Bill Murray è pura follia a RomaFF14, dai siparietti alla lettera d’amore alla Città Eterna
Avete mai sognato di trascorrere una serata con Bill Murray? Se la immaginate folle, assurda, aneddotica e scherzosa... Avete indovinato.
Una serata con Bill Murray. Una serata con Bill Murray moderata da Wes Anderson. Ecco cosa ci aveva promesso Antonio Monda, direttore artistico della Festa del Cinema di Roma, ed ecco cosa, un manipolo di spettatori, ha potuto vivere nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica. Più che un incontro, un’esperienza. Quella di poter tastare con mano la follia intrinseca in uno dei più imprevedibili, incoscienti, irresistibili personaggi della scena cinematografica. Una serata che è una sola, la serata della vita. La serata di una chiacchierata che non può che diventare show, improvvisazione, scambio con un pubblico intrattenuto, anche leggermente sbeffeggiato, ma che all’attore che non si è presentato la mattina stessa alla conferenza ufficiale perché ancora in pigiama può perdonare tutto. Anzi, forse un’unica cosa non può perdonargli: non essersi presentato a quell’incontro con la stampa proprio con il pigiama.
Lasciata la comodità di due belle pantofole, Bill Murray indossa il cravattino e il suo cappello migliore, con quella moderata mezz’ora di ritardo perché, sappiamo bene, it’s showtime folks, e la celebrità richiede anche lunghe file sul red carpet e foto rituali. Nonché quel pizzico di attesa che, in un divo, non guasta mai. E finalmente inizia, l’incontro per giungere al premio alla carriera che verrà assegnato a Bill Murray. E quando è un collaboratore fidato a consegnartelo, ancor più un amico, non può che esserci un commovente cappello introduttivo ad aprire la conversazione. Wes Anderson, foglio in mano e solito completo intero color pastello, inizia a leggere la lunga lettera di presentazione dedicata all’amico.
Bill Murray e gli amici Frances McDormand ed Edward Norton
Cosa dice? Mezza sala non lo sa: è la disconnessa relazione con la traduttrice che rende ancora più surreale l’Incontro Ravvicinato, in cui urla e disturbi non sono più – o non solo – di ammirazione, ma richieste di aiuto dal pubblico ad una Olga Fernando che no, non può essere messa in un angolo. Ma le conversazioni sono così e gli americani anche: “Siamo aggressivi noi” commenta ironicamente Bill Murray “Chiedi al tuo vicino la traduzione”. Ma nulla di aggressivo traspare dalla placidità dell’attore, piuttosto la riconoscenza, sempre tirata e mista alla cinica irrealtà del personaggio, che si scioglie però al primo videomessaggio della serata: “Meriterebbe un premio anche solo perché è Bill Murray” dichiara sul grande schermo Jim Jarmusch “Può fare qualsiasi cosa. Bill Motherfucker Murray!”.
Tutto sembra star per cominciare, ma ecco, c’è qualcuno dal pubblico che vuole dire una cosa. Ah, è solo Frances McDormand, che si accinge ai piedi del palco e che, munita di valletti, viene sollevata e fatta sedere comodamente sulle gambe del collega. “Sapete noi eravamo sposati in Moonrise Kingdom”, lo sappiamo bene Frances, che di quella commedia del 2012 ci siamo innamorati. E sì, c’è anche Edward Norton in platea, che ha recitato nel film con loro, ma dopo aver presentato il suo film Motherless Brooklyn come apertura alla Festa e aver tenuto un Incontro il giorno precedente, ora vuole starsene un po’ in solitaria. Ma torniamo all’attrice e alla sua altrettanto pungente ironia: “Bill è un uomo che può ferirti. Fisicamente intendo. Una volta mi ha quasi rotto una costola prendendomi per un braccio. Poi mi ha lasciata a terra. Ma potrà anche lanciarti, ma non ti abbandona mai. È per questo che sono qui, perché lui c’è sempre stato per me.”
Da Roger Michell a Wes Anderson: una ragione vale l’altra
Bando ai convenevoli, le traduzioni sono state ripristinate, Frances McDormand ha ripreso il suo posto, si torna alle vere domande. Il regista con cui ha lavorato meglio oltre Wes Anderson? Roger Michell. Sì, il Roger Michell di Notting Hill, gran film. Nel periodo di lavoro insieme il regista aveva un figlio appena nato e quindi sul set si staccava presto, tanto che l’interprete poteva tornare a casa e godersi il tramonto. E la risposta è affermativa: per Bill può bastare. In fondo, è una ragione come le altre. E per quanto riguarda il regista seduto accanto a lui? “Ti ricorda che sei vivo e questo è un dono”. Un’altra buona ragione, forse la migliore.
