Daybreak: recensione della nuova serie horror-teen Netflix

La nostra recensione di Daybreak, la serie teen Netflix ambientata in un mondo apocalittico, tra citazioni gustose e adulti zombie.

Se avete sempre pensato all’adolescenza come un periodo semibuio da dimenticare, Daybreak vi farà certamente cambiare idea: la nuova serie horror-teen targata Netflix uscita il 24 ottobre, rappresenta l’esperimento ben riuscito di un prodotto che parla ai giovanissimi, ma che con la costante citazione di serie cult e una colonna sonora accattivante che travalica il tempo, cerca di conquistare anche i millenials.

Daybreak: adolescenti al potere nel bel mezzo di un’apocalisse – la trama della serie TV

Josh (Colin Ford) è un diciassettenne canadese trapiantato in California dopo la separazione dei suoi genitori, con cui i rapporti sono quasi inesistenti: la madre infatti è una super donna impegnata che lascia post-it in giro per la casa, il padre è ormai un ricordo sbiadito. A Glendale, uno dei sobborghi più importanti nei pressi di Los Angeles, Josh cerca di ricominciare una nuova vita, e mentre instaura nuovi rapporti di amicizia, individuando la “fazione” scolastica a cui potersi unire, si innamora di Sam Dean (Sophie Simnett), ragazza angelo e focolare della scuola, popolare e amata da tutti, con la quale nasce un rapporto speciale. Quando le cose sentimentalmente sembrano per decollare, tutto si capovolge: un’esplosione dalle fattezze di un fungo atomico trasporta la città in una dimensione apocalittica. Gli adulti sopravvissuti si trasformano in zombie mangia umani chiamati Ghoulie, e gli adolescenti, divisi in tribù, per sopravvivere e appropriarsi dei territori iniziano a farsi la guerra.

Josh, che intanto cerca disperatamente la sua bella della quale ha perso ogni traccia e contatto, si vede costretto a fare gruppo con due improbabili eroi: il gaio samurai Wesley (Austin Crute) e la piccola terrorista Angelica (Alyvia Alyn Lind), con i quali si crea un forte legame che in un presente ordinario, forse sarebbe stato improbabile.

Adolescenza, apocalisse e omaggi crossmediali: una sceneggiatura accattivante, quella di Daybreak

Daybreak cinematographe.it

L’idea di fondo in Daybreak, ideata e diretta da Brad Peyton, che di viaggi, scombussolamenti e horror se ne intende parecchio considerando i suoi lavori precedenti (San Andreas, Rampage, Incarnate), è proprio quella di vedere nell’adolescenza un periodo di forte cambiamento non solo ormonale, ma individuale, al punto da sconvolgere quanto un’apocalisse. I rapporti difficili e incompresi con gli adulti, l’amore, l’identità sessuale e individuale, la scelta dei propri valori morali, l’amicizia, la paura di essere rifiutati, sono elementi fondanti del genere, e che nella serie di Peyton ci sono tutti.

Quando si ha a che fare con prodotti destinati a un target teen il rischio di non dosare bene il tutto è sempre dietro l’angolo, ma Daybreak riesce a scongiurarlo tutti perché va ben oltre la serie per ragazzi. Ogni episodio è una continua sorpresa, ma sopratutto una piccola enciclopedia crossmediale dove trovare citazioni a serie cult, Breaking Bad è sicuramente tra le più gettonate ma anche The Walking Dead, Games of Thrones per dirne qualcuna, a cui si uniscono anche film del presente e del passato.

Daybreak cinematographe.it

Negli episodi 5 e 6 non potrete non pensare a Ready Player One, come per niente nascosta e spudorata è l’ammirazione per i film di Akira Kurosawa, che scrivono il mondo di Wesley Fists. Ma c’è anche un po’ di Deadpool, vi innamorerete infatti dello sfondamento continuo della quarta parete, al punto che il narratore può anche parlare con i personaggi. Omaggio da citare e da molti riconosciuto è sicuramente a Mad Max, già solo guardando la resa fotografica del presente apocalittico. Aggiungeteci inoltre una colonna sonora che merita una menzione: ci sono gli anni 70′, Teenage Wasteland dei Tho Who, ci sono gli anni ’80, More than words, gli anni ’90 con California Love di 2pac, e questo già basta a farvi immaginare la colonna sonora che vi aspetta, con persino una versione asiatica di I want it that way dei Backstreet Boys.

Con una sceneggiatura convincente, anche nel riuscire nel complesso a valorizzare le peculiarità di ogni personaggio, Daybreak è una serie promossa a pieni voti, con il rischio che sarà difficile resistere alla tentazione di finirla in un giorno solo!

Regia - 4
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 5

4.7

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