RomaFF14 – Safe Spaces: recensione del film con Justin Long
Recensione di Safe Spaces del 2019, la commedia scritta e diretta da Daniel Schechter con protagonista Justin Long.
Safe Spaces è una commedia del 2019 scritta e diretta da Daniel Schechter, con un cast composto da Fran Drescher, Richard Schiff, Lynn Cohen, Kate Berlant e capitanato da Justin Long. La pellicola è stata presentata al 2019 Tribeca Film Festival ed è stata scelta per la selezione Eventi Speciali di Alice nella Città, evento autonomo e parallelo la 14esima Festa del Cinema di Roma.
Safe Spaces e la trama del film di Daniel Schechter
Josh (Long) è un professore associato di scrittura creativa in un liceo di New York, dove tiene le sue lezioni con metodo, passione ed entusiasmo… forse anche troppo. Il ragazzo è infatti, suo malgrado, protagonista di un evento sopra le righe che lo porta al centro di diverse accuse controverse all’interno della scuola.
Come se non bastasse, sua nonna materna (Cohen), uno dei punti di riferimento della sua alquanto sfilacciata famiglia, specialmente dopo la separazione dei suoi genitori e il nuovo matrimonio del padre Jeff (Schiff), è purtroppo molto malata. Il soggiorno ospedaliero della donna diventa il centro delle attenzioni di tutti i membri della famiglia, motivo che li spingerà ad un confronto per tanto tempo evitato, dopo il quale sarà inevitabile una ricollocazione dei ruoli. Nel momento in cui Josh vedrà il suo nido sicuro messo a dura prova, riuscirà a raccogliere il coraggio necessario per abbandonare la sua visione infantile della vita e conquistarsi il suo posto nel mondo dei grandi?
Safe Spaces: gli spazi sicuri
Daniel Schecther scrive una commedia in due binari e pone il protagonista come unico punto in comune di entrambi, la sua sfida è una lezione da imparare. Schema classico, film classico.
La scrittura è chiara: Josh involontariamente mette una sua studente in una situazione di forte disagio, rendendo la sua aula per lei uno spazio non sicuro. Per rendersi conto di questo suo grave errore dovrà però sperimentare sulla sua stessa pelle il difficile compito di uscire dal nido e dover affrontare il mondo.
Ad insegnargli questa dura lezione sarà un confronto familiare da troppo tempo rimandato, dopo il quale la sua realtà si trasformerà definitivamente, esigendo il sacrificio degli, appunto, “spazi sicuri” preesistenti. Magari però per crearne uno nuovo e più solido.
La commedia difetta di scrittura soprattutto nei dialoghi e gira un po’ a vuoto nella fase centrale, probabilmente per una mancanza di incisività nelle svolte narrative e nelle loro tempistiche. Il tipo di comicità adoperato è, anch’esso, già usato e risulta ripetitivo a lungo andare.
La regia, la fotografia ed il montaggio confezionano il film, inserendolo nel format peggiore per le commedie leggere americane: quello esattamente un gradino più in basso di quelle che si rivedono un pomeriggio o una sera per passare due orette, facendosi una risata. Il motivo è nei personaggi poco interessanti, nello svolgimento ben poco coinvolgente e ritmato (vedi sopra) e in una messa in scena abbastanza povera e piatta.
Safe Spaces è in sostanza un film “a scendere”, uno di quelli che dà il meglio all’inizio per poi cominciare a sparire durante il minutaggio. A margine c’è Justin Long, il portabandiera della pellicola, che porta la sua canonica simpatia e il suo modo di recitare fresco e spigliato, figlio della scuola comica americana di cui fa parte. Purtroppo non è abbastanza.