Ma è la condivisione che non manca quando si è con Bill Murray, perché il lavoro è qualcosa che si fa insieme, questo gli è molto chiaro. Può anche aiutare alla forma fisica, visto che quando gira aiuta con gli spostamenti, prende in carico le attrezzature. E se lo fa Bill Murray, come può qualsiasi altro attore esimersi? Ma non sembra l’unica attività fisica per l’interprete, che per il ruolo ne Il filo del rasoio per dimagrire ha dovuto mangiare solo insalate, ma ha comunque trasportato sacchi di sabbia sull’Himalaya. Sicuramente più faticoso di correre stringendo tra le mani semplicemente due maniglie invece che dei veri bagagli, come nella scena della corsa in stazione de Il treno per il Darjeeling. Ma il risultato è sorprendente, afferma Anderson, riesce a dare verità e a recitare imitando lo sforzo in maniera splendida.
Bill Murray e Wes Anderson – Vuoi un ruolo? Facciamo un aperitivo!
E splendida è la collaborazione tra i due, come nasce, come si sviluppa. Per Rushmore Wes Anderson non aveva certo una produzione come quelle su cui può contare ora. E tutto quello che ha chiesto Murray per il ruolo di Herman Blume è stato solo il minimo sindacale, letteralmente. Tra l’altro, ora, non legge neanche più le sceneggiature del regista. Quando devono preparare un film e un nuovo ruolo si ritrovano a parlarne facendo aperitivo e pensando sistematicamente se è il caso di prenderne un altro. C’è complicità, c’è amicizia, un’interazione che a Wes Anderson dispiace tanto dover spezzare con le traduzioni italiane, ma il pubblico si continua a scaldare. Non c’è però da preoccuparsi, ci si sta divertendo. Ed è il divertimento che il cineasta ha imparato proprio da Bill Murray: “Gli devo molto per questo. Le persone lavorano molto meglio se si divertono”.
Cosa ha imparato invece il pubblico da Bill Murray in questo incontro? Prima cosa: come lucidare le scarpe. Owen Wilson lo faceva meravigliosamente in Le avventure acquatiche di Steve Zissou e suggerisce Murray: “Serve solo una pezzetta e del sapone. Ma niente cose strane. A qualcuno era saltato in mente di lanciare del fuoco sul lucido, ma le ha solo incendiate, lasciando anche cattivo odore”. Secondo insegnamento: come sbadigliare. Ogni volta che cala in sala il buio per qualche clip tratta da film con l’attore il sonno prevale? Murray mostra la tecnica giusta con cui distendersi e sbadigliare, invitando il pubblico a ripetere tutti insieme. Terza cosa: si saluta sempre. Anche il signore con suo figlio che lascia la sala prima ancora della fine dell’incontro: “State andando via? Ci spezzate il cuore. È perché non c’è la traduzione e questa cosa vi uccide?”.
Bill Murray dalla Turchia al Premio della Carriera alla Festa di Roma
Ma, come tutte le cose belle, anche la chiacchierata con Bill Murray sta per finire, non prima di altri due videomessaggi di Anjelica Huston e Tilda Swinton, quest’ultima che dedica la sua pallina da golf andata in buca all’attore, e agli ultimi accenni ai suoi inizi e alla sua seconda vita da interprete. “All’inizio c’erano mio fratello Brian, Jim Belushi e altri a lanciarmi. L’inizio fu Meatballs con Ivan Reitman alla regia, prima ancora di Ghostbusters. La sceneggiatura non era il massimo, tant’è che la ritoccavamo ogni giorno. Ma Ivan mi rassicurò dicendomi che, se il film fosse stato tanto brutto, l’avrebbero visto solo in Turchia. Ancora oggi non so perché proprio lì e non lo saprò mai, visto che, fortunatamente, il film andò abbastanza bene. Per quanto riguarda la seconda parte della mia carriera devo ringraziare Wes Anderson, Sofia Coppola e Jim Jarmush. Sono stato davvero fortunato”.
Il premio viene consegnato, il pubblico è in piedi ad applaudire, Monda sta per chiudere l’incontro, ma chi viene premiato deve sempre enunciare il suo ringraziamento e Murray non sembra essere da meno. E dedica i suoi pensieri a Roma: “È una città bellissima, ma la sua parte più bella riguarda altri, coloro che l’hanno creata e sono venuti prima di voi. I romani devono avere cura di questa città oggi, devono amarla. Oggi mi sento così anche io”. Gli aneddoti sono stati raccontati, la voglia di risate è stata soddisfatta. Era una follia surreale quella in cui aspettavamo di incappare e le preghiere sono state ascoltate. Una serata con Bill Murray. Più unica che rara. Noi ne passeremo altre cento, fossero anche solo la metà ironiche, assurde e stravaganti di così.