un amore fanciullesco, inconsapevole e totalizzante. E pericoloso.
Paul e Gloria finiscono così per fuggire ed iniziare un viaggio disperato in nome della libertà, tra la natura incontaminata della fitta foresta della regione belga/francese e scampoli di una civiltà appena accennata, su un filo sottile tra amore e follia.

Adorazione: la riscoperta di un autore

Adoration, cinematographe.it

Adoration non è solo il capitolo conclusivo della trilogia di Du Welz e non segna solo il ritorno del regista belga al cinema in lingua francese, peraltro dopo una parentesi non proprio felice con il film Netflix Message from the King del 2016, ma è la riscoperta di un autore ormai dato per disperso.
La sua epopea in tre atti è perfettamente bilanciata e capace di elevare una premessa narrativa abbastanza classica per dar vita ad una storia immersiva, che lavora con i sensi, con le emozioni, con le immagini e con l’ambiente, piuttosto che con i dialoghi o con le trovate di sceneggiatura. La pellicola è pervasa di un senso estetico primordiale e raffinato, più vicino a Malick che ai fratelli Dardenne, accompagnato da una fotografia intensa e parlante e da una regia intima e fortemente personale.

Un tassello insperato ed impronosticabile nella filmografia di un regista che aveva iniziato il suo percorso accodandosi a quell’ondata di cinema francofono dei primi anni 2000, pieno di spirito nichilista e alla ricerca dell’estremismo ad ogni costo, e che invece qui si concentra sulle complessità e le piccole sfaccettature di una storia d’amore rabbiosa e decisa a rimanere isolata da tutto il resto.
I due giovani protagonisti regalano due prove straordinarie, destreggiandosi in una danza di fuoco, giocata sulle note della loro attrazione famelica e distruttiva, suo malgrado sintonizzata con l’instabilità mentale di lei e nutrita dal romanticismo inesorabile di lui.
Una fuga in nome di una libertà impossibile e di un amore maledetto, ma così potente da non poter essere respinto.
Condannati l’uno all’altro, rinchiusi in un tempo sospeso, Gloria e Paul.

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

